Appalti, corruzione e frode fiscale: due operazioni della GdF a Cosenza, coinvolti anche dirigenti comune

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Cosenza - Appalti, corruzione e frode fiscale nel settore immobiliare. A Cosenza sono state eseguite due operazioni di servizio da parte della guardia di finanza: dalle prime ore dell’alba i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, nell’ambito di due diverse indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Cosenza, stanno eseguendo delle misure cautelari reali e personali.

La prima attività sta interessando i cosiddetti appalti “spezzatino” del comune di Cosenza: quattro misure interdittive, di cui tre nei confronti di altrettanti dirigenti del Comune sospesi dai pubblici uffici e una a carico di un imprenditore, sono state eseguite nell'ambito dell'operazione condotta dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza del Comando provinciale, sotto la direzione della Procura della Repubblica, in materia di appalti del Comune di Cosenza. I reati contestati a vario titolo agli indagati vanno dalla corruzione per atto d'ufficio all'abuso d'ufficio. Tre misure interdittive riguardano la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di dirigenti/funzionari del comune di Cosenza, per un appaltatore cosentino, la misura cautelare interdittiva applicata è quella del divieto di esercitare attività imprenditoriale. Sono, poi, in tutto 14 le persone indagate nell'ambito dell'inchiesta, avviata in seguito ad un esposto del senatore Nicola Morra del M5S, per appalti che riguardano anche i canili comunali e le luminarie da installare nei periodi festivi. I dettagli dell'operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza presieduta dal Procuratore Capo della Repubblica Mario Spagnuolo, presente anche il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, alla Procura della Repubblica.

I nomi dei funzionari interdetti 

I dirigenti del Comune di Cosenza colpiti da interdittive dai pubblici uffici oggi, a seguito dell' operazione della Guardia di Finanza sull'affidamento di una serie di lavori da parte dell'ente, sono Arturo Mario Bartucci, responsabile Ambiente e Ciclo dei rifiuti; Carlo Pecoraro, responsabile del Settore Ambiente e Edilizia Privata, e Francesco Cuconato, responsabile dell' Ufficio Piano Sociale. Sono stati sospesi ciascuno per periodi che vanno dai tre ai sei mesi. L'imprenditore coinvolto e' il cosentino Francesco Amendola.

L'attività di indagine si è concentrata principalmente sui lavori affidati con il sistema del cottimo fiduciario dal Comune di Cosenza ad un numero ristretto di imprese, senza il rispetto dei principi di rotazione e di trasparenza. L'analisi delle circa cinquemila Determine dirigenziali del Comune di Cosenza prese in considerazione hanno evidenziato anomalie nell'utilizzo della procedura di affidamento dei lavori in economia, nella non osservanza del principio di rotazione, trasparenza e parità di trattamento nonché nell'affidamento dei lavori, molto spesso al di sotto dei 40 mila euro, ad un numero ristretto di operatori economici, anche in violazione del previsto divieto di frazionamento.

Le indagini hanno dimostrato come il mancato rispetto della normativa sia collegato all'ottenimento di altre utilità, per sè o per i propri familiari, da parte di alcuni dipendenti e dirigenti del Comune di Cosenza. L'importo complessivo contestato, in riferimento ai lavori affidati da parte del Comune di Cosenza, nelle annualità dal 2012 al 2015, è pari ad 2 milioni 150 mila euro.

Fatture false: sequestrati da Gdf beni per 3 milioni

Beni immobili, saldi attivi e quote sociali per quasi tre milioni di euro sono stati sequestrati dalla Compagnia di Cosenza della Guardia di finanza a quattro società ritenute responsabili di una frode fiscale attraverso l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal gip del Tribunale di Cosenza su richiesta della Procura della Repubblica. Il sequestro fa seguito ad una verifica fiscale operata dalla Guardia di finanza nei confronti di un’azienda cosentina attiva nel settore immobiliare, nel corso della quale sono state individuate operazioni commerciali "anomale" intercorse con altre sei società, operanti nel medesimo settore, di cui tre con sede a Cosenza e tre con sede "dichiarata" a Roma.

Gli accertamenti nelle sedi romane hanno consentito di accertare che queste solo cartolari mentre le sedi effettive erano ubicate in provincia di Cosenza. Nel corso delle indagini dei finanzieri è emerso l'inserimento in contabilità di fatture ed altri documenti falsi per diversi milioni di euro allo scopo di "gonfiare" i costi e ridurre gli utili dell'impresa. Falsi acquisti di edifici in costruzione, compravendite fittizie di immobili già costruiti, adibiti ad uso abitativo o commerciale, e finte realizzazioni di impianti o altre opere murarie su diversi fabbricati, attestavano false operazioni e costi in realtà mai sostenuti. Inoltre è stata rilevata la presenza di un contratto di appalto, stipulato tra due società coinvolte nelle indagini, con cui la prima demandava alla seconda la realizzazione di un importante complesso immobiliare, seppur quest'ultima era sprovvista della necessaria capacità operativa, poiché nel corso degli anni aveva assunto solo personale con mansioni amministrative.

Tutte le società sono risultate gravate da una rilevante esposizione debitoria prevalentemente nei confronti dell'Erario e di Istituti previdenziali. La Procura ha avanzato istanza di fallimento per tre delle società interessate ottenendo dal Tribunale fallimentare la dichiarazione di fallimento per una e la riserva di decisione per le altre due.

"L'indagine riguarda un contesto di criminalità economica, per la realizzazione di un centro commerciale a Rende - ha detto il procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo - e con mezzi sofisticati, tramite indebite percezioni di rimborsi Iva, sono stati conseguiti ingenti utili, e abbiamo avanzato domanda di fallimento, ottenendone già una, per diverse società". "Le indagini - ha aggiunto il capitano Angelo Giammarini - si incrociano con quelle che hanno riguardato nelle scorse settimane una società operante nel settore alberghiero". La società in questione è la Nord Hotel collegata a Domenico Barile, ex consigliere regionale. 

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