La scoperta della ricercatrice lametina Alessandra Mascaro: "Ecco come gli scimpanzé curano i figli con insetti"

foto-con-didascalia_df706.jpgFoto di Alessandra Mascaro

Lamezia Terme - Una di quelle scoperte che affascinano e dimostrano il legame profondo tra l'uomo e gli animali. Nello specifico gli scimpanzé, con i loro tratti comportamentali e di amorevole attenzione verso i propri figli. Della ricercatrice lametina, Alessandra Mascaro ne avevamo parlato a fine dicembre ed oggi per lei è arrivata la consacrazione in campo internazionale, tanto che i frutti del suo lavoro sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Current Biology, con articoli apparsi anche sul New York Times e sul Guardian.

La scoperta

Lo studio descrive come le madri di scimpanzé provano a lenire o curare le ferite sul corpo dei figli tramite insetti masticati. Un comportamento visto per la prima volta nel 2019. In 15 mesi sono state osservate 76 ferite, e su queste è stato osservato 19 volte uno scimpanzé che applicava un insetto sulla propria ferita, e 3 volte uno scimpanzé che applicava l'insetto sulla ferita di qualcun altro. La modalità era che lo scimpanzé catturava un insetto nell’aria, lo metteva in bocca, lo masticava e successivamente lo applicava sulla ferita. Un comportamento mai visto prima. I ricercatori adesso vogliono capire quali sono le proprietà positive o addirittura medicinali che derivano dagli insetti masticati a posti sulle ferite. Alessandra ha anche girato un video che il primatologo Tobias Deschner e il biologo cognitivo dell’Università di Osnabrück Simone Pika hanno iniziato ad analizzare per approfondire il comportamento degli scimpanzé. Pika ha spiegato che "ci sono diversi studi che mostrano che gli insetti possono avere delle funzioni a livello antibiotico così come a livello antivirale oppure a livello antielmintico (per contrastare vermi parassiti). Inoltre gli stessi insetti potrebbero avere degli effetti lenitivi e potrebbero calmare il dolore".

VIDEO

Alessandra: "Felicissima e pronta a proseguire il lavoro"

C’eravamo lasciati con l’annuncio di una imminente pubblicazione su una tua importante scoperta. Ora che è arrivata come ti senti dopo il risalto internazionale che ha avuto la notizia?

"Indubbiamente sono felicissima, non pensavo che la scoperta potesse diffondersi a macchia così velocemente e nell’arco di poche ore soltanto. Sono fiera di tutte le persone che mi hanno aiutata. Questo obiettivo è stato il risultato dell’impegno di persone meravigliose, provenienti da culture diverse e accomunate da una grande passione: lo studio e l’osservazione di scimpanzé liberi che vivono in una foresta unica al mondo, e che ci regalano giornalmente momenti preziosi. Non potrò mai dimenticare la prima volta che filmai Suzee catturare l’insetto e applicarlo nella ferita del suo figlio adolescente, Sia. Le cure di una madre tolgono sempre il fiato, indipendentemente dalla specie a cui essa appartiene e la ringrazio molto per avermelo fatto vedere".

Anni e anni di ricerche e di studi. Come prosegue adesso il tuo lavoro?

"Per il momento, questa scoperta rappresenta la documentazione generale di un fenomeno. Adesso è il momento di rimettersi al lavoro e rispondere alle domande più importanti: che specie di insetto usano? Le applicazioni hanno realmente degli effetti curativi sulla ferita? Come possiamo spiegarci le cure prestate da altri individui? Sulla base di queste ed altre domande, sto lavorando a dei nuovi protocolli di ricerca e spero di poter ritornare presto in Gabon e metterli in pratica".

L’impegno e i risultati ottenuti dimostrano che i sacrifici alla lunga ripagano. Che messaggio senti di lanciare in un mondo che molto spesso ignora e distrugge le potenzialità della natura e dell’ambiente dove vivono tante specie di animali?

"Gli scimpanzé sono a forte rischio di estinzione. Le cause sono fra le più disparate, dalla distruzione dell’habitat, alle guerre, al traffico illecito di individui e carne. Ma non sono l’unica specie in questa drastica condizione, ed in Italia ne abbiamo prova concreta con il lupo, con circa 2000 esemplari in totale. La realtà è che con il tempo ci siamo allontanati dalla natura. Siamo talmente impegnati a concentrarci su cose a volte futili che non ci rendiamo conto di come le nostre azioni stiano avendo degli effetti devastanti. L’estinzione delle specie è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno più grande in cui siamo tutti coinvolti. Non ci rendiamo conto che più ci allontaniamo dalla natura e più siamo tristi e, soprattutto, creiamo danni inimmaginabili. Basta pensare all’epidemia Covid. Il Covid non è una finzione e non è neanche stato creato in laboratorio. È un virus come molti altri che si diffonde tra specie quando le barriere vengono a mancare. Si parla di zoonosi. A riguardo, basta ricordarsi della peste, dell’ebola, dell’AIDS. Se investissimo meno nella distruzione del nostro habitat e di più nella sua protezione e tutela avremmo molti meno problemi e saremmo tutti più felici".

Un consiglio ai giovani?

"Il consiglio che mi sento di dare ai ragazzi è di stimolare la propria voglia di informarsi su canali sicuri, dove l’informazione è trasmessa senza filtri o distorsioni. Purtroppo, il danno è fatto ma non è troppo tardi per migliorarci. Il mondo è davvero molto bello quando non si ha paura di saltare nel cambiamento".

Antonio Cannone

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