Lamezia Terme - Intitolata presso il Tribunale di Lamezia Terme un’aula del Palazzo di Giustizia a Francesco Ferlaino, il primo magistrato ucciso in Calabria dalla mafia. Un'iniziativa organizzata dall’Associazione nazionale magistrati del Distretto di Catanzaro. Presenti i familiari del giudice, le autorità politiche e militari. Presente anche il presidente nazionale dell'Anm, Cesare Parodi. "Noi abbiamo molta attenzione per i colleghi che hanno perso la vita in qualche modo per l'attività che hanno svolto. La nostra presenza qui oggi è assolutamente doverosa. Cerchiamo di essere presenti come lo siamo stati a Palermo di recente". È quanto ha dichiarato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi intervenendo stamane a Lamezia in occasione dell'intitolazione presso il Tribunale di Lamezia Terme di un’aula del Palazzo di Giustizia a Francesco Ferlaino, il primo magistrato ucciso in Calabria dalla mafia. "L'occasione per il ricordo di Ferlaino è importante, - ha aggiunto - ma è importante che questo ricordo non sia una formula vuota, ma sia l'occasione per un confronto, per una dialettica che sono poi il succo della democrazia".
Cinquant'anni e nessuna verità su quel delitto. "Posso dire che purtroppo - ha risposto Parodi - non è l'unico omicidio su cui non è stata fatta completa verità. Quindi è una situazione molto amara, si è cercato sicuramente ma non è l'unico caso, questo non è un motivo di sollievo, ma un motivo di preoccupazione. Il nostro auspicio è che sempre meno queste situazioni possano verificarsi perché invece chi lascia la vita per il suo lavoro, per il suo impegno avrebbe almeno diritto alla giustizia che invece in questo caso mi pare non sia stata riconosciuta. Quindi, grande amarezza e grande rimpianto. Almeno siamo qua a ricordarlo, questo è importante".
“Non è mai troppo tardi per poter ricordarsi dei nostri eroi civili”. Così dal canto suo il presidente del Tribunale di Lamezia Terme, Giovanni Garofalo. “E devo sempre anche dire - ha aggiunto - che nonostante molte volte noi ci sentiamo toccati, toccati nel vivo soltanto quando i fatti riguardano le nostre persone, le persone di noi vicine, in genere questo non va bene. Noi dobbiamo sempre comunque considerare queste persone, questi personaggi che sono morti nell'esercizio del proprio dovere come eroi civili che appartengono all'intera comunità nazionale e sovranazionale. In questo senso - ha proseguito Garofalo - noi ricordiamo oggi, si potrebbe dire nemo profeta in patria. Devo anche dire che al presidente Ferlaino mi legavano rapporti, così come la sua famiglia, di amicizia strettissima e purtroppo io quei giorni c'ero e ricordo perfettamente quell'episodio anche perché mio papà si recò immediatamente disperato sul posto. Quindi è un ricordo vivo che a distanza di 50 anni si perpetua. Ripeto però non è mai troppo tardi per parlare di mafia, per parlare di contrasto alla mafia. Noi parliamo e non siamo mai stanchi di poterne parlare. Altri però poi devono agire per poterci sostenere in questa battaglia che finalmente un giorno credo che sarà vinta”.
L'iniziativa è stata organizzata dall’Associazione nazionale magistrati del Distretto di Catanzaro. Tra i presenti, oltre ai familiari del giudice Ferlaino, tra i quali l’unica figlia ancora in vita Rosetta che ha scoperto la targa, il procuratore della Dda, Salvatore Curcio, il presidente del Tribunale di Lamezia, Giovanni Garofalo, il presidente della Anm di Catanzaro, Giovanni Strangis, il sindaco di Lamezia, Mario Murone e i vertici delle forze dell’ordine.
A. C.
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