Lamezia Terme - Una palazzina sita in un’anonima ma abbastanza riconoscibile città calabrese, e cinque inquilini, che diventeranno i protagonisti di una trama neorealista a base d’amore, violenza e inquietudine: è “Condominio Calabria”, il nuovo romanzo di Antonio Cannone, giornalista, saggista e scrittore lametino, che ancora una volta si mette alla prova con una storia che usa l’immaginazione per dire la verità.
Ne hanno discusso con lui al Chiostro Caffè Letterario il sociologo Claudio Cavaliere e l’avvocato Luigi Muraca, in un dialogo a tre voci che ha messo in luce i vari aspetti del romanzo edito da Pellegrini che va ad aggiungersi all’ormai lunga serie delle pubblicazioni dell’autore. Un lavoro, questo, che sceglie la veste del romanzo proprio “per avere più libertà nel dire cose vere, che tutti sanno, che so anch’io, pur senza avere documenti che siano prova o indizio certo”, spiega l’autore, “lasciandole a volte semplicemente intuire. Quando ci sono i documenti lì si può usare la forma del saggio, dove tutto è più semplice, come ho fatto nel lavoro sui coniugi Aversa: in quel caso basta citare quelli e hai gioco facile”.
Meno facile descrivere il mondo che si agita in questo romanzo, dove diversamente che nel precedente “aMalavita”, viene descritta non solo la ‘ndrangheta di basso rango, ma anche quella dei colletti bianchi, e si indagano più profondamente i nessi con la politica e con l’imprenditoria. Ѐ la “zona grigia” dei “servitori volontari”, come li definisce Muraca: quelli che non delinquono per fame o per mancanza di lavoro ma fanno clientelismo per pura sete di potere. “Dire le cose come stanno, nonostante siano sotto gli occhi di tutti, non è facile” ammette Cavaliere, e forse non è facile proprio per quello. Così un condominio – dove per antonomasia nessuno sa niente di nessuno ma tutti sanno tutto di tutti – diventa l’immagine simbolo di un’intera regione. Un’immagine forse amara, ma nella quale s’intravede sempre un barlume di speranza, perché, spiega ancora l’autore, “chi ha fatto la scelta di restare ha il dovere di lottare: per le nuove generazioni, per cambiare le cose in un futuro possibile”.
Questa lotta l’autore la conduce ogni giorno con il suo mestiere di giornalista. “Io sono fortunato”, dice, “scrivo per un giornale libero, con un editore che rispetta il mio lavoro. Ma non tutti i miei colleghi hanno la stessa fortuna, e servirebbero più tutele”. Spoiler sulla trama del libro? Solo uno: la storia d’amore sospesa fra la donna del boss e il protagonista, che la salverà dal suo destino da serva di un uomo che vive barricato in casa per paura di morire assassinato. Tutti da svelare gli altri personaggi, per una storia che come sempre non deluderà le aspettative.
Giulia De Sensi
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