Lamezia Terme - Il maxi-processo "Rinascita Scott" scaturito dall'omonima inchiesta della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, è stato al centro della nuova puntata di “Presa Diretta", dal titolo “Processo alla ‘Ndrangheta”, il programma su Rai Tre condotto da Riccardo Iacona. Il giornalista, presente anche nell'aula bunker di Lamezia Terme, si è occupato di quello che è considerato il più grande processo alla 'ndrangheta dopo quello alla mafia siciliana. Alla sbarra oltre 400 imputati: dal boss Luigi Mancuso, ai Lo Bianco, Fiarè, Razionale, Gasparre, Patania etc., fino ai tanti colletti bianchi: professionisti, politici, imprenditori, rappresenti delle forze dell’ordine, legati alla massoneria deviata in rapporto con le cosche vibonesi e non solo.
L'inchiesta Rinascita-Scott è stata definita una sorta di "enciclopedia dell'universo mafioso calabrese". Con omicidi, traffico d'armi e di droga. L'inchiesta di Rai Tre si è occupata anche di come la 'ndrangheta si infiltra negli apparati della Pubblica amministrazione, nei Palazzi di giustizia dove trova terreno fertile per aggiustare anche i processi. Uno spaccato incredibile del potere che la mafia calabrese ha acquisito via via negli anni, corrompendo e dettando legge in tutti gli strati del tessuto sociale, economico e politico calabrese ma anche al di fuori dei confini regionali.
Durante la puntata è stata ricostruita l’inchiesta fin dal dicembre del 2019. Iacona ha incontrato Gratteri il quale ha ripercorso fin dai primi giorni il suo impegno a Catanzaro. “In questo ufficio c’erano fughe di notizie; ho chiuso le porte e messo ordine. Non siamo in un periodo normale, ma stiamo combattendo una guerra”. Ha evidenziato Gratteri. Nell’inchiesta televisiva, anche le sopraffazioni dei Mancuso sui proprietari dei terreni agricoli. Emblematica l’uccisione di Matteo Vinci. E poi usura, omicidi, droga, decine di casi di lupara bianca. E ancora le mani sui villaggi turistici di una delle zone più belle della Calabria a cominciare dal Villaggio Valtur di Nicotera Marina.
Un’intera provincia sotto la morsa della famiglia Mancuso e di altri “locali” di ‘ndrangheta che esercitano il totale controllo sul territorio. Un potere esercitato anche attraverso l’intestazione fittizia di beni. Nel processo Rinascita-Scott, su 224 parti offese, solo 46 si sono costituite parti civili. Un dato stigmatizzato da Iacona a testimonianza che la battaglia è ancora dura. Di “notevole rilievo”, il ruolo dell’ex senatore di Forza Italia, Giancarlo Pittelli “massone e uomo che fungeva da collante con i Mancuso”. E dei presunti rapporti col maresciallo della Dia Marinaro per avere notizie in anteprima sulle in inchieste.
Fari puntati poi sul ruolo dei pentiti, a partite da Andrea Mantella e sul racconto della faida che vedeva contrapposti i piscopisani, il clan dei Bonavota che volevano ribellarsi allo strapotere dei Mancuso. Un racconto, quello di Mantella che nel corso del processo di Lamezia, dovrebbe occupare qualcosa come 15 udienze, diventando così il perno centrale di tutto il procedimento.
Insomma, uno spaccato davvero significativo di come la ‘ndrangheta detiene il potere in Calabria, alternativo al potere democratico dello Stato ma in molti casi andando a braccetto con esso. In tutto ciò, l’invito fatto da Gratteri al momento degli arresti di “Rinascita-Scott” alla “società civile per il riscatto della Calabria e per occupare gli spazi che l’inchiesta ha liberato”.
A.C.
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