Geologo Pileggi ricorda la Consulta per l’edilizia: “Trentasette anni dopo resta l'attualità dei suoi valori”

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Lamezia Terme – “In un momento in cui l’edilizia vive una profonda trasformazione, tra innovazione tecnologica, transizione verde e nuove sfide normative, ricordare la Consulta permanente dell’Edilizia di Catanzaro, a trentasette anni dalla sua fondazione, significa riaffermare valori che continuano ad indicare la via per un costruire responsabile, sostenibile e condiviso”.

È quanto ricorda, in una nota, il geologo lametino Mario Pileggi in un momento in cui l’edilizia vive una nuova fase e, racconta che: “alla fine degli anni Ottanta la Calabria viveva una stagione complessa ma vivace: i centri urbani crescevano, le infrastrutture si moltiplicavano e l’edilizia, pubblica e privata, rappresentava uno dei settori più vitali dell’economia regionale. Tuttavia, mancava spesso un luogo di confronto stabile tra chi progettava, chi costruiva e chi amministrava il territorio. Da questa esigenza concreta il 22 dicembre 1988, nacque la Consulta Permanente per l’Edilizia della Provincia di Catanzaro, un’esperienza innovativa e anticipatrice rispetto ai tempi. Alla Consulta aderirono i principali organismi tecnici e professionali della provincia: l’Associazione dei Costruttori Edili, l’Ordine degli Ingegneri, l’Ordine degli Architetti, l’Ordine dei Geologi e il Collegio dei Geometri. Il primo presidente eletto fu Michele Grandinetti, imprenditore e figura carismatica del settore delle costruzioni, che guidò il gruppo fondatore insieme a Donato Pietragalla Presidente dell’Ordine degli Ingegneri, Giovanni De Medici segretario del Collegio dei Geometri, Giuseppe A. Zizzi Presidente Ordine Architetti e Mario Pileggi,  segretario del Consiglio C. dell’Ordine dei Geologi della Calabria. Fin dalle origini, la Consulta si propose di andare oltre la rappresentanza delle singole categorie, puntando a un dialogo strutturato con la pubblica amministrazione. L’obiettivo era chiaro: affrontare in modo coordinato le problematiche edilizie e urbanistiche del territorio, favorendo la collaborazione tra professionisti, imprese e istituzioni. Per la ricorrenza del 3° anniversario, lo scrivente pubblicò l’articolo ricostruisce con precisione la visione che animava la Consulta: creare un “laboratorio permanente” per il miglioramento della qualità edilizia e urbanistica. Il protocollo d’intesa, firmato nel 1988, stabiliva cinque punti fondamentali: promuovere un confronto continuo su problemi e difficoltà del settore edilizio; costruire un’azione comune nei confronti di enti e autorità locali e regionali; elaborare studi e proposte legislative o operative; coordinare i rappresentanti delle professioni tecniche negli organismi pubblici; stimolare la partecipazione dei professionisti ai processi decisionali territoriali. In sintesi, la Consulta rappresentava una cabina di regia tecnico-istituzionale, capace di unire la competenza scientifica con la visione amministrativa”.

Pileggi la descrive come “un’esperienza unica per l’epoca, soprattutto nel Mezzogiorno, dove le politiche urbanistiche erano spesso frammentarie e prive di coordinamento tra i diversi attori e dove dilagava l’abusivismo edilizio selvaggio anche in aree a elevato rischio idrogeologico. Nel 1991 la Consulta organizzò due convegni che divennero punti di riferimento per il dibattito tecnico calabrese. Il primo, tenutosi il 20 aprile, aveva come tema “Tecnologie innovative: grandi opere e consolidamento degli edifici”. All’incontro, svoltosi nella sala convegni della Cassa Edile di Catanzaro, parteciparono il sindaco Marcello Furriolo, il vicesindaco Michelangelo Frisini, esponenti regionali e provinciali, e due relatori d’eccezione: il professor Remo Calzona e il professor Paolo Rocchi dell’Università “La Sapienza” di Roma. Le loro relazioni misero al centro la necessità di un approccio scientifico al consolidamento strutturale e all’uso di nuove tecnologie nei cantieri delle grandi opere. Il secondo convegno, il 21 giugno dello stesso anno, fu dedicato a “La Galleria del S. Giovanni ed il sistema viario della città di Catanzaro”. Il relatore principale, architetto Benito Gualtieri, illustrò l’importanza dell’infrastruttura viaria come elemento di riequilibrio urbano, mentre gli interventi dei tecnici dell’ANAS, dei costruttori e dei rappresentanti degli ordini professionali misero in luce le complesse sinergie necessarie per la realizzazione di opere di grande impatto. L’articolo del 1991 sopra citato, oltre a riportare immagini e dati emersi nei due convegni, offre un’analisi lucida e ancora oggi attuale delle sfide che la Calabria doveva affrontare: la scarsa conoscenza geologica del territorio, l’uso irrazionale delle risorse idriche, il degrado idrogeologico e la mancanza di studi preliminari sui suoli e sui rischi naturali. Sottolinea con forza come “le condizioni litostratigrafiche dei terreni rappresentano uno degli aspetti più rilevanti nella determinazione degli effetti distruttivi dei terremoti sul costruito”, anticipando temi che solo anni dopo sarebbero entrati con decisione nel dibattito nazionale sulla normativa e sicurezza sismica. E pone la geologia, con le indagini geognostiche e geomorfologiche, al centro della progettazione edilizia: non più una disciplina accessoria, ma uno strumento di prevenzione e di conoscenza indispensabile. In più passaggi richiama la necessità di un Servizio Geologico Regionale, di una pianificazione basata su dati geotecnici affidabili e di una formazione continua per i tecnici locali”.

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La Consulta Permanente per l’Edilizia di Catanzaro rappresentò, conclude il geologo Pileggi: “per almeno un decennio, un’esperienza unica nel suo genere. Fu un luogo dove architetti, ingegneri, geologi, geometri e costruttori riuscirono a superare le tradizionali barriere di categoria per costruire un linguaggio comune. Un esperimento di “rete professionale” ante litteram, che diede vita a una stagione di confronto tecnico, divulgazione e formazione senza precedenti nel panorama calabrese. Molti dei temi affrontati allora – dalla sicurezza sismica all’uso sostenibile del territorio, dalla necessità di coordinare i piani urbanistici alle nuove tecnologie costruttive – restano di sorprendente attualità. La lezione della Consulta resta attuale: la qualità dell’edilizia dipende prima di tutto dalla qualità del dialogo tra le sue componenti. Oggi, a distanza di trentasette anni, ricordare quell’esperienza significa restituire valore a una visione moderna e partecipata del costruire. Un modello nato a Catanzaro ma capace di parlare ancora al presente, dove la complessità del territorio calabrese e dell’intero BelPaese richiede la stessa intelligenza collettiva, lo stesso spirito di cooperazione e la stessa passione civile che animarono i protagonisti di allora. La Consulta dell’Edilizia di Catanzaro resta un esempio di dialogo tra competenze e istituzioni. La sua eredità continua ad ispirare un modo di costruire basato sulla conoscenza, sulla qualità e sulla collaborazione: principi che, più che mai, appartengono al futuro”.

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