Operazione “Imponimento”, rigettata richiesta di applicazione della misura di sorveglianza e sequestro beni per indagato lametino

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Catanzaro - Rigettata la richiesta di applicazione della misura di prevenzione e di sequestro dei beni per un indagato lametino rimasto coinvolto nell’operazione “Imponimento”. Il Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione di Catanzaro, pertanto, con provvedimento depositato il 19 agosto, in totale accoglimento delle argomentazioni difensive dell’avvocato Antonio Larussa del Foro di Lamezia Terme, difensore di Giovanni Giardino, detto Giancarlo, e difensore di Patricia Ciliberto e Giardino Dario (terzi interessati) ha rigettato la richiesta di applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. e di sequestro dell’intero patrimonio del prevenuto rappresentato da quote societarie, intero compendio aziendale, un’auto ed tutti i rapporti economici e bancari intestati a Giardino e ai suoi familiari. Pertanto, tutti i beni di Giardino Giovanni rimangono nella sua piena disponibilità.

In particolare, emerge dalla lettura del decreto di rigetto delle proposte prevenzionali, come la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro avesse avanzato proposta di applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di 5 anni, nonché, come detto, la confisca della società di Giardino, del compendio aziendale e dei rapporti economici e bancari intestati a lui ed ai suoi familiari ed infine di un’auto.

In particolare, la Procura della Repubblica di Catanzaro, nell’avanzare la proposta di applicazione della sorveglianza speciale e del sequestro dei beni riteneva che gli elementi acquisiti a carico di Giovanni Giardino fossero tali da evidenziare l'intraneità ad associazione mafiosa, quale organico alla cosca Anello-Fruci di Filadelfia, Maida e zone limitrofe, in particolare, con ruolo di imprenditore di riferimento della cosca. In tale contesto la condotta associativa ipotizzata a carico di Giardino si sostanziava nel garantire l'infiltrazione della cosca nel settore dei pubblici appalti, essendo favorito dall'organizzazione nell'accaparramento delle commesse secondo le logiche spartitorie gestite dai vertici dell'associazione mafiosa e nel rendersi disponibile per concorrere in intestazioni fittizie. Per tali fatti, con sentenza del 19 gennaio 2022, il g.u.p. di Catanzaro, nell’ambito della nota Operazione Imponimento, condannava Giardino alla pena di 11 anni di reclusione per associazione mafiosa e per due intestazioni fittizie di beni con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa.

Senonché rispetto a tali fatti, la Corte di Appello di Catanzaro, con sentenza del 23 settembre 2024, assolveva Giancarlo Giardino dal reato di associazione mafiosa e da una intestazione fittizia di beni, rideterminando, per la residua intestazione fittizia di beni, la pena ad anni 3 di reclusione, ovviamente con condanna non definitiva. La proposta della Procura della Repubblica di Catanzaro, inoltre, riteneva espressivo di pericolosità sociale remota di Giardino anche il suo coinvolgimento nell'operazione Via Col Vento (nell’ambito del quale gli veniva contestata una estorsione con l’aggravante mafiosa) dal quale, tuttavia veniva irrevocabilmente assolto perché il fatto non sussiste”.

Pertanto, in relazione alla proposta di applicazione della sorveglianza speciale concludeva per “il rigetto in costanza della totale mancanza dell’attualità della pericolosità sociale in considerazione della risalenza nel tempo degli ultimi fatti penalmente rilevanti e per effetto dell’assoluzione, sia pur non definitiva, dal reato di associazione mafiosa, residuando elementi non sufficienti ad indicare una pericolosità qualificata attuale del Giardino.

In relazione ai beni, nel rigettare completamente la richiesta di confisca, richiamando “il noto principio della correlazione temporale tra l’acquisto dei beni ed il momento di insorgenza della pericolosità sociale qualificata, ed anche sulla scorta delle allegazioni difensive che hanno dimostrato l’esistenza di provvedimenti giurisdizionali funzionali a provare la legittima provenienza dei beni e/o la non disponibilità in capo al proposto, il Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro ha affermato come: “…partendo dai beni costituiti dalle quote sociali dell'ULISSE srl e dell'intero compendio aziendale, nel corso dell'istruttoria è stata ribadita l'acquisizione di tali beni fuori dal periodo di perimetrazione temporale, in quanto tali acquisti sono avvenuti nel 2011 e la pericolosità del Giardino si è manifestata a partire dal 2015.

Per tale motivo, la proposta di confisca in merito a tali beni non può essere accolta. La proposta va respinta anche quanto al bene rappresentato dall'autovettura Alfa Romeo Giulietta 1.6. tg. FT721XG, atteso che l'anno di immatricolazione (2019) del veicolo è tale da farne stimare il fisiologico deprezzamento e la conseguente potenziale antieconomicità della confisca. Anche con riferimento ai rapporti bancari relativi a Giardino e ai suoi familiari conviventi questo Tribunale ritiene di non doversi procedere con la confisca degli stessi, essendo tali conti risultati incapienti o provvisti di risorse esigue.” Per tale motivo riteneva che: “Le considerazioni e le osservazioni sin qui esposte, alla luce degli evidenziati plurimi e significativi elementi emergenti nel corso dell'istruttoria camerale, conducono, in definitiva, ad avviso del Tribunale, a dover rigettare la proposta volta alla confisca dei beni indicati dall'Autorità proponente per le ragioni sopra esposte.” Giardino Giovanni, pertanto, rimane completamente libero e nel pieno possesso dei suoi beni aziendali e bancari”.

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