Dal banco di scuola all’Arma dei Carabinieri: il sogno di una studentessa di terza media dell’istituto “Rodari” di Soveria Mannelli

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Soveria Mannelli - Tredici anni e uno sguardo che va dritto al punto. Suedy Esposito non ha bisogno di tanti giri di parole, quando scrive, lo fa con sincerità, chiarezza e profondità. Per il suo esame di terza media – raccontano in una nota - ha scelto un tema personale, ma al tempo stesso capace di raccontare molto più di sé stessa, ha parlato di famiglia, di valori e di senso del dovere.

Cresciuta in un ambiente in cui la divisa non è solo un lavoro, ma una missione, ha osservato da vicino cosa significhi essere al servizio degli altri, ogni giorno, in silenzio. “Coltivo l’interesse per l’Arma dei Carabinieri da sempre – scrive – interesse scaturito da tradizione familiare.” Non è un’affermazione retorica, ma un’affermazione piena di rispetto e consapevolezza. “Quando cresci con un papà carabiniere, diventi un po’ carabiniere anche tu” – aggiunge. È forse in questa frase la chiave più autentica del suo racconto.  Il riconoscimento, profondo e spontaneo, di una quotidianità vissuta tra il rigore del mestiere e l’esempio silenzioso di chi lo svolge con dedizione. Suedy parla del mestiere del padre con delicatezza, ma anche con realismo, “con gli anni ho imparato a capire quanto sia difficile il mestiere di mio padre carabiniere.” Un’affermazione che rivela uno sguardo maturo, capace di cogliere la complessità e l’impegno che si nascondono dietro ogni gesto.

“Si cresce con forte senso di giustizia e del dovere che porta ad avere ideali molto alti” – scrive ancora. Ideali che, in Suedy, non sembrano astratti, ma già radicati e vivi. Non è un’ammirazione cieca, è un’adesione lucida, quasi naturale, a un sistema di valori trasmesso giorno dopo giorno. Nel suo elaborato, Suedy ha scelto anche di soffermarsi sul ruolo delle donne nell’Arma dei Carabinieri, riconoscendo con rispetto il contributo che, con professionalità e dedizione, esse portano ogni giorno all’interno dell’Istituzione. Un passaggio coerente con lo spirito del suo racconto, attento e consapevole. Suedy ha le idee molto chiare. In quelle righe, scritte forse con un po’ di timidezza ma tanta convinzione, si avverte tutta la fierezza di chi è cresciuto con dei punti fermi ben radicati. E quando conclude parlando di “colui che rappresenta il perfetto connubio di professionalità e umanità”, si capisce che sta pensando al padre, ma anche a ciò che lei stessa sogna di incarnare, un equilibrio fatto di fermezza e gentilezza, nonché di disciplina e cuore.

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