'Ndrangheta: sequestrati beni per 33 milioni nel reggino

gdf-reggio-calabria-finanza.jpg

Reggio Calabria - Il personale del Comando provinciale di Reggio Calabria della Guardia di Finanza e del Nucleo speciale Polizia valutaria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, stanno eseguendo nella provincia reggina un provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale con il quale è stato disposto un sequestro di beni per un valore di 33 milioni di euro nei confronti di persone ritenute appartenenti e contigui alla cosca di 'ndrangheta dei Labate. I beni sequestrati consistono nel patrimonio aziendale di sei imprese, 97 immobili, sei autoveicoli e di plurimi rapporti finanziari e assicurativi.

"L'esistenza e l'operatività della cosca Labate nella zona sud di Reggio Calabria e, in particolare, nei quartieri Gebbione e Sbarre - riferisce la Guardia di Finanza in un comunicato - è stata più volte acclarata con più di una sentenza già passata in giudicato. Nello specifico, la cosca Labate aveva il controllo assoluto della gestione delle attività economiche, con particolare riferimento al settore del commercio della carne, oltre che a quello dell' edilizia e del movimento terra".

"A seguito di una mirata attività di indagine e di analisi economico-finanziarie - si afferma ancora nella nota - gli uomini della Guardia di finanza hanno accertato che tutti gli investimenti delle persone interessate dal provvedimento di sequestro e dei componenti dei loro nuclei familiari sono stati effettuati con denaro derivante da attività imprenditoriale svolta secondo modalità mafiose. Infatti, il potere mafioso della cosca Labate veniva sfruttato per sbaragliare la concorrenza, imporsi sul mercato e procurarsi clienti, con totale alterazione delle regole della concorrenza, finendo per operare nella zona di competenza in posizione sostanzialmente monopolistica". 

Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa hanno consentito ai militari della Guardia di finanza di Reggio Calabria di ricostruire il sistema economico della cosca della 'ndrangheta dei Labate. Proprio nei confronti degli esponenti della cosca stamane la Guardia di finanza ha eseguito un provvedimento di sequestro di beni per un valore di 33 milioni di euro. Secondo gli inquirenti il principale prestanome della cosca era Antonio Finti, titolare di una modesta merceria e deceduto nel 2014, diventato negli anni il punto di riferimento giuridico-formale del sistema economico dei Labate. I particolari dell'operazione della Guardia di finanza sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gaetano Paci, secondo il quale "questo è proprio uno dei casi che di solito si studiano nelle Università o tra i banchi di scuola per presentare la figura del 'prestanome', cioè del soggetto totalmente immune da qualsiasi tipo di coinvolgimento giudiziario o anche soltanto di mere frequentazioni con soggetti di dubbia reputazione che riesce a convogliare su di sé ricchezze costituite illecitamente e soprattutto a gestirle sul territorio, finendo anche per diventare un elemento di entrata lecita, o quanto meno, apparentemente lecita, per le organizzazioni criminali". La merceria di Finti ha fatto, sin dagli anni '80, da copertura a numerose operazioni di compravendita e trascrizioni immobiliari, i cui proventi erano a tutto vantaggio della cosca Labate. "Quello che noi abbiamo verificato - ha aggiunto Paci - è che l'attività economica reale di modeste dimensioni, appunto svolta da questo signore, in realtà non aveva alcun tipo di interferenze con le attività economiche di gran lunga ben più rilevanti dei Labate, ma i cui proventi tornavano a beneficio della cosca. Molte delle transazioni economiche riguardanti oltre cento atti di trascrizioni immobiliari sono avvenute con modalità assolutamente anomale. Stiamo approfondendo anche quest'ulteriore aspetto soprattutto per vedere dove, poi, questi soldi sono finiti". Sotto sequestro, tra l'altro, una serie di attività commerciali del settore del commercio e della distribuzione di carni per uso alimentare, "attraverso le quali - ha evidenziato il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, col. Alessandro Barbera - la cosca Labate ha esercitato una condizione di assoluto monopolio nel territorio reggino".

© RIPRODUZIONE RISERVATA