Caulonia (Reggio Calabria) - “Quali interventi si stanno progettando per tutelare il parco archeologico di Kaulon? Quando e come si metterà in sicurezza il sito dall’erosione marina? A chi compete valorizzare e proteggere l’area della polis achea?”. Venerdì 2 dicembre, dalle 12 alle 13, Tekne, in onda su Radio Ciroma, riproporrà il tema del rischio archeologico dell’antica Kaulonia e porrà queste domande ai rappresentanti degli enti preposti: Soprintendenza, Polo museale e Comune di Monasterace.
Kaulonia è la polis magnogreca identificata da Paolo Orsi nell’attuale Comune di Monasterace Marina, in provincia di Reggio Calabria. L’interesse scientifico del sito archeologico ha attratto nel tempo le migliori università italiane (la Scuola Normale Superiore e l’Università di Pisa, quella di Firenze, l’università del Sud di Bahìa Blanca in Argentina e, di recente, l’Università tedesca di Mainz). La vasta area su cui si estende la città greca, di proprietà statale e comunale, costituisce il parco archeologico dell'antica Kaulonia che comprende anche il Museo; si trova in un edificio concesso in comodato dal Comune alla Soprintendenza archeologia della Calabria ed ora è gestito dal Polo Museale calabrese. Tra dicembre 2013 e febbraio 2014, le mareggiate hanno provocato seri danni ai resti archeologici della polis che gli scavi avevano messo in luce già fin dai tempi di Orsi. In particolare, alcune zone relative al tempio dorico sono state letteralmente divelte dalla furia delle onde, mettendo in serio rischio anche l’area del complesso termale, dove com’è noto è stato rinvenuto il pavimento musivo più antico finora rinvenuto in Magna Grecia e Sicilia. Nell’immediatezza del primo evento disastroso, nel gennaio 2014, la Provincia di Reggio Calabria, con una spesa di 60mila euro, ha eseguito una barriera di protezione ubicata sulla spiaggia davanti al tempio. Ma nel febbraio 2014 una nuova violenta mareggiata ha sgretolato la falesia sui cui si trovano i resti della città antica, provocando nuovi gravi danni all'area archeologica. La barriera realizzata dalla Provincia si è dimostrata inefficace: una parte del muro di recinzione del tempio e un angolo del grande altare meridionale sono stati travolti dalla furia del mare.
Successivamente nell’anno 2015, la Soprintendenza ha ottenuto dal Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e turistiche) una somma di 300mila euro per un primo intervento di messa in sicurezza di una parte dell’area, che è stato realizzato mediante il posizionamento di gabbionate lungo il fronte dunario in frana. Grazie a una rimodulazione di fondi, nell’anno 2015, sono stati concessi 700mila euro dal Ministero per proseguire l'opera di protezione dell'intero fronte a mare dell’area archeologica, al fine di scongiurare ulteriori danni al patrimonio. Però il progetto nel corso della Conferenza dei servizi del 9 marzo 2016 è stato considerato “non adeguato ai criteri di selezione previsti dal programma PON cultura e sviluppo 2014-2020 e pertanto sono stati richiesti ulteriori approfondimenti di tipo strutturale e geologico” (fonte Presidenza del Consiglio dei Ministri).
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