Lamezia, l’attesa della Settimana Santa e della Pasqua all'epoca del coronavirus

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Lamezia Terme - A causa della diffusione della pandemia da Covid-19, molti riti della Settimana Santa e la Santa Pasqua non si svolgeranno come avviene tradizionalmente da secoli, i fedeli si troveranno sconcertati e spiazzati dall’impossibilità di prendere parte ai riti, alle tante tradizioni legate alla Pasqua Lametina e del suo hinterland. Le strade della città probabilmente non saranno gremite di fedeli che seguivano e ricordavano la Passione e morte di Gesù. La Settimana Santa, anche nel lametino, subirà uno stravolgimento per l’emergenza coronavirus. Molto probabile che il Vescovo terrà le celebrazioni pasquali nella Chiesa Cattedrale o in un’altra chiesa (vuota); i fedeli resteranno a casa e potranno seguire spiritualmente, attraverso mezzi di comunicazione tv e web. L’emergenza coronavirus non compromette la fede, ma pare che voglia cancellare le tradizioni.

Impossibile dimenticare i colori primaverili dei germogli di grano, preparato per addobbare ed esporli nell’allestimento dei Sepolcri, il Giovedì Santo quando il vescovo effettua la lavanda dei piedi, e il Venerdì quando a Sambiase inizia la lunga processione dei Mistiari tradizione che risale al 1600 circa con le statue risalenti allo stesso secolo, che vengono  portate in processione dai portantini e raccontano il dramma di Gesù Cristo, i portantini indossano un camice bianco con la corona, in testa, di spine fatta di asparago selvatico. Utile ricordare “i Vattienti” di Nocera Terinese che ogni anno diventa l’epicentro di numerosi studiosi che provengono anche dall’estero attratti da questo rito antico di secoli, che quest’anno forse non si svolgerà.

Infine, quello del pomeriggio di Pasqua dove migliaia di lametini si riversavano verso la chiesa della Veterana nel quartiere storico San Teodoro, e si incamminano verso “a Madonna di cucchiarelli”, compiendo così un rito secolare che si rinnovava ogni anno. La tradizione risale al 1542 quando Papa Paolo III concesse una indulgenza, la bolla ogni anno veniva esposta con alcuni pezzi di latta a forma di cucchiaio. Il popolo non capii il senso della bolla e di cosa vi era scritto (in latino) quindi cominciò semplificare il tutto, oltre battere con un una mano le “cocchiare” e baciarle, prima di entrare, cambiò anche la denominazione della Veterana che divenne “a Madonna di cucchiarelli”. Oggi, nel 2020 al tempo di coronavirus, anche Lamezia come altre comunità si vede costretta a rinunciare ad una parte importante delle sue tradizioni, preparandosi a vivere la Santa Pasqua restando in casa magari riscoprendo il valore della preghiera e comprendendo meglio i valori umani e cristiani.

M.R.

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