
Lamezia Terme - Uno dei più grandi clown del panorama internazionale, David Larible, sarà in scena al Grandinetti il Lamezia il 4 dicembre, per AMA Calabria, con lo spettacolo “Destino di clown”, un caleidoscopio di risate e divertimento per grandi e piccini, di cui Larible anticipa i retroscena, raccontando la sua storia e la sua ispirazione.
Lei è ormai molto noto, un professionista nell’arte della risata. Da cosa nasce la scelta di fare il clown? Ѐ una passione, una vocazione, o davvero è stato destino?
“Come dico sempre, non è l’uomo che sceglie il clown, è il clown che sceglie l’uomo. Ho in questo senso una visione fantasiosa: che, quando il dottore mi ha tirato fuori per i piedi, invece di dire “è un bambino” o “è una bambina”, abbia detto “è un clown”. Ho avuto la fortuna di crescere nel mondo del circo – papà era un grandissimo artista circense – e quindi ho avuto la fortuna di vedere i più grandi clown dell’epoca, nei più grandi circhi dove lui lavorava. Questo sicuramente ha nutrito tantissimo la mia voglia di voglia di fare il clown: quando vedi quelli bravi hai un desiderio naturale di emulazione”.
Quello del clown è un mestiere molto antico. Secondo lei, sarà anche un mestiere eterno? In che modo si è evoluto nel corso dei secoli? E che significa essere clown nel secondo millennio?
“Che fare il clown sia un lavoro eterno è un fatto di cui sono assolutamente sicuro: perché esiste dalla notte dei tempi. Nei villaggi c’era sempre questo personaggio un po’ strampalato, che a volte era lo scemo del villaggio, e che faceva ridere tutti. Non è nient’altro che l’antenato del buffone, del clown, dell’arlecchino. A proposito della questione se ci sia un futuro per il mestiere di clown, proprio l’altro giorno mi è capitato di leggere un’intervista al clown Grock, che è stato probabilmente il clown più famoso di tutti i tempi. E gli chiedevano, appunto, “Ma, signor Grock, lei pensa che ci sarà un futuro per i clown?”. Be’, quest’intervista è stata fatta circa 80 anni fa, e noi siamo ancora qui oggi, a parlarne. Secondo me, fino a che ci sarà qualcuno che avrà la voglia di ridere, di divertirsi, di vedere un personaggio che fa delle cose fuori dagli schemi, che sappia creare un sorriso sul tuo volto, ecco, fino a quando ci saranno persone così il clown avrà una ragione di esistere”.
Che emozioni le dà suscitare l’ilarità del suo pubblico? Ѐ più facile far ridere i bambini, o far tornare bambini gli adulti?
“Questa è una bellissima domanda. I bambini sono un pubblico molto difficile, e spiego perché. L’adulto ha pazienza: tu puoi entrare, sviluppare una gag, un momento, una situazione, e il pubblico ti segue, fino a che tu porti questa situazione a diventare comica, divertente. Il bambino invece non ha pazienza: nei primi trenta secondi tu devi riuscire a riuscire a fare qualcosa di divertente per farlo ridere, perché se no lo perdi, e se lo perdi recuperarlo è difficilissimo. Tirare fuori il bambino dagli adulti, poi, secondo me non è così difficile. Perché tutti noi abbiamo dentro un bambino, e tutti vorremmo tirarlo fuori. Solo che per motivi svariati – pudore, vergogna – ne abbiamo quasi timore. Il clown aiuta questo bambino – che a volte è nascosto, o non viene fuori da parecchio tempo – a riaffacciarsi, spesso timidamente, e poi a venir fuori completamente. Ed è una soddisfazione grandissima per il clown, molto superiore a qualsiasi applauso o standing ovation da fine spettacolo: è vedere quelle persone in prima fila, che si siedono a volte con uno sguardo non troppo convinto – magari li hanno portati lì situazioni contingenti, accompagnare i bambini, l’insistenza della moglie – e che ti guardano un po’ scettici, con diffidenza; e poi vedere il loro sguardo cambiare, il loro linguaggio corporale cambiare, e vederli ridere, divertirsi, partecipare. Quella è la soddisfazione più grande per me”.
Era già stato ad esibirsi a Lamezia Terme o è la prima volta? Che immagina ha della nostra città, e come immagina il pubblico e il soggiorno?
“Ѐ la prima volta che vengo a Lamezia Terme, anche se ne ho sentito parlare – in America avevo un amico originario proprio di lì, che me ne parlava sempre. Quindi sono curiosissimo di venire, anche perché mi sono esibito in Calabria solo una volta, tanti anni fa al Rendano di Cosenza. Adesso non vedo l’ora di fare l’esperienza del vostro pubblico, e di questa regione che, inutile dirlo, è bellissima. E soprattutto voglio mangiare piccante, perché a me piace molto”.
Giulia De Sensi
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