I francescani lametini in visita al Protomonastero delle Monache Cappuccine di Napoli

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Napoli - Una vita vissuta nel nascondimento che nello stesso tempo emana una luce destinata a diffondersi nel mondo: è quella di chi sposa la contemplazione nella forma più pura, abbracciando la scelta della clausura. E, si tratta di una scelta gioiosa, al contrario di quanto si potrebbe pensare dal di fuori delle mura che circondano di fascino e mistero tante esistenze. Ma quelle mura sono state varcate dalla Fraternità Secolare “Sant’Elisabetta d’Ungheria” di Lamezia Terme, in visita al Protomonastero delle monache Clarisse Cappuccine di Santa Maria in Gerusalemme, nel cuore di Napoli: è il cosiddetto Monastero delle Trentatré, oggi retto dalla Badessa Rosa Lupoli, nota per l’apertura di vedute che lo rende un centro di carità, d’ascolto e di spiritualità, punto di riferimento per l’intera comunità partenopea. Il monastero è stato fondato nel 1535 dalla Beata Madre Maria Lorenza Longo, con bolla di Papa Paolo III, come prima casa dell’Ordine monastico delle Clarisse Cappuccine – che più spesso preferiscono l’appellativo semplice di Cappuccine, andando a costituire la branca femminile di quello che è l’Ordine dei frati Minori Cappuccini, nato intorno al 1525 con l’istanza di restaurare l’osservanza originaria della Regola del Serafico Padre San Francesco d’Assisi. La visita, allo stesso tempo informale e di straordinaria valenza spirituale, ha visto riuniti fuori dalle grate i tre grandi rami della famiglia Francescana: i Terziari, le monache e anche un frate Cappuccino, frà Ippolito Fortino, già Maestro dei Novizi della Provincia di Calabria a Morano, attuale segretario del Provinciale, e assistente della Fraternità durante il viaggio.

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La celebrazione eucaristica, condivisa nella piccola e splendida chiesa del Monastero risalente al 1600, è stata presieduta da Padre Flores Arcas, monaco Benedettino di Silos, già rettore del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo e già preside del Pontificio Istituto Liturgico. Fra i presenti anche una Terziaria carmelitana oltre ad alcuni membri delle Fraternità Secolari di Curinga – accompagnati dalla Ministra Anna Maria Grasso – e di Catanzaro, in un significativo connubio di carismi ed esperienze. Culmine dell’incontro la testimonianza gioiosa di suor Pia Maria del Santo Spirito Paraclito, animatrice liturgica e formatrice del monastero, il cui compito primario è accompagnare nel discernimento dello stato di vita chi bussa alla porta con l’intenzione di restare.

“Il nostro obiettivo non è uniformarci a qualcosa di predefinito, ma far risplendere il nostro colore, quello proprio dell’anima di ognuna, seguendo il progetto del Signore” sottolinea suor Pia, un passato nella Gi.fra. (Gioventù Francescana), vocata a 19 anni, giovane e spumeggiante, dopo ben 30 anni di esperienza alle spalle, vissuti nel profondo “amore per la liturgia”. Per “far risplendere il proprio colore” le monche Cappuccine la pongono infatti al centro della loro vita, e oltre ai sette momenti di preghiera previsti quotidianamente, iniziano e finiscono la loro giornata con un’ora di meditazione, fondamentale per avvicinarsi a Dio, per “desiderare lo Spirito del Signore e la sua Santa operazione”, come recita la Regola Francescana, oggetto delle riflessioni condotte durante il viaggio dai Terziari lametini organizzato dal consiglio presieduto dalla Ministra Giusi Fiore Melacrinis. Un percorso abbracciato alla lettera dalla Beata Madre fondatrice delle Cappuccine, la catalana Maria Lorenza Longo, miracolata a Loreto e poi fondatrice a Napoli dell’Ospedale degli Incurabili, prima di rispondere ad una chiamata d’amore assoluto che la porta a consacrarsi creando un Ordine oggi diffuso in tutto il mondo, che non manca di trarre ancora linfa inesauribile proprio dal luminoso Protomonastero di Santa Maria in Gerusalemme.  

Giulia De Sensi

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