Lamezia: “Partire o restare”, dibattito con Mimmo Gangemi e Marcello Villari a Palazzo Nicotera

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Lamezia Terme – “Partire/Restare. La Calabria perduta, la Calabria ritrovata”. Questo lo spunto per il dibattito che questa sera si è tenuto nella sala degli affreschi di Palazzo Nicotera, organizzato dall’associazione “Luigi Sturzo”, al debutto nel mondo dell’associazionismo, che si propone come nuovo luogo di confronto e approfondimento prendendo come punto di riferimento l’impegno laico e la tensione spirituale del sacerdote. L’incontro ha avuto due protagonisti: lo scrittore Mimmo Gangemi e il giornalista Marcello Villari. Entrambi calabresi, entrambi famosi per il loro lavoro, definiti “emblemi della Calabria contemporanea”, hanno avuto modo di confrontarsi e discutere prendendo spunto dalle domande poste dal presidente dell’associazione, Franco Dattilo. Hanno raccontato la loro Calabria, il rapporto con la loro regione e con il loro essere calabrese e quanto questo possa o meno aver influito sul loro lavoro e il loro successo.

C’è un rapporto profondo e molto intimo che entrambi hanno con la loro terra ma, allo stesso tempo, evidenti differenti posizioni e vedute. Per Mimmo Gangemi la Calabria è stato l’humus per i suoi libri, la realtà in cui vive è stato lo spunto dalla quale è partito per la loro stesura, “la mia terra è stata la linfa per scriverei miei romanzi” dice lo scrittore, ma riconosce che questa scelta, quella di rimanere in Calabria, è stata allo stesso tempo una penalizzazione ma anche un aiuto per lui e la sua carriera. Per Villari invece, il rapporto è un po’ diverso: lui che per il suo lavoro ha girato il mondo e che si è trasferito da giovane a Roma per svolgere la sua attività di giornalista, parla della Calabria come terra bellissima ma, al contempo, anche con problemi evidenti che andrebbero affrontati al più presto. “Parlo con rabbia – spiega il giornalista – e forse esagero. So che la mia gente è meravigliosa, così come la mia terra, ma credo che ci sia bisogno di un cambiamento concreto”. Questo cambiamento per entrambi è possibile solo con un’evoluzione, in positivo, della politica. “È l’annichilimento, - dice Gangemi - a bloccare i calabresi, e a limitare il loro miglioramento”. Il punto centrale è stata proprio la questione del “restare o partire”, un quesito a cui entrambi, hanno avuto difficoltà a rispondere, proprio per la situazione in cui si trova la Calabria, che a dir loro, non è delle più rosee. “O la nostra regione è in grado di valorizzare le proprie risorse, - dice Villari – o verrà tagliata fuori. Non è un problema strettamente ed esclusivamente economico, ma politico”. Secondo il giornalista, infatti, deve essere la classe dirigente, che sia capace, a tirar fuori il meglio che la nostra terra può offrire. “Viste dall’esterno, in Calabria, - continua Villari – si vedono delle cose inconcepibili. Si potrà rispondere a questo quesito, solo quando si vedranno segnali di risveglio”.

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Anche per Gangemi il nostro popolo è disilluso, supino, quasi rassegnato e “dai numeri, sembra perso”. Lui che ha scelto di rimanere e di vivere qui mettendo sul piatto della bilancia i pro e i contro della sua scelta, “contagiando – dice- anche i miei figli” spiega che deve tutto alla sua regione, “la mia è stata una scelta possibile, quella di restare, e valida. Ho amato questa terra e la amo ancora. Ha sì tanti aspetti negativi, ma quelli positivi fanno da contrappeso. Non c’è rancore, ma credo che siano spiattellati i difetti che ci sono. Il punto da cui ripartire- conclude-  è riconoscere il degrado da cui siamo circondati”.Un quesito quello che è stato alla base dell’incontro che non sembra trovare un’unica risposta chiara e definita. Troppe le contraddizioni e diversi anche i punti di vista. La Calabria ha sicuramente molti aspetti negativi che andrebbero trasformati o, addirittura, eliminati in toto. Complice anche la situazione economica non favorevole, le difficoltà tendono ad aumentare e la Calabria, terra “madre e matrigna” allo stesso tempo, non può rischiare di rimanere impantanata. E il dibattito si chiude con un appello alla politica ma soprattutto alla società civile, affinché imponga determinate condizioni alla politica, perché quest’ultima, sia all’altezza delle aspettative del territorio.

C.S.

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