Lamezia: musica, storia e degustazioni nell’evento di “Vacantiandu” e “Riviera dei Tramonti” a Torre Lupo

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Lamezia Terme - Un evento straordinario in uno dei luoghi più belli della costa tirrenica calabrese, quello organizzato dall’Associazione “I Vacantusi”, all’interno della storica rassegna “Vacantiandu”, presso località Torre Lupo a Falerna Marina, in collaborazione con l’associazione “Riviera dei Tramonti” e il suo presidente Sergio Tomaino, all’interno di un progetto cofinanziato dalla Regione Calabria per la valorizzazione dei siti di interesse turistico e culturale, attraverso il bando eventi promozione culturale 2022. Le due realtà hanno agito in sinergia nella riscoperta di un angolo di territorio denso di bellezza naturale e paesaggistica, ma anche di storia, nello specifico del tutto sconosciuta ai più. I misteri del Torrione che sovrasta la rupe marina dalla caratteristica forma zoomorfa sono stati svelati dall’archeologo Francesco Cuteri, divulgatore e docente all’Accademia di Roma, che di fronte alla meraviglia del tramonto ha illustrato le reali origini del nome del luogo, nonché la funzione e l’antica struttura del torrione – coperto da vincolo Ministeriale – di cui si ha notizia per la prima volta in fonti storiche risalenti al 1576. Sembra tuttavia che la torre sia stata costruita sulle rovine, parzialmente riutilizzate, di un edificio di epoca anteriore, precisamente bizantina, e che siano presenti nel basamento tracce che farebbero pensare all’utilizzo precedente della rupe come luogo d’approdo, prima di essere destinata, com’è noto, all’avvistamento di pirati e predoni provenienti dal mare. 

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“Il paesaggio subisce nei secoli trasformazioni notevoli e la formazione rocciosa, che attualmente potrebbe avere forma di lupo o di leone accovacciato, in antico poteva non essere affatto come oggi si presenta. Nelle fonti la torre che la sovrasta non viene chiamata Torre Lupo, ma Torre della Rupe o delle Rupi, oppure, in documenti ancora più antichi, Torre Loppa” spiega Cuteri. “Si tratta di un termine tecnico per designare gli scarti di lavorazione dei metalli, che ci rimanda alla vocazione, riportata già dalle fonti omeriche, della vicinissima città Magnogreca di Temesa, straordinariamente nota nell’antichità per lo splendore delle sue fucine di ferro e di rame, il cui sito fu localizzato nell’800 dall’archeologo Paolo Orsi”. La Torre conserva ancora oggi il suo fascino straordinario, nonostante dei tre piani che la costituivano in origine rimanga solo quello inferiore. “Il secondo piano serviva da abitazione per il custode e da dispensa per le derrate alimentari e l’acqua, mentre il terzo, delimitato da guglie, aveva funzione di avvistamento e di difesa: non appena una nave turca o saracena o barbaresca veniva avvistata all’orizzonte, da lassù veniva acceso un fuoco se era notte, o se era giorno veniva inviato un segnale di fumo alle altre torri d’avvistamento presenti sulla costa, in modo da dare l’allarme e avvisare la popolazione, che poteva fuggire così verso le alture. Esisteva infatti sulla costa una rete di torri d’avvistamento, una ogni tre chilometri circa: abbiamo ancora le rovine della torre di Piano della Tirrena o quelle della Torre Scapicozzata, così chiamata per essere stata tranciata dal terremoto del 1638”. 

Purtroppo, non sempre era facile mettersi in salvo dalle incursioni dei popoli venuti dal mare: oltre alla distruzione, alle razzie, ai combattimenti e alle stragi, donne e bambini venivano spesso deportati come schiavi, portati negli harem o nelle case dei notabili, dall’altra parte del Mediterraneo; ma anche i Turchi che avevano la peggio sui Cristiani potevano fare la stessa fine, in uno scontro eterno fra culture sorelle. Dopo l’excursus storico, fra narrazioni di eroi, miti e divinità pagane, la numerosissima platea di visitatori è stata invitata ad un rinfresco per rinfrancarsi dalla calura, poco prima dell’inizio della parte musicale dell’evento. Ad esibirsi ai piedi della Torre, la Polifonica Aulòs, diretta dal Maestro Rosa D’Audino, con le soliste Paola Magno, Patrizia De Luca, Silvia Molinaro, Teresa De Luca. Ad accompagnarla, Maria Giovanna Stella al pianoforte, Giuseppe Rosanò alla chitarra, Antonio Paonessa alle percussioni, Giuseppe Rotella all’oboe. La Polifonica, che fra le sue molte performance concertistiche annovera anche un’esibizione di fronte al Santo Padre Giovanni Paolo II, si è esibita in un concerto intitolato “Alla riscoperta degli Autori musicali calabresi”, che ha ridato vita nel crepuscolo a una serie di brani composti fra ‘800 e ‘900 da autori storici del territorio come Leonardo Vinci, Nicola Manfroci, Francesco Serrao, Alfonso Rendano, Emilio Capizzano e Alessandro Longo. La seconda parte del concerto, già sotto una falce di luna, ha invece rivisitato alcuni brani di musica per il cinema. Lo spazio che ha fatto da scenario alla manifestazione – gentilmente concesso dalla famiglia Abiuso, proprietaria attuale della rupe, e reso agibile con un lavoro notevole di uomini e di mezzi – nelle intenzioni degli organizzatori Nico Morelli e Sergio Tomaino, sarà ulteriormente valorizzato per eventi prossimi, che possano nuovamente far affiorare la meraviglia e il fascino della sua storia millenaria.  

Giulia De Sensi

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