Cosenza - È in corso dalle prime ore della mattinata un'operazione della Polizia di Stato per l'esecuzione di 17 misure cautelari a carico di altrettante persone appartenenti o vicini alla cosca di 'ndrangheta dei Forastefano, le cui attività criminali sono concentrate nella Sibaritide. I reati contestati alle persone coinvolte nell'operazione sono, a vario titolo, associazione per delinquere di stampo mafioso, riciclaggio di denaro, estorsione e intestazione fittizia di beni. Gli agenti stanno anche eseguendo alcuni sequestri di società e imprese.
I NOMI
Custodia cautelare in carcere:
Pasquale Forastefano, detto “l’Animale”, 34 anni;
Alessandro Forastefano, 30 anni;
Domenico Massa, detto “Cicciotto”, 44 anni;
Luca Talarico, 36 anni;
Agostino Pignataro, 40 anni;
Stefano Bevilacqua, 36 anni;
Antonio Antolino, 36 anni; Leonardo Falbo, 41 anni;
Gianfranco Arcidiacono, 34 anni;
Nicola Abbruzzese, detto “Semiasse”; 42 anni,
Custodia cautelare ai domiciliari
Alessandro Arcidiacono, 52 anni;
Saverio Lento, 62 anni;
Damiano Elia, 49 anni;
Francesca Intrieri, 29 anni;
Andrea Elia, 36 anni;
Vincenzo Pesce, commercialista, di 55 anni;
Giuseppe Bisantis, avvocato, 54 anni.
Le indagini nei confronti della cosca di 'ndrangheta Forastefano, che hanno portato all'arresto di 17 persone nella Sibaritide, sono durate tre anni e sono state condotte dalla squadra mobile di Cosenza, guidata dal vicequestore Fabio Catalano e dal Servizio centrale operativo della polizia, e dirette dal procuratore Nicola Gratteri, dall'aggiunto Vincenzo Capomolla e dal pm antimafia Alessandro Riello. Le persone finite in carcere sono 10, mentre altre 7 sono state poste ai domiciliari. Tra le persone coinvolte nell'inchiesta anche un commercialista ed un noto avvocato della zona. Sono stati ricostruiti, attraverso dichiarazioni e intercettazioni, diversi episodi estorsivi e intimidatori. In particolare, le vessazioni subite dal titolare di una azienda di trasporti che è stato spogliato dei mezzi e sostituito nei rapporti che aveva con un'altra azienda a beneficio di una impresa controllata dalla cosca. "Il sodalizio - ha spiegato Catalano - condizionava tutta l'economia della Sibaritide arrivando ad imporre le proprie ditte di autotrasporto e di prodotti ortofrutticoli con estorsioni, intimidazioni e attività di intestazione fittizia di beni a soggetti compiacenti. Erano anche specializzati in truffe in danno dell'Inps, che attuavano attraverso le indennità percepite per il tramite di braccianti agricoli fittiziamente reclutati, ma mai realmente impegnati nei lavori". Inoltre, eseguiti provvedimenti di sequestro tra imprese e mezzi, per un valore di oltre dieci milioni di euro.
Gratteri: "Mondo professioni ha abbassato l'etica"
"E' un territorio molto vasto e purtroppo per decenni c'è stata poca presenza, in termini numerici, di forze dell'ordine e magistratura". Lo ha detto Nicola Gratteri, procuratore capo della Dda di Catanzaro, in riferimento all'operazione Kossa, che ha portato oggi all'arresto di 17 persone nella Sibaritide appartenente al clan Forastefano. "In questa indagine - ha detto il magistrato - non ci sono stati collaboratori di giustizia, ed è stata ancora più difficile, ma abbiamo capito che era importante agire, perché questa famiglia di 'ndrangheta aveva l'ossessione del controllo del territorio, - ha detto ancora Gratteri - e si interessava al mondo dell'agricoltura perché è un settore molto redditizio, per i contributi europei e regionali, e anche per la possibilità di assumere operai, che poi voteranno e ci sarà il ritorno sulla richiesta del voto. E poi si organizzano le imprese per il trasporto dei prodotti verso il Nord". La 'ndrangheta che si evolve e cresce, ha aggiunto, "entrando nell'imprenditoria ha bisogno del mondo delle professioni - ha detto Gratteri - che ha abbassato di molto l'etica, la morale, ed è prono ai servigi all'imprenditoria mafiosa".
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