Catanzaro - "Se lo scopo della dichiarazione di Tonino Gentile è quella di intimorire o ridurre al silenzio me e tutta la redazione dell'Ora, sappia il senatore, che è destinato a fallire". Lo afferma il direttore dell'Ora della Calabria, Luciano Regolo,commentando la nota del sottosegretario Antonio Gentile. "Ho letto con molta attenzione quanto sostiene, ma piuttosto che fornire una spiegazione del fosco accaduto che ho denunciato preferisce sparare fango sul padre dell'editore dell'Ora della Calabria per confondere le acque".
"Le vicende giudiziarie che riguardano il signor Piero Citrigno e di cui, per altro la nostra testata ha dato puntuale informazione - prosegue Regolo in una dichiarazione - non hanno nulla a che vedere con la mancata andata in stampa del giornale, né con l'inquietante telefonata di Umberto De Rose, presidente della Fincalabra e nostro stampatore, al nostro editore Alfredo Citrigno per convincerlo a farmi 'cacciare la notizia' riguardante l'inchiesta sul figlio del senatore, Andrea Gentile, coinvolto nel cosiddetto caso delle 'consulenze d'oro' all'Asp di Cosenza, cui sono contestati reati come abuso d'ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere. L'unico collegamento sulle vicende legali del signor Piero Citrigno con la triste vicenda che ha subito l'Ora è che per tutta quella telefonata (da me registrata e che può essere ascoltata da tutti on line) le usa come pressione sul nostro giovane editore, sostenendo che non gli sarebbe convenuto inimicarsi i Gentile pubblicando la notizia su Andrea, in un momento in cui la sua famiglia stava vivendo determinati problemi: 'Vuoi distruggere tutto quello che è stato costruito in una vita?'. Non solo: gli ricorda anche che Tonino Gentile sta per diventare sottosegretario e che questo ne avrebbe aumentato il potere. Sostiene lui più volte di parlare a nome e per conto dei Gentile, si autodefinisce 'garante' dell'obbligo che i Gentile avrebbero assunto verso la famiglia Citrigno nel caso la notizia fosse stata levata". "Per altro questa 'mediazione' - sostiene ancora Regolo - è comprovata dall'sms che Andrea Gentile stesso mandò al nostro editore, quella sera, sostenendo di aver parlato con De Rose e ringraziandolo per quello che avrebbe fatto, ossia convincermi a togliere la notizia. In un altro sms pressoché contestuale De Rose sollecita Alfredo Citrigno: 'Ti hanno chiamato ma non rispondi'. Usa il plurale intendendo i Gentile.
Perché Gentile non replica su questa vicenda? Che cosa ha da dire sulla telefonata e sugli scenari inquietanti che essa evoca? Non ha parlato col figlio? E perché non querela De Rose che poi non ha stampato il giornale, visto che la notizia su Andrea non era stata tolta? Per altro con i miei editoriali ho più volte sollecitato invano una sua risposta, una sua dichiarazione che non è mai venuta. Vedo con tristezza che al senatore della libertà di stampa non importa nulla preferisce portare avanti un confronto velenoso con la famiglia dell'editore, come una sorta di 'faida', i giornalisti, di cui finge di farsi paladino, non gli importano nulla. Tutta la redazione dell'Ora è unita, in questa battaglia per la libertà e per il diritto di cronaca. E migliaia di calabresi ci scrivono con sdegno che il senatore dovrebbe dimettersi". "Reputo poi un autentico 'sciacallaggio' a scopo delatorio e intimidatorio - continua Regolo - tirare fuori la storia del suicidio di un collega Alessandro Bozzo, che io non ho mai conosciuto ma che è stimato e amato da tutti i miei colleghi. La sua morte non c'entra nulla in questa vicenda, non c'entra con il nostro editore, non c'entra con la nostra redazione, non c'entra la battaglia che stiamo conducendo. Il senatore avrebbe dovuto avere il buon gusto e lo spirito cristiano di rispettare la memoria di Alessandro senza usarlo in quella che è una torbida vendetta mediatica. Non aggiungo altro perché certe esternazioni dai toni e dai significati 'trasversali' a mio avviso parlano da soli, De Rose lo diceva nella telefonata che se noi non avessimo tolto la notizia su suo figlio lei avrebbe colpito i Citrigno non solo in Tribunale ma 'addovunque' come 'il cinghiale ferito che poi ammazza tutti'. È giusto che la magistratura indaghi su Piero Citrigno e sui suoi beni. Ma è giusto che indaghi anche sul ruolo del figlio nelle 'consulenze d'oro', e su quello del padre, Tonino Gentile, su quanto accaduto la notte della mancata andata in stampa dell'Ora. Ed è per questo che ho conferito con la Procura di Cosenza consegnando le prove in mio possesso. E ho la più profonda fiducia nel suo operato. In un Paese civile, in una Repubblica democratica non ci sono Innominabili o Innominati e neppure tracotanti don Rodrigo che si servono di 'bravi' per incutere paura e sudditanze psicologiche".
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