Lamezia Terme - “Abigeato”, “DDA”, “Infame”, “Zona Grigia”: sono questi alcuni dei termini che si succedono ne “L’antimafia parola per parola. Conoscere per resistere”, edito da Liberetà, un libro dizionario, ma anche molto di più. Ѐ il frutto della collaborazione di Spi Cgil (Sindacato dei pensionati italiani) e della Rete degli Studenti medi e UDU (Unione degli Universitari) che insieme hanno voluto riscrivere le parole chiave di un’antimafia che ricorda il passato ma allo stesso tempo matura e si evolve, seguendo le evoluzioni continue e sempre più subdole del fenomeno a cui si oppone. A discuterne con la giornalista Tiziana Bagnato, dal palco di Trame14, la Segretaria Spi Cgil Nazionale Claudia Carlino, Carla Pagani di Spi Cgil Nazionale, il giornalista Rai Daniele Piervincenzi, ∫ di Spi Cgil Calabria, ∫della Rete degli studenti medi, Damiano Di Giovanni di UDU, il referente nazionale di Libera Giovani Gaetano Salvo, in un evento realizzato in collaborazione con lo Spi Cgil Calabria. “Crediamo che il linguaggio sia la chiave per attivare la cultura del cambiamento” dichiara a premessa Tiziana Bagnato, introducendo un lavoro collettivo fatto d’impegno, di sinergie intergenerazionali, di stesure a più mani.
“Ci interessa la legalità, più che nella sua accezione securitaria, come strumento di giustizia sociale e rispetto dei diritti” spiega Pagani, “e abbiamo inteso in questo lavoro incrociare le strade e i punti di vista dei nostri iscritti, ex lavoratori iscritti alla Cgil, con quelli degli studenti, affidando la revisione agli operatori di Libera: mondi che potrebbero sembrare distanti, ma che in realtà non lo sono affatto”. Mondi che infatti si incontrano ogni estate ai campi scuola che Libera organizza nei beni confiscati, dove i membri di Spi diventano volontari ed educatori, e dove il libro troverà diffusione e offrirà spunti nuovi di riflessione, così come ci si augura possa avvenire nelle scuole. “A volte la scuola non riesce a darci gli strumenti per stare dalla parte della giustizia”, dice a questo proposito Alice Pettinari, “e chi non riesce a finire il suo percorso è il primo a rischiare di essere reclutato dalle mafie. Purtroppo c’è poco da parlare di merito se non si parte tutti dalle stesse possibilità”.
Concorde Di Giovanni di UDU, che si sofferma sull’importanza del lavoro collettivo portato avanti. Focus sulle evoluzioni della “mafia borghese” nella Capitale nella testimonianza di Daniele Piervincenzi, inviato di guerra, ma anche giornalista impegnato sui temi dell’antimafia. “A Roma vediamo da anni la coda del serpente”, dice, “abbiamo tutte le mafie, dalla camorra alla ‘ndrangheta, che coabitano qui da anni allegramente, senza che nessuno ne parli, appoggiandosi al riciclaggio di denaro sporco”. Parla apertamente di “colletti bianchi”, Piervincenzi, di “avvocati dei Parioli” vicini ai palazzi del potere, di persone che “è giusto imparare a riconoscere”, e che una cultura diversa potrebbe aiutare a smascherare.
Lo sa bene Gaetano Salvo di Libera, che diffonde quella cultura attraverso il progetto Estate Liberi facendo incontrare più di 3000 giovani l’anno nei territori più difficili attraverso i campi nei beni confiscati. E lo sa bene Claudia Carlino, che parla del progetto come di “antimafia sociale” o di “azione politica”. “Vogliamo che questo libro ci aiuti a riflettere” conclude, “che sia un segno di militanza e di impegno in una lotta continua che porti alla resistenza, e in cui il Sindacato vuole avere un ruolo “enzimatico”, come attivatore di processi, e avviare un dialogo intergenerazionale. Il dizionario è il frutto del lavoro dello Spi di tutti questi anni, la conseguenza del lavoro nei campi e del volontariato”. Ne offre testimonianza Salvatore Lacopo, attivo nei campi di Libera: “Il libro è il segno che quanto fatto finora non è stato vano. Oggi le mafie non hanno bisogno di sparare perché sono entrate nelle dinamiche dello sviluppo e ai posti di potere. Bisogna parlare ai ragazzi di diritti, di come sono stati conquistati: partire da qui”.
Giulia De Sensi
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