Crotone - A due giorni dalla tragedia che si è consumata a largo delle coste di Cutro, c'è l'indicibile dolore per l'accaduto e il desiderio di verità sul naufragio che è costato la vita a decine di migranti.
È un bambino dell'età di cinque o sei anni l'ultima vittima recuperata quando già era buio nelle acque di Steccato di Cutro.
Sono 66, dopo quest'ultimo ritrovamento, i corpi dei migranti morti nel naufragio di domenica mattina restituiti dalle acque del mare Ionio. I soccorritori sono riusciti a portarlo a riva.
Il dramma della famiglie spezzate
Per ora è di 66 vittime, 23 delle quali identificate il bilancio della terribile alba di Cutro. I minori morti sono 15 e altrettanti sono quelli sopravvissuti. KR46MØ è la sigla su una piccola bara bianca: quella di un bambino che non aveva nemmeno un anno. Tra i migranti 5 sono ricoverati, 6 sono al Cara di Isola Capo Rizzuto, uno, che ha detto di avere 17 anni, è stato fermato come presunto scafista, e 2 non accompagnati portati in strutture idonee. Intere famiglie spezzate, dunque: bambini rimasti orfani, e genitori rimasti senza figli. Proseguono, intanto, le ricerche, condotte con due vedette sempre a mare.
Le indagini sulla tempistica dei soccorsi
E proseguono anche le le indagini, perché restano i dubbi sulla tempistica dei soccorsi. "Stiamo raccogliendo tutti i dati per inquadrare la situazione - ha spiegato il procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia in relazione all'inchiesta aperta subito dopo il naufragio - Dobbiamo verificare dove l'aereo Frontex ha localizzato il barcone e la rotta che ha seguito. Sappiamo di un confronto vivace tra scafisti e migranti sul ritardo nell'arrivo".
Un'inchiesta che riguarda il naufragio ma che intende accertare anche la dinamica dei soccorsi. "Dobbiamo stabilire dove il barcone è stato individuato - ha aggiunto il magistrato - e la tempistica degli interventi successivi. Ciò anche per capire il livello di responsabilità degli scafisti e accertare, per esempio, se potevano dirigersi verso un porto. I soccorsi non sono oggetto di indagine specifica. Se sentiremo ufficiali delle forze dell'ordine? Prima acquisiremo gli atti ufficiali poi valuteremo se servirà. Adesso è il momento della concitazione e dei tristi adempimenti legati alle vittime". E' in programma l'udienza di convalida del fermo dei tre presunti scafisti del barcone naufragato nel crotonese. La posizione di uno degli indagati, che ha dichiarato di avere 17 anni, potrebbe essere analizzata dal tribunale dei minorenni di Catanzaro. L'indagato pachistano sarà sentito in prima mattinata dal gip mentre il cittadino turco ha il Covid.
Guardia costiera: "Prima segnalazione giunta alle 4.30"
La sera di sabato 25 febbraio un velivolo Frontex ha avvistato un'unità in navigazione nel Mar Jonio, che "risultava navigare regolarmente - fa sapere oggi la Guardia costiera - a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta della nave". Il velivolo ha inviato la segnalazione al punto di contatto nazionale preposto per l'attività di 'law enforcement' (la Guardia di finanza, ndr), informando, tra gli altri, per conoscenza, anche la Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma". Si è attivata quindi la Gdf per intercettarla. Alle 4.30 circa sono giunte alla Guardia costiera alcune segnalazioni telefoniche da terra relative ad un'imbarcazione in pericolo a pochi metri dalla costa. "Questa - sottolinea la Guardia costiera - è la prima informazione di emergenza pervenuta alla Guardia Costiera riguardante l'imbarcazione avvistata dal velivolo Frontex".
La Guardia costiera specifica che "nessuna segnalazione telefonica è mai pervenuta ad alcuna articolazione della Guardia Costiera dai migranti, presenti a bordo della citata imbarcazione, o da altri soggetti come avviene in simili situazioni". A seguito delle segnalazioni ricevute è stato immediatamente attivato il dispositivo Sar, sotto il coordinamento della Guardia Costiera di Reggio Calabria, con l'invio di mezzi navali e aerei, uomini e mezzi terrestri, nella zona indicata. Le attività di ricerca e soccorso in mare proseguono senza soluzione di continuità anche con impiego di squadre di sommozzatori e con il concorso dei Vigili del Fuoco e delle Forze di Polizia.
Il racconto di un superstite: "Allo schianto 120 in stiva, scafisti sono fuggiti con gommone"
"Non ho visto personalmente cosa hanno fatto ma mi hanno detto altri migranti che il componente siriano e due turchi hanno gonfiato un gommone e sono scappati. Non ho visto cosa ha fatto il turco con il tatuaggio sullo zigomo perché ho pensato a mettere in salvo me e i miei nipoti, uno dei quali è poi deceduto". È il racconto dei momenti successivi al naufragio fatto da un sopravvissuto, interrogato dagli investigatori. L'uomo ha raccontato che un'ora prima dello schianto, uno degli scafisti è sceso nella stiva dicendo ai migranti di prepararsi perché erano in prossimità della costa. È stato in questa fase che il motore ha iniziato a fare fumo perché uno scafista aveva spinto al massimo l'acceleratore rompendo la leva. Per questo il motore è rimasto accelerato. I migranti, ha raccontato l'uomo, hanno iniziato a salire in coperta e subito dopo la barca si è spezzata ma almeno altre 120 persone erano ancora nella stiva.
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