Lamezia, lettera di Pandolfo alla segreteria Schlein: "Il Pd non è un partito per giovani"

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Lamezia Terme –  Antonio Pandolfo militante del Partito Democratico di Lamezia Terme scrive alla segretaria del Pd, Elly Schlein: “Le scrivo per segnalarle e denunciare la grave situazione che si è venuta a creare nella mia città, Lamezia Terme, ma, in realtà, in tutta la regione con la convocazione degli ultimi congressi per rinnovare le cariche delle segreterie provinciali e di circolo. Le anticipo, però, che il mio non è un punto di vista imparziale in quanto ero io stesso candidato alla guida del mio circolo. Le premetto che Lamezia è una città di 70 mila abitanti dove si è votato nel mese scorso, viviamo in un contesto difficile e veniamo da 10 anni di amministrazione di destra, con in mezzo uno scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Una sinistra tramortita e divisa che è risuscita ad individuare una candidata unitaria, Doris Lo Moro, solo dopo un lungo e travagliato percorso”.

“Negli ultimi mesi noi iscritti – prosegue - siamo stati impegnati in una durissima campagna elettorale (io anche, personalmente come candidato al consiglio). Dopo diversi anni di apatia in queste elezioni è tornata la voglia di partecipare del popolo della sinistra e nonostante non siamo, alla fine, riusciti ad eleggere il sindaco il Partito Democratico ha, comunque, raccolto un importantissimo risultato con una marea di voti che in città e, in generale nella provincia, non siamo più abituati ad avere, inoltre, l’intera sinistra cittadina si è rianimata dopo anni di letargo. Tuttavia mentre era in corso questa dura battaglia con il centrodestra, su altri tavoli (e in segreto) dirigenti regionali e nazionali di questo partito siglavano accordi spartitori sulle future segreterie con l’occhio fisso ai prossimi appuntamenti elettorali (e alle loro candidature). Gli stessi si preparavano, non so neanche da quanto tempo, alla blitzkrieg per impossessarsi del Partito”.

“Tra l’altro – continua ancora - senza tenere in nessuna considerazione l’affermazione della sinistra a Lamezia. Credo sia anche quasi inutile che le faccia presente quanto sia paradossale scegliere il segretario per, poi, convocare il congresso quasi che gli iscritti siano semplicemente dei figuranti chiamati a ratificare decisioni prese in altre sedi senza nessun loro coinvolgimento. Peraltro, le devo aggiungere che abbiamo assistito a spartizioni simili, da parte della nomenklatura, anche in occasione della rielezione del segretario regionale: dove siamo stati chiamati a ratificare la rielezione di quello uscente, senza conoscere mozione né la lista delegati attraverso un voto con candidato unico. Una cerimonia vacua degna della Corea del Nord. (Io ho votato scheda bianca). Fattale questa premessa, le vorrei raccontare della mia esperienza e dei tristi fatti degli ultimi giorni. Dopo dei trascorsi nella Sinistra Giovanile mi ero allontanato dalla vita partitica, ma tornato in Calabria dopo gli studi mi sono via via riavvicinato al Partito, fino a diventarne un apprezzato militante locale. Nei mesi scorsi date le diatribe interne e le pressioni provenienti dall’esterno della città per la scelta del candidato alla carica di sindaco, mi ero estraniato dal dibattito e stavo anzi meditando di non andare proprio a votare”.

“Tuttavia la scelta di una candidata unitaria per tutta la sinistra e la spinta di molti compagni, mi hanno convito a candidarmi al consiglio perché a Lamezia c’era ancora una possibilità. Questi mesi – precisa - nonostante la sconfitta sono stati esaltanti con un ritorno alla partecipazione popolare al posto degli incontri riservati a pochi intimi. Personalmente mi disinteresso dei piccoli scontri tra gruppi e correntine, si figuri che all’ultimo congresso nazionale ho votato Cuperlo. Peraltro lei, qui a Lamezia all’epoca del congresso, raccolse tra gli iscritti del mio circolo appena 9 voti, di recente, con la convocazione improvvisa dei congressi locali ho scoperto che ora in tanti sono corsi in soccorso della vincitrice e che esisterebbe una “fantomatica area Schlein”, che, ovviamente, non ricomprende nessuno dei suoi sostenitori di allora. Subito dopo le elezioni abbiamo scoperto che c’era un patto d’acciaio tra pezzi dell’apparato regionale per imporre il segretario provinciale e di circolo, cariche già decise ed attribuite a fedelissimi dei consiglieri

regionali e tal volta a loro collaboratori diretti, il tutto senza svolgere nessuna discussione sulle problematiche della città e sui risultati elettorali”.

“Come segretario del mio circolo cittadino è stato cooptato uno storico militante “socialista”, persona stimabile, ma la cui scelta è stata decisa dai soliti capibastone detentori di pacchetti di tessere senza nessuna possibilità di discussione. Le devo precisare che sono, per altro, rimasto stupito, di quest’ultima scelta, questo, perché il leitmotiv di questi mesi contro la candidatura di Doris Lo Moro a sindaco era proprio: è troppo anziana, ha fatto il suo tempo. Ora si dà il caso che il segretario prescelto sia leggermente meno giovane della candidata a sindaco. Per quanto mi riguarda (da trentottenne) l’età anagrafica conta poco, rispetto alle capacità ed alla voglia di impegnarsi, ma non posso non notare le intrinseche contraddizioni di chi per mesi ha insistito ossessivamente, ed in maniera strumentale, sull’età e sul “largo ai giovani” per, poi, imporci un segretario ultrasettantenne. Ma le ripeto, qui, il problema non è l’età ma la spartizione imposta dai vertici. Al congresso si è voluti arrivare in maniera forzosa, nonostante le richieste della base di svolgere una discussione seria, anche alla luce dei problemi della città e delle recenti elezioni, ma purtroppo tutto era già deciso. Alcuni compagni, spesso schierati su posizioni differenti, riconoscendo in me (in quanto giovane ed estraneo alle logiche di banda ed ai vecchi rancori) la persona giusta da candidare alla carica di segretario di circolo hanno chiesto la mia disponibilità per concorre a questo ruolo. Questo anche per provare a non disperdere l’immenso patrimonio che il nostro Partito aveva acquisito con le votazioni”.

“Ho accettato questa candidatura, come sempre, per spirito di servizio, sottraendo, ancora una volta, tempo alla mia professione ed altre mie passioni (non vado al cinema da mesi) per provare ad oppormi a scelte verticistiche, ma consapevole che sarebbe stata difficile spuntarla, ma che, comunque, avrei potuto dare il mio contributo anche se avessi perso ed anche per provare a far svolgere un minimo di dibattito senza ridurre tutto ad una conta. In realtà, dati i modi e i tempi della convocazione sarebbe stato difficile discutere seriamente, ma non immaginavo non fosse proprio possibile neppure parlare: infatti lette le mozioni si è dato via al voto adducendo ragioni eccezionali riguardanti poche persone, dicendo che poi avremo incominciato, in quel momento, però, erano le 10 di mattina, è iniziata ad apparire una marea umana di persone mai viste né alle riunioni di partito né nella campagna elettorale. Esse sarebbero risultate formalmente iscritte al PD e che senza aver seguito la lettura delle mozioni pretendevano solo di votare e di andarsene via (subito). La discussione non è perciò mai potuta iniziare, e nonostante le insistenti richieste di darvi inizio si riteneva, comunque, di continuare a far svolgere le votazioni senza dare spazio ad alcun dibattito”.

“Decidevo quindi di ritirare la candidatura facendo una breve dichiarazione, e di abbandonare la sala tra gli applausi di scherno (tra gli altri della giovane neo vicesegreteria provinciale). Ritengo siano state commesse delle gravi irregolarità che proverò a far valere nelle sedi competenti, ma a lei intendo evidenziare il dato politico della situazione. Dopo tante parlare di ricambio generazionale, dell’apertura del partito, della lotta ai cacicchi e ai capibastone. Mi ritrovo (dopo che questa possibilità si era aperta realmente nell’ultima campagna elettorale) le solite bande, il solito trasformismo, i soliti “signori delle tessere e truppe cammellate”, i soliti accorti di vertice per spartirsi i posti senza pensare al futuro della città. È la totale mortificazione di chi si è impegnato seriamente, di certo fino ad un paio di settimane fa non avevo neanche pensato di fare il segretario di circolo. In realtà, come posso notare, qui ai vecchi cacicchi se ne sono semplicemente sostituiti di nuovi (che peraltro a differenza di quelli di prima non sono bravi nemmeno a portare voti. Come capirà questo è un colpo duro da digerire per tanti giovani che, come me, si sono impegnati nella campagna elettorale, nel Pd e nelle altre liste: qui c’è un enorme patrimonio che rischia di andare disperso”.

“Se con aprire il partito ai giovani però si intendevano i fedelissimi, a volte stipendiati, e pronti a prestarsi ad operazioni gattopardesche, vuol dire che forse avevo capito male io all’inizio. Questo è un organismo in cui contano principalmente soldi e tessere. Tra l’altro le cronache sui congressi in tutta la regione descrivono un quadro fosco: lotte spietate, carabinieri ai seggi, minacce, liste formate da familiari e fedelissimi. Mentre la Calabria reale frana sotto il dissesto idrogeologico, si svuota nelle aree interne, soffre i guasti della sanità e i giovani emigrano, il nostro Partito invece di occuparsi delle persone che soffrono o fare la battaglia alle destre (che peraltro sono in affanno sia in Regione che in città nonostante la vittoria recente) è avviluppato in spartizioni con l’occhio fisso alle prossime elezioni. Il segretario regionale, rieletto con metodi nordcoreani, cincischia di Rigenerazione, mentre nei fatti assistiamo alla Degenerazione del PD. Qui l’unico obiettivo dei dirigenti è mantenere la propria nicchia di potere e non disturbare chi comanda. Le ricordo che l’anno prossimo in Calabria ci saranno le regionali, ed alla luce di quanto successo a Lamezia e nel resto della regione non so più se vale la pena di impegnarsi in questo PD avviluppato nella mediocrità e nelle spartizioni. Questo non è partito per giovani”.

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