"Acquafredda, la montagna dimenticata di Lamezia": la riflessione di Francesco Bevilacqua

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Lamezia Terme – Francesco Bevilacqua, avvocato per professione, camminatore, scrittore e giornalista, racconta un angolo spesso dimenticato della città: la montagna sopra Acquafredda.

“Vado spesso a camminare, anche solo per mezza giornata di tempo, sulle montagne sopra Acquafredda, una frazione di Lamezia Terme semi-spopolata (il Governo direbbe, con il linguaggio usato nella nuova Strategia Nazionale per le Aree Interne: in “spopolamento irreversibile”), a 900 metri di quota, appollaiata come un nido d’aquila sotto il Monte Mancuso, di fronte al Golfo di Sant’Eufemia. Oggi ci ritorno, per misurare la resistenza di una delle mie caviglie che fa le bizze da un po’ di mesi e mette in discussione una delle attività che più amo. E che rappresenta il mio antidepressivo naturale. Tutto ho in testa, dunque, fuorché guardare un paesaggio che per quanto bello mi è ormai familiare. Ma, salendo lungo la strada che dalle Terme di Caronte s’inerpica, con una serie di tornanti, sulle pendici del Monte Sant’Elia, lo sguardo è attratto dai fianchi della strada insolitamente ripuliti dall’erba e dagli arbusti che la stritolano. La cosa mi sorprende perché in tanti anni non era mai accaduto. E dire che tutta la zona, d’estate è sempre stata martoriata dagli incendi che partono quasi sempre proprio dalla strada. Ne resta il segno sui rimboschimenti di pini ormai quasi tutti bruciati e pericolosamente in bilico. Ma c’è anche un’altra ragione per la quale mantenere pulita questa strada è importante. Si tratta di una strada eccezionalmente panoramica. Salendo, ma soprattutto scendendo, ad ogni curva si aprono visuali “aeree” da mozzare il fiato: sul Golfo, sulla Piana e perfino dell’Istmo di Marcellinara sino al Mar Ionio. E quando l’aria è tersa e pulita si possono traguardare Serre, Aspromonte e Sicilia. Per molto meno, altri luoghi simili sono divenuti icone del paesaggio calabrese. Vedasi, ad esempio, il Monte Sant’Elia a Palmi. Sfiliamo al mattino presto fra le case di Acquafredda: un misto di vecchie case abbandonate, di case nuove e ben tenute di qualche “eroe” che ha deciso di restare, di case con sovrapposizioni pittoresche tipiche dell’architettura modernista calabra. Gli abitanti sono in gran parte anziani ed adulti, ma in questo periodo dell’anno, in agosto, diversi emigranti sono rientrati per le ferie. E vedo ragazzi per le stradine del villaggio. Il paese guarda l’alba sorgere da dietro i rilievi del Reventino: uno spettacolo unico, cui ho assistito diverse volte ed al quale ho fatto assistere amici increduli".

G4243.-Reventino-Mancuso.-I-Faghi.-Ph-S.-Guzzi_c0e58.jpgReventino - Mancuso. I Faghi (Foto di S. Guzzi)

Proseguiamo lungo la strada che va verso altre frazioni dell’ex comune di Sambiase: Telara, Vallericciarda etc. I fianchi ripuliti proseguono anche sulla deviazione a sinistra che serve per passare nel comune di Gizzeria, alla frazione di Prisa, o per salire sotto Monte del Greco. La cosa mi sorprende ancor di più, perché è esattamente quello che avrei fatto anch’io se fossi stato un amministratore. Proprio in questo breve tratto, infatti, vi sono tre diversi punti panoramici dai quali si aprono panorami incomparabili. Solitamente d’estate su queste “viste” arrivano solo le fiamme, tant’è l’intrico della vegetazione. Iniziamo a camminare potendo godere di amplissime visuali. A quel punto invio messaggi al sindaco ed al funzionario della Multiservizi (la società in house che gestisce il servizio) per ringraziare a nome dei cittadini di Lamezia. Che però, in gran parte, ignorano il tesoro che vi è ad Acquafredda e pensano che per godere di cose simili occorra andare, chessò, su qualche altura vicina al mare della Costa Azzurra. Ma non basta. Perché giunti al terzo belvedere, possiamo salutare alcuni esemplari giganteschi di faggi miracolosamente sopravvissuti ai tagli e al fuoco. E poi proseguire per ore fra meravigliosi boschi di pini, abeti e faggi e, con un magnifico percorso ad anello, circumnavigare le cime del Monte Mancuso. Questa storia è paradigmatica di quanto accade in Calabria, una regione nella quale la maggior parte degli abitanti, soprattutto i giovani – i quali hanno come unica idea fissa quella di partire - pensa che non vi sia nulla per cui valga la pena di restare, battersi, creare tutela del patrimonio culturale ed ambientale, produrre anche attività economiche. E questo difetto di conoscenza incide anche sulla qualità delle amministrazioni pubbliche che, nella gran parte dei casi, non conoscono il valore del territorio e perciò non ne hanno cura. La strada di Acquafredda e la montagna di Lamezia dovrebbero essere, insieme a molto altro, fiori all’occhiello della città. Come tutto ciò che in Calabria è bello, importante, prezioso. Ora, qui, c'è da fare il lavoro più difficile: completare l'opera di ripulitura per rendere interamente fruibili i tre punti panoramici; pensare anche a come creare delle “viste” più ampie sul lato a valle della strada eliminando le montagne di rovi ed arbusti (solo in pochi punti) che la soffocano; mettere dei cartelli stradali adeguati; far capire alla gente che abita ad Acquafredda ed a tutti i cittadini di Lamezia che quei luoghi valgono e sono una miniera a cielo aperto e che non servono solo a far legna, a incendiarli o a piazzarci delle pale eoliche”.

 Reventino-Mancuso.-M.-del-Greco.-Ph-F.-Bevilacqua_c8fae.jpgMonte del Greco (Foto di F. Bevilacqua)

   

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