Lamezia, "Cinema In Teatro": concluso primo mese di programmazione, il bilancio del Presidente de “I Vacantusi” Morelli

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Lamezia Terme – Si è da poco concluso il primo mese di programmazione della rassegna “Cinema In Teatro”, fortemente voluta dall’Ats formata da Ama Calabria, Teatrop e Vacantusi, artefici dell’agognato ritorno del grande cinema al Teatro Grandinetti, in sinergia con l’amministrazione comunale di Lamezia Terme. Quattro i film fin qui in cartellone, quattro pellicole in perfetto equilibrio tra cinema d’autore e classica commedia all’italiana che, in qualche modo, seppur con alterne fortune, sono riuscite nell’affatto scontato compito di riportare il pubblico in sala, in un periodo di forte crisi del settore. A far la parte del leone, con 240 spettatori spalmati su tre giorni, “Povere Creature!” di Yorgos Lanthimos, seguito dal Pieraccioni family friendly di “Pare parecchio Parigi” (120 su due), dal cinquantesimo lungometraggio di Woody Allen, tornato sul “luogo del delitto” con "Un colpo di Fortuna" (100 su due), e, infine, da “Succede anche nelle migliori famiglie” di Alessandro Siani, unico vero flop di questa prima tranche con appena 30 spettatori in due giorni di proiezioni. Si poteva fare meglio, certo, ma considerando tutte le variabili del caso (pellicole già uscite da tempo e date, spesso infrasettimanali, quasi obbligate dai distributori), lecito guardare al futuro con fiducia e confidare nel prosieguo di un “esperimento” che comunque andrà ancora avanti tra aprile e maggio. È questo, in linea di massima, il pensiero di Nico Morelli, presidente de “I Vacantusi” e direttore artistico della rassegna, intervenuto a Il Lametino per tracciare un bilancio di questo mese inaugurale: “Onestamente, considerando quanti chiedevano, a gran voce, la riapertura del cinema a Lamezia, mi aspettavo qualcosina in più, anche se ci sono un paio di discriminanti da valutare. Siamo partiti molto bene con “Povere Creature!”, ma sapevamo di andare sul sicuro, potendo contare non solo su un film trasversale e chiacchieratissimo, ma anche su un intero weekend di programmazione, l’unico di questo mese. Discorso diverso per Pieraccioni e Siani, tra l’altro due seconde scelte, capitate in turni infrasettimanali, nel caso del regista napoletano anche durante la settimana santa, aspetto che, secondo me, ha influito sulla scarsa affluenza al botteghino. In principio, puntavamo su altri due casi cinematografici come “Oppenheimer” e “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, ma, purtroppo, non siamo riusciti a trovare il giusto accordo con le case di distribuzione e avevamo necessità di chiudere la programmazione il prima possibile. Si tratta, comunque, di film che altrove hanno incassato abbastanza, ecco perché mi aspettavo una risposta differente. Certo, se osserviamo la situazione in altri monosala qui in Calabria, va detto che a noi è andata meglio”.

C’è da vedere il bicchiere mezzo pieno, insomma, anche perché il mese di aprile potrebbe avere in serbo diverse novità, alcune piuttosto interessanti, per rendere ancor più appetibili i film in cartellone: “Anche in questo caso – prosegue Morelli – partiremo con un film gettonatissimo, soprattutto fra i giovani, come “Tutti Tranne Te”, campione d’incassi un po’ in tutto il mondo, mentre a metà mese dedicheremo quasi un’intera settimana al nostro candidato agli Oscar, “Io Capitano” di Matteo Garrone, per il quale stiamo cercando di organizzare anche dei matinée per le scuole, data l’importanza delle tematiche affrontate. Molte hanno già dato la propria disponibilità, così come diverse associazioni che ospitano o si occupano di migranti che hanno vissuto esperienze analoghe a quelle raccontate nel film. Inoltre, stiamo lavorando per avere, ad almeno una delle proiezioni, Mamadou Kouassi, il ragazzo che ha ispirato la storia girata da Garrone. Insomma, l’obiettivo è quello di far crescere ancora di più il cinema a Lamezia, anche in termini di visibilità e risonanza mediatica”. Per farlo, però, sarà fondamentale avere innanzitutto un adeguato sostegno da parte del pubblico, che fin qui ha risposto al 50%, ma anche dell’imprenditoria lametina, cui il Presidente de “I Vacantusi” rivolge un accorato appello: “Sono diverse le realtà imprenditoriali lametine che hanno sposato la causa del cinema a Lamezia, ma speriamo di averne sempre di più, perché c’è bisogno del sostegno di tutti. Certo, un ruolo fondamentale lo avrà comunque il pubblico: è necessario che la cittadinanza si sforzi a venire al cinema, anche nel mezzo della settimana. Il successo dell’operazione, alla fine, dipende soprattutto da questo, e siamo aperti a qualsiasi tipo di suggerimento utile a migliorarci e consentirci di portare avanti questo percorso. Le tre Ats hanno fatto uno sforzo corale enorme per cercare di realizzare quello che sembrava un forte desiderio della città intera, ma per iniziare a valutare anche una programmazione invernale - conclude – la gente dovrà venire al cinema”.

Di seguito, i film in programmazione nel mese di aprile e una breve panoramica sulle pellicole di marzo:

Aprile 2024

4 e 6 aprile: “Tutti tranne te” (di W. Gluck)
12 e 13 aprile: “Wish” (di C.Buck e F. Veerasunthorn)
15, 16, 17, 18 e 19 aprile: “Io Capitano” (di M. Garrone)

Orari 17.00 – 19.00 – 21.00

I film di marzo

Povere Creature! (Y. Lanthimos, 2023)

Quattro Oscar (e un gran clamore mediatico) per l’ottavo lungometraggio del regista greco Yorgos Lanthimos, autore di un autentico manifesto in grado di andare oltre il femminismo, condannando, con la solita verve, ipocrisie e sovrastrutture socio-culturali universali, soltanto apparentemente legate a quell’età vittoriana ibridata con la sua variante steampunk. Un brillante j’accuse, camuffato da Bildungsroman, con cui scardinare  pregiudizi e preconcetti di un sistema quanto mai tossico, regolato da convenzioni sociali prossime al paradosso. C’è la distopia espressionista di Fritz Lang, la poetica goth di Tim Burton e il Frankenstein di Mary Shelley, ma c’è soprattutto una cifra stilistica in continua evoluzione, capace di raggiungere nuove vette immaginifiche attraverso l’ormai classica sublimazione del grottesco, affidata allo sguardo deformante di una Emma Stone da Oscar. Molto più di un’anti-eroina femminista, molto più di un semplice film. Probabilmente, il caso cinematografico dell’anno.

Pare parecchio Parigi (L. Pieraccioni, 2024)

Ispirato al “curioso caso” dei fratelli Michele e Gianni Bugli, che nel 1982 partirono con il padre malato in roulotte inscenando una fantomatica traversata direzione Francia, “Pare parecchio Parigi” è la quindicesima fatica dell’ex re della nuova commedia all’italiana, Leonardo Pieraccioni. Ex perché, dopo gli exploit degli anni ’90, il cinema dell’attore e regista toscano pare aver perso lo smalto necessario a generare quei cortocircuiti, anzi, quei “fuochi d’artificio”, capaci di segnare in modo indelebile un genere che forse non ha più granché da dire. I guizzi non mancano (psycho Ceccherini e madre in primis), ma si tratta di colpi di coda isolati, soffocati da una scrittura d’antan, per non dire cringe. Un finto road movie che, come il camper dei tre protagonisti, gira a vuoto senza mai arrivare a destinazione, assestandosi in una comfort zone fiabesca fin troppo stantia. Le premesse per un feelgood movie gradevole - e a tratti commovente - c’erano tutte, peccato solo sia subito finita la benzina. Nel caso di Pieraccioni, anche da un bel po’.

Un colpo di fortuna (W. Allen, 2023)

Presentato fuori concorso all’80esima Mostra del Cinema di Venezia, “Coup De Chance” è il cinquantesimo film di uno degli autori più prolifici e influenti del cinema americano, Woody Allen, al suo primo lungometraggio in lingua francese. Girato in un’incantevole Parigi autunnale, fotografata dal grande Vittorio Storaro, il film rappresenta l’ennesima incursione del regista newyorchese in territori già esplorati, seppur con toni (e risultati) differenti, in capolavori come “Crimini e misfatti” e “Match point”. Oscillando tra il solito Dostoevskij e un certo bovarismo, Allen offre una nuova variante delle tematiche a lui più care, inserite in un contesto meno plumbeo e pessimista, non distante, per certi versi, dal cambio di prospettiva inaugurato con “Irrational Man”. Il risultato è una black comedy dai risvolti sentimentali che riprende quasi pedissequamente tematiche e struttura di “Match Point”, rovesciandone però l’ideologia di fondo: il mondo, seppur dominato dal caso, non è più un posto privo di un reale senso di giustizia, e l’universo non è del tutto indifferente alla vita dell’uomo. Un Allen certamente minore, un po’ a corto di brillantezza soprattutto in quei dialoghi al fulmicotone divenuti un marchio di fabbrica, ma pur sempre godibile.

Succede anche nelle migliori famiglie (A. Siani, 2024)

Secondo film in appena un anno per Alessandro Siani, tornato a una comicità pura e abbastanza fisica in questa nuova commedia degli equivoci a sfondo familiare. Quasi un ritorno alle origini, considerando i suoi esordi da cabarettista, ma, si sa, il cinema è altra cosa. Perché gag, battute e trovate slapstick hanno bisogno di scelte registiche adeguate per conservare almeno parte del loro potenziale. Non che la vena di Siani sia particolarmente ispirata, sia chiaro, ma è proprio questo il principale difetto di “Succede anche nelle migliori famiglie”, troppo frammentario e confusionario per render giustizia ai suoi rari slanci comici, infilati random in un canovaccio che strizza l’occhio alle screwball comedy, senza possederne, chiaramente, la grazia stilistica, né di regia né di scrittura. Il comico napoletano, nonostante gli arditi riferimenti a Woody Allen nei titoli di testa, ne è probabilmente consapevole e decide di puntare forte su un umorismo facile ma stanco, forzato e talvolta infantile, tutto insulti in dialetto e svolte improbabili alla “Weekend con il morto”. E improbabili sono anche i suoi personaggi, spesso ridotti a semplici macchiette, a volte stereotipate, altre irrimediabilmente folcloristiche. Sicuramente il titolo più trascurabile del mese e, forse, dell’intera filmografia di Siani, vittima di una bulimia creativa assolutamente controproducente. Meglio riposare un po’.

Francesco Sacco

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