Cosenza - Utilizzavano i soldi riscossi attraverso le tasse per conto di numerosi comuni, circa 15 milioni di euro, anche per fare shopping su Internet: quattro imprenditori, amministratori della Sogefil, società di riscossione tributi del cosentino, sono stati arrestati dal Nucleo speciale di polizia della Guardia di finanza per associazione a delinquere e peculato. L'inchiesta che ha portato all'emissione delle quattro ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e due ai domiciliari, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza in collaborazione con i finanzieri del comando provinciale di Cosenza.
Tutto prende il via da inchiesta “Eolo”
L’operazione, denominata “Redde Rationem” (tradotta letteralmente significa “rendi conto”), scaturisce dalle scoperte che sono emerse nell’ambito dell’inchiesta “Eolo” della Procura della Repubblica di Catanzaro riguardo ad un giro di tangenti nell’ambito delle autorizzazioni per la realizzazione di un parco eolico nel territorio di Isola Capo Rizzuto (Kr). Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto, Domenico Airoma e dal sostituto procuratore, Donatella Donato, hanno denunciato, a vario titolo, 13 persone (tra cui anche le 4 arrestate oggi), tra amministratori, soci e componenti del collegio sindacale. In particolare, in questa operazione sono stati confiscati beni equivalenti ad appartamenti, ville, box e terreni che appartenevano a due degli indagati. Le Fiamme Gialle hanno accertato che negli ultimi dieci anni la società esercitava la propria attività per conto di circa 80 amministrazioni comunali soprattutto delle Province di Cosenza, Catanzaro e Vibo Valentia. Una volta incassate, le somme provenienti dalla riscossione, anziché essere riversate agli Enti a cui legittimamente spettavano, venivano distratte dagli indagati che le utilizzavano per le proprie esigenze personali.
In manette amministratori Sogefil di Rende
L’appropriazione di danaro pubblico è stata quantificata in 15 milioni euro, parte dei quali sono stati utilizzati anche per acquisiti on-line su siti e per ricaricare carte poste-pay in uso agli amministratori della società. Dall’analisi della contabilità e dei rapporti di conto corrente sono emersi pagamenti per diverse centinaia di migliaia di euro nei confronti degli amministratori stessi e delle imprese a loro collegate. Numerosissimi Comuni, ritrovandosi in stato di dissesto a causa dei mancati introiti tributari (molti di essi si sono visti negare anche i rendiconti dell’attività esattoriale), hanno anche avviato azioni legali presso le Autorità competenti (Procure della Repubblica, Corte dei Conti, etc.). A carico degli amministratori della società sono stati contestati, inoltre, diversi reati societari, tra cui, in particolare, il falso in bilancio, la formazione fittizia del capitale sociale e l’ostacolo all’esercizio delle funzioni delle Autorità pubbliche di vigilanza. Le società di riscossione hanno, infatti, l’obbligo di disporre di un capitale sociale di almeno 10.000.000 di euro a garanzia di eventuali pretese erariali. I soci della SO.GE.FI.L. Riscossione S.p.a., invece, hanno apportato crediti inesigibili per circa 7.500.000 di euro al fine di poter continuare ad operare pur non possedendo i prescritti requisiti patrimoniali. La società si è mostrata costantemente inadempiente rispetto agli obblighi di versamento delle imposte, tanto da aver maturato, nel tempo, anche un ingente debito tributario.
In carcere vertici società
Sono i fratelli Mario e Maria Grazia Lo Po, di 50 e 45 anni, presidenti del cda di Sogefil Riscossione spa, il primo dal 2009 al 2011 e la seconda dal 2011 ad oggi, le persone arrestate per associazione a delinquere e peculato dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza nell'ambito dell'operazione "Redde Rationem". Mario e Maria Grazia Lo Po sono stati condotti in carcere, mentre le altre due persone coinvolte nell'inchiesta, la moglie di Mario Lo Po, Giovanna Trovato, di 36 anni, ex componente del cda, e il fratello della donna, Leonardo, di 33, attuale componente dell'organismo societario, sono state poste ai domiciliari.
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