
Lamezia Terme - A Lamezia torna l’incubo del racket delle estorsioni. Gli ultimi episodi vanno tutti in questa direzione, tanto che per domani è stato convocato dal prefetto il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Non accadeva da tempo. Anche se, in verità, solo i “ciechi”, e chi si gira volutamente dall’altra parte e fa finta di non vedere, sa che la criminalità comune e organizzata, è “viva e vegeta”. Chi parla di mafia spesso viene snobbato, in alcuni casi deriso. Ma si sa che Lamezia è una città dal tessuto economico ricco, se pur fra tante contraddizioni. Vero è che i dati che riguardavano il Reddito di cittadinanza parlavano di oltre seimila percettori e che i disoccupanti si aggiravano e si aggirano ancora intorno alle 12mila unità; ma è altrettanto vero che in città “spopolano” i Suv, le auto di grossa cilindrata di marchi prestigiosissimi, e in tanti non si spiegano come mai è presente un tenore di vita così elevato. Così come è evidente l’uso e il consumo di droghe e alcol, con adolescenti che finiscono al Pronto soccorso in coma etilico. Il consumismo ormai sempre più sfrenato che denunciava Pasolini, del quale ricorre il cinquantesimo anniversario della sua uccisione, ha prodotto e produce tutto ciò. Mercato della droga in mano alle cosche con l’aggiunta di nuovi proseliti appartenenti a gang di albanesi, nigeriani e altri. Lamezia non sfugge a questa situazione.
Le cosche, nonostante le operazioni e gli arresti, evidentemente tentano di riorganizzarsi e gli ordigni di questi giorni sembrano andare in questa direzione. Si confida nel lavoro delle forze dell’ordine e, come sollecitato dall’Associazione Antiracket, nella denuncia dei commercianti soggetti a “pressioni” e vessazioni. Il resto lo devono fare i cittadini, anche se stanchi e a volte assuefatti e rassegnati; la classe politica che deve avere il coraggio di non scendere a compromessi, di non farsi “corrompere” quando si amministra la Cosa pubblica. Perché si sa, la mafia è subdola e sa infiltrarsi nei gangli del potere, lo fa con giacca e cravatta, col sorrisino, i baci e le pacche sulle spalle. La stessa mafia che entra nelle istituzioni con propri rappresentanti. La stessa mafia che si macchia di delitti, gli stessi colletti bianchi che usano gli scagnozzi che mettono le bombe, che chiedono le tangenti. Gli appelli dei partiti e delle Associazioni devono avere il giusto seguito e scuotere le coscienze prima che Lamezia torni agli anni bui delle “guerre” e del terrore per le strade.
Antonio Cannone
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