'Ndrangheta, omicidio Marincolo nel 2004 a Cosenza: 4 arresti

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Cosenza - Personale della Dia di Catanzaro sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro soggetti accusati, a vario titolo, dell'omicidio di Francesco Marincolo, ucciso a Cosenza il 28 luglio 2004. I quattro destinatari del provvedimento restrittivo, Giovanni Abruzzese, 59 anni, Lamanna Carlo, 51 anni, Attanasio Mario, 46 anni e Miceli Umile 52 anni, tutti ritenuti stabilmente inseriti nella criminalità mafiosa cosentina, sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dell’omicidio di Francesco Marincolo, killer del gruppo Rua’-Lanzino, e del contestuale tentato omicidio di Adriano Moretti, ultimo atto della sanguinosa guerra di mafia combattuta nel capoluogo bruzio tra il 1999 ed il 2000, fra i contrapposti clan confederato Lanzino-Cicero ed il gruppo dei Bruni “Bella bella”. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda diretta dal procuratore Nicola Gratteri.

Con tale omicidio i gruppi criminali cosentini raggiunsero una pax mafiosa che prevedeva un patto di non belligeranza e la spartizione equa, tra i gruppi, dei proventi delle varie attività illecite. Le ricostruzioni investigative, corroborate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che nel tempo ne hanno riferito, hanno consentito di accertare che ad esplodere i colpi mortali nei confronti di Marincolo, al momento dell’agguato a bordo della propria auto, sarebbe stato lo stesso Michele Bruni, dopo aver affiancato l’auto della vittima, a bordo di una moto, guidata da Carlo Lamanna e risultata poi rubata alcuni giorni prima sul lungomare di Paola. Sull’auto di Marincolo, al momento dell’omicidio, si trovava, per caso, anche Adriano Moretti, che venne ferito da alcuni colpi di arma da fuoco, ma che dalle indagini risultò non essere obiettivo dei killer, anche se cognato del noto boss Gianfranco Rua’.

Le complesse indagini condotte dalla Sezione DIA di Catanzaro, sotto la direzione dell’Ufficio di Procura, hanno consentito, in relazione all’omicidio Marincolo, di individuare i mandanti, gli esecutori ed i fiancheggiatori del fatto di sangue consumatosi nel luglio del 2004, in via Lanzino a Cosenza, riconducendone il movente, oltre che nella volontà di affermare la supremazia criminale della cosca di appartenenza, nella vendetta che sarebbe stata attuata da Michele Bruni contro i clan avversi (con Marincolo che, in quel preciso momento storico, era l’unico elemento di spicco non detenuto) responsabili, tra gli altri, dell’omicidio del padre Francesco, avvenuto nel luglio 1999, e dell’omicidio di Antonio Sena, avvenuto nel maggio del 2000.

Sui ruoli di ciascun destinatario della misura cautelare eseguita questa mattina dalla DIA, le risultanze delle indagini e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, concordemente individuano il defunto Michele Bruni, insieme a Carlo Lamanna, quali esecutori materiali dell’omicidio, Giovanni Abruzzese quale partecipe alla fase deliberativa dell’omicidio, in ragione dell’alleanza, al tempo, fra il clan Bruni “Bella bella” e quello degli “Zingari”, Umile Miceli con il compito di studiare le abitudini della vittima e con funzioni di palo o “specchietto” e Mario Attanasio con funzioni di appoggio logistico sia nelle fasi precedenti che in quelle successive all’agguato omicidiario. 

L’odierna operazione della DIA si colloca in una più ampia strategia investigativa di questa Direzione Distrettuale Antimafia, avviata da tempo, per far luce su una serie di omicidi verificatisi su Cosenza, che ha consentito, con le varie operazioni convenzionalmente denominate Terminator (1-2-3-4), di ricostruire numerosi fatti di sangue, riconducibili all’allora gruppo confederato Cicero-Lanzio, a distanza di anni dai fatti, con la valorizzazione delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, preliminarmente e minuziosamente riscontrate con le risultanze di attività investigative condotte.

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