Lamezia, alla riscoperta del centro storico di Nicastro con il “Trekking Urbano fra passato e futuro” dell’associazione Icica

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Lamezia Terme - Scorci inattesi, gioielli storici, luoghi sconosciuti eppure a due passi da noi, in pieno centro città: sono stati riscoperti dall’associazione Icica, realtà culturale con finalità di aggregazione giovanile e valorizzazione del territorio, che ha organizzato un’esperienza di “Trekking Urbano tra passato e futuro” aperta al pubblico e completamente gratuita, conducendo i visitatori a spasso per le zone più antiche della vecchia Nicastro, sotto la guida della storica dell’arte lametina Teresa Gaetano, di don Vittorio Dattilo, memoria storica del luogo, del presidente dell’associazione Paolo Caserta e dell’assessore all’urbanistica ingegnere Stella, che ha illustrato durante il percorso i nuovi interventi che saranno apportati a vantaggio dell’abitabilità di queste zone grazie ai fondi Pnrr e al piano Pinqua. 

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Con partenza da via Garibaldi, la passeggiata ha attraversato i quartieri del Timpone, San Teodoro, Santa Lucia, il parco della Piedichiusa, per giungere allo spazio verde abbandonato nella parte alta del quartiere Torre, un tempo sede del giardino delle Clarisse e poi adibito nel tempo a diverse funzioni, che l’associazione da circa un anno sta cercando di rendere nuovamente fruibile alla città, con l’appoggio dell’amministrazione, in quanto unico grande parco presente nel centro storico.  

Una storia antichissima quella di questo centro, ripercorsa da Teresa Gaetano davanti all’imponente statua di Federico II, opera dell’artista Maurizio Carnevale. “Il primo insediamento della zona sembra essere stato quello della popolazione Enotra dei Lametinoi, stanziati presso il fiume Lametus – nome latino dell’attuale Amato”, spiega la dottoressa Gaetano, “La nascita di Neo Kastrum (o in greco Nio Kastron) – nome che veniva attribuito alle città bizantine di nuova fondazione –  risale all’VIII/IX secolo dopo Cristo, ed avviene successivamente alla presenza di un insediamento di fondazione più antica, che doveva trovarsi nella zona di Sant’Eufemia Vetere”.

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Successiva la nascita del Castello, fiorito nel periodo Normanno, e passato dalla giurisdizione dell’Abbate benedettino dell’Abbazia di Sant’Eufemia Vetere al diretto controllo regio proprio sotto Federico II, che ne fece un importante centro in cui affluivano i tributi del suo regno. Dopo un accenno all’antica cattedrale Normanna di San Pietro in Vinculis, oggi sepolta sotto la chiesetta del Crocefisso, e al terremoto del 1638 che distrusse quasi interamente  la città determinando la ricostruzione di molte chiese in stile barocco secentesco, si giunge alla chiesetta del Timpone, intitolata a Sant’Agazio, un santo Bizantino, e fatta costruire da un signore del luogo, Antonio Vicino, per scongiurare che i morti, nel corso delle alluvioni che isolavano il quartiere, non rimanessero per giorni privi di esequie e di sepoltura, non potendo essere trasportati presso la chiesa della Veterana.

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Importante il contributo di don Vittorio Dattilo nel ricostruire la storia religiosa, pastorale e devozionale delle chiese del Timpone e di Santa Lucia, quest’ultima sua parrocchia fin dal 1971, quando “la religione era ancora frammista a superstizioni, credenze popolari, folklore” e forte è stato l’impegno per una “pastorale integrata, che agisse su tutti i piani del vivere comune, attraverso comitati di quartiere, cooperative di consumo e di supporto al lavoro, accoglienza alle persone fragili, partecipazione nelle battaglie civili, come l’obiezione di coscienza”, e la decisione di sostituire le immaginette classiche della Santa, oggetto di superstizione, con immagini che recassero sul retro messaggi di forte impatto sociale e spirituale. Ancora un accenno ai palazzi storici della zona, quello della famiglia Lanzo, oggi abbandonato, e quello della famiglia Statti, e alla vita economica un tempo fervente del quartiere, dove erano presenti, oltre ai mulini, ben quattro frantoi.

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Importante e oggetto di dibattito l’intervento dell’assessore Stella sui fondi Pnrr destinati al centro storico della città, “assegnataria fra le prime dieci città italiane anche dei finanziamenti Pinqua (Piano Nazionale per la Qualità dell’Abitare) che saranno destinati a riqualificare il patrimonio immobiliare di queste zone, migliorandone la vivibilità, e rendendo possibili, in alcuni casi di interesse storico artistico, il restauro conservativo, in altri l’apporto secondo regole appropriate di modifiche e interventi che ne consentano l’utilizzo in tempi moderni, in altri ancora, dove non sia possibile il recupero, la ricostruzione ex novo”. Un modo per scongiurare lo spopolamento di questi splendidi quartieri antichi, che ci si augura possano essere un volano per il turismo e l’artigianato, ed essere destinati a livello abitativo a giovani coppie e famiglie monogenitoriali che facciano domanda per un nuovo alloggio. 

Se lo augurano i ragazzi di Icica, con gli associati Trovato, Montesanti, Rialti, Di Cello, Rocca, il vicepresidente Reale, che hanno in cantiere, secondo il presidente Caserta, nuove iniziative di trekking urbano anche a Sambiase e Sant’Eufemia, e di cineforum per l’estate nello spazio verde che con tanta cura stanno riportando alla vita.

Giulia De Sensi

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