Lamezia: processo “Piazza Pulita”, in aula le testimonianze dei poliziotti che seguirono le indagini

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Lamezia Terme – Due i teste chiamati dalla pubblica accusa al Tribunale di Lamezia nel processo che vede alla sbarra sette giovani lametini che erano stati coinvolti in una operazione messa a segno dalla Polizia di Lamezia e dalla Squadra Mobile di Catanzaro con il Reparto Prevenzione Crimine di Vibo Valentia, nel novembre del 2015. “Piazza Pulita”, questo il nome dell’operazione, aveva visto il coinvolgimento di nove giovani che erano stati destinatari di misure cautelari perché avrebbero, a vario titolo, organizzato una rete di spaccio di stupefacenti e poiché avrebbero detenuto, venduto o offerto droga a diversi giovani che frequentavano Piazza Mercato Vecchio.  Davanti al giudice del Tribunale di Lamezia, nel processo che si sta celebrando con rito ordinario sono imputati Vincenzo Strangis, Alex Morelli, Esmeraldo Davoli, Alfonso Calfa, Pino Isac Esposito, Francesco Cerra e Pierluigi Mercuri. Nel corso dell’udienza ha risposto alle domande del pubblico ministero il commissario Antonio Serratore, che aveva seguito, all’epoca, le indagini di carattere tecnico. Il commissario ha risposto in maniera dettagliata, quindi, sulle indagini che hanno riguardato questa operazione e anche sulle intercettazioni ambientali, così come l’assistente capo Alessandro Nava, anche lui escusso come teste della pubblica accusa. Le indagini che hanno riguardato questa operazione, erano il prosieguo di un’altra attività investigativa, nel corso della quale erano stati arrestati altri giovani lametini, perché ritenuti responsabili di spaccio. A difendere gli imputati gli avvocati Salvatore Cerra, Antonio Larussa, Nicola Veneziano, Costanza Anania, Serenella Galeno e Massimo Sereno. L’udienza, dopo l’escussione è stata poi rinviata al 2 ottobre dell’anno prossimo per il prosieguo dell’istruttoria dibattimentale.

Gli altri cinque giovani coinvolti nell’operazione Piazza Pulita, che però avevano scelto il rito abbreviato, erano stati condannati nell’ottobre del 2016 a pene che andavano dai due ai sei mesi di reclusione.

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