Soveria Mannelli - Nel bel mezzo della Calabria, sta per tornare il Festival del Lamento, giunto alla sua terza edizione estiva. Un rito collettivo, una festa di comunità, una rassegna culturale che esalta e irride il lamento e ci costruisce attorno un palinsesto di eventi che richiama da ogni parte d’Italia giornalisti, scrittori, musicisti, artisti e attivisti. Il Festival del Lamento gioca e riflette su una tipica abitudine calabrese – che in realtà appartiene a tutti gli esseri umani – trasformando i lamenti individuali in un’esperienza collettiva attraverso la condivisione pubblica e il coinvolgimento degli abitanti. Spa-tur-nà-ti è il tema che DEDA, Associazione di promozione sociale che organizza il Festival, ha scelto per il 2025: un aggettivo dialettale derivante dal latino - sine patre nati - che significa orfani, senza patria, per estensione, dannati. “Capita di sentirsi spaturnàti, a queste latitudini” dice Gaetano Moraca, ideatore del Festival del Lamento – “Di sentirsi figli di nessuno, dimenticati da chi dovrebbe occuparsi di noi. E così, a queste latitudini, abbiamo spesso iniziato a credere di essere dannati, di non meritarci niente, e abbiamo preso a viaggiare e a muoverci per dimostrare di valere qualcosa. Finendo per sentirci senza casa, senza patria, in posti lontani”.
Attorno a questo tema ruoteranno gli incontri del Festival del Lamento 2025, scanditi in tre momenti fissi che trasformano il Festival in un grande rito collettivo, antichissimo ma ancora attuale. Durante le Lamentazioni serali si scambieranno idee e ci si potrà lamentare pubblicamente attraverso talk e dibattiti; durante i Refrigeri ci si consolerà con cibi e bevande di conforto; gli Epicedi chiuderanno le giornate, con lo scopo di esorcizzare il lamento e le difficoltà della vita con musica, risate e danze.
Gli ospiti
Il programma è ricco di appuntamenti, tutti a ingresso gratuito, calibrati per cercare di intercettare l’interesse di differenti fasce di popolazione. Imperdibile sarà la testimonianza della giornalista e scrittrice Francesca Mannocchi (2 agosto, ore 18:30) che racconterà alcune tra le storie delle persone che ha incontrato durante i suoi reportage. Donne abbandonate, uomini feriti, bambini indifesi: voci e lamenti che paiono lontani ma che, oggi più che mai, in questo mondo dilaniato, abbiamo il dovere di ascoltare (anche per guardare con la giusta lente le nostre minuscole lamentele). Attesissimo è anche il poeta e paesologo Franco Arminio (3 agosto, ore 22) con le sue letture e suggestioni da posti sempre più vuoti – i paesi delle aree interne italiane - ma ancora incredibilmente pieni. Di paesi svuotati si parlerà anche nell’incontro dal titolo SPOPO-LAMENTI, con le docenti Manuela Stranges e Sabina Licursi dell’Università della Calabria, e Carmelo Traina di Questa è la mia terra e io la difendo! movimento siciliano che si batte per il diritto a restare, e Angela Maria D’Amelio di Casalina, associazione pugliese che pratica l’agricoltura sintropica grazie alla collaborazione tra comunità locale e lavoratori migranti. Lo spettacolo Stuporosa del coreografo Francesco Marilungo (4 agosto, ore 19) – Premio Ubu 2024 – chiuderà il Festival mettendo in scena, attraverso i corpi delle danzatrici e le performance musicali di Vera Di Lecce, la ritualità e le movenze tipiche del pianto e del lamento funebre indagato da Ernesto De Martino più di mezzo secolo fa.
E poi ancora: lo stand-up comedian Davide Calgaro (2 agosto, ore 22) racconterà le peculiarità e i lamenti della Gen Z; il concerto inaugurale del Conservatorio di Musica “S. Giacomantonio” di Cosenza, quello di chiusura a cura di Felice e Conflenti, il ritmo dei dj Mdee e Mattia Roperti; laboratori di ceramica, cestini e pasta fresca; la tavolata conviviale dell’ultima sera offerta dal Festival. Insomma, una grande festa di comunità, un'occasione perfetta per trasformare lamenti privati in lamenti condivisi, alleggerirsi del loro peso e godere di quei generi di conforto a cui si può attingere solo attraverso la vicinanza e lo scambio con gli altri. Un esercizio di compassione, per rifuggire da quel modello di società che ci vuole performanti e affamati di successo a qualsiasi prezzo, anche a costo di lasciare indietro chi parte da una condizione di svantaggio e che, magari, lamentandosi sta chiedendo aiuto. Il Festival del Lamento, patrocinato dal Comune di Soveria Mannelli, è un progetto finanziato con risorse PAC 2014/2020 Asse VI Azione 6.8.3 della Regione Calabria e sostenuto da GAL dei Due Mari, Fondazione Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, 8x1000 della Chiesa Valdese. Sponsor tecnico Arti Grafiche Cardamone, con la collaborazione di A Mano Libera e Funny Island.
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