Lamezia, Fittante: “Oscurare pagina Facebook di Vincenzo Torcasio, contenuti preoccupanti”

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Lamezia Terme – “E’ preoccupante leggere i contenuti dei “post” di Vincenzo Torcasio, detto “Giappone”, pubblicati nella sua pagina Facebook e ancor di più scoprire quanti sono le persone che esprimono condivisione e sostegno per le cose che scrive”. Ad affermarlo è l’onorevole Costantino Fittante che interviene sulla questione sollevata dal testimone di giustizia Rocco Mangiardi, sulla pagina Facebook “Onore e’ dignità” di Vincenzo Torcasio, condannato martedì scorso a 30 anni di reclusione, a conclusione del processo “Andromeda” contro i Iannazzo-Cannizzaro Daponte.

“I messaggi che diffonde, - scrive Fittante - come quello della sua fotografia con una pistola in mano, un’altra posata accanto a lui e la scritta “ E se mi si inceppa lei che non mi ha mai tradito…state senza pensieri che c’è pure la sorella…”; il post trasmesso dopo la condanna con l’affermazione che “le guerre si vincono non le battaglie”; la rassicurazione che “noi non ci disperiamo festeggiamo lo stesso San Valentino”, indicano che si è in presenza di un soggetto che fa uso di internet per affermare il potere suo e della sua parte, indicare percorsi processuali rassicuranti, per dimostrare che la pesante condanna in primo grado non scalfisce il suo consueto vivere quotidiano”.

“Il fatto che i suoi post piacciono a oltre 18 mila persone – prosegue - e che possa contare su altrettanti seguaci – presumibilmente in massima parte giovani, e ciò è allarmante - deve fare seriamente riflettere. Vuol dire che, nel profondo, è diffusa una cultura che non ripudia la mafia, anzi è pronta ad esprime “piacere” per l’ostentazione del suo potere e per l’esaltazione della violenza che si esercita con la pistola che “non tradisce”. D’accordo con Rocco Mangiardi. - aggiunge Fittante - Bisogna chiudere questa pagina Fb. Ma non basta perché quanto viene riportato dalla stampa, dimostra che non è stato sufficiente ciò che il movimento antimafia lametino ha finora fatto, il ruolo che ha svolto per affermare legalità, trasparenza, crescita civile e democratica, rifiuto “senza se e senza ma” della ‘ndrangheta e della sua cultura. Che la parte sana della Città, malgrado le tante iniziative nelle scuole - ma per la verità molto poco tra imprenditori, commercianti, professionisti- non è riuscita a modificare il rapporto tra chi sta dalla parte della giustizia e chi si attarda nell’indifferenza, o peggio, rimane legato alla parte sbagliata, per ignoranza e/o paura, appartenenza e interessi”.

“I rituali della semplice costituzione di “parte civile” nei processi di mafia, - scrive Fittante - gli appuntamenti annuali durante i quali si parla di ciò che accade altrove (in Sicilia, a Roma e poco o niente a Lamezia), presentare libri o programmare spettacoli, possono ancora avere incidenza e importanza. Necessita però, parallelamente a tutto questo, darsi un programma di incontri specifici con le categorie produttive e professionali della Città, con l’associazionismo culturale, con le formazioni politiche e le espressioni istituzionali. Iniziative capaci di elevare e allargare l’impegno antimafia, produrre pronunciamenti, determinare comportamenti coerenti, costruire il “bene comune” di una società civile, più giusta, libera e democratica. Un grande impegno che deve partire dalla collaborazione delle organizzazioni antimafia presenti sul territorio. – sottolinea - Una collaborazione che non significa rinuncia alle reciproche autonomie, ma che possa rappresentare il superamento delle asfittiche aggregazioni finora realizzate una larga unità di intenti e di attività con l’obiettivo di isolare la ‘ndrangheta, impedire la sua attività delittuosa, combattere la sua cultura”. 

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