Lamezia, Vecchioni al liceo Classico: “Questa è una terra antica e merita molto di più” - VIDEO

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Lamezia Terme - “Non importa per quanto si vive ma con quanta luce dentro”: in questa frase folgorante si riassume il significato del libro “Il Mercante di Luce” di Roberto Vecchioni, presentato dalla viva voce dell’autore nell’atrio delle Muse del Liceo Classico Francesco Fiorentino in occasione della Notte Bianca Nazionale del Liceo Classico, evento che ha coinvolto ben 250 Licei in tutta Italia, di cui ben 70 avevano richiesto la partecipazione di Vecchioni, autore di un libro edito da Einaudi che ha già superato le 100.000 copie vendute, oltre ad essersi aggiudicato il prestigioso Premio Pavese. Ma grazie soprattutto alle parole del suo manager, Danilo Mancuso, Vecchioni sceglie proprio Lamezia. “Questa è una terra antica e si merita molto più di quello che ha” dice, invece, ricordando le sue origini Magno Greche, comuni a tutta la Calabria.

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Dopo il saluto della dirigente Teresa Bevilacqua e del sindaco Mascaro, il suo lungo intervento, brevemente introdotto dall’archeologa e docente dell’Unical Stefania Mancuso, è lieve e travolgente: il discorso sfocia presto in un’appassionante lezione magistrale sulla cultura e la civiltà classiche passando senza soluzione di continuo attraverso il libro e le sue trame. E’ la storia di un padre distrutto, una sorta di novello Aiace Sofocleo, che prova ad insegnare al figlio incurabilmente malato il senso della vita, e lo fa attraverso i lirici e i tragici greci. Ma finirà per essere lui stesso illuminato - e forse redento - dagli insegnamenti del suo allievo. “Ho sognato questo libro per 40 anni – dice Vecchioni –  forse per questo l’ho scritto in soli due mesi”. Poi regala alla platea momento di spumeggiante e irripetibile poesia leggendone alcuni brani. Per concludere una lunga carrellata dell’intera storia della Letteratura: le mille forme dell’Amore nell’Iliade e nell’Odissea, le donne di Euripide, Saffo. E un’immancabile accenno alla sua timidezza adolescenziale che l’ha spinto a scrivere canzoni, ma anche un amore quasi infantile nei confronti della lingua e della cultura greca insegnate per quarant’anni nei licei italiani. Poi l’invito ai ragazzi a non lasciarsi travolgere dal destino come capita agli eroi tragici, ma ad inseguire in ogni caso la propria felicità.

Giulia De Sensi

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