Lamezia Terme – “Quanto vale la salute di un calabrese? Un voto! Ma forse di meno”. Questo quanto emerso durante il dibattito che si è tenuto in occasione della presentazione del libro di Santo Gioffrè “Tutto pagato - Il saccheggio della sanità calabrese raccontato da chi lo ha scoperto” a Lamezia Terme, sabato 27 settembre nel Laboratorio Cerra. Ad introdurre Rosella Cerra della Rete Civica Meridionale. Con Santo Gioffrè hanno dialogato Pasquale Motta, giornalista di La Novità Online e Daniela Primerano dell’Osservatorio Civico “Città Attiva” di Vibo Valenzia, che stanno seguendo con particolare attenzione la vicenda di Santo Gioffrè e della sua denuncia sul saccheggio della sanità in Calabria. Antonella Bongarzone direttrice della Casa Museo Gullo che ha patrocinato l’evento, ha fornito elementi di confronto sulla questione sanitaria partendo proprio da Fausto Gullo, uno dei padri Costituenti.
Un incontro a più voci che, raccontano: “ha coinvolto il pubblico con racconti di esperienze personali di malasanità e di emigrazione sanitaria. Un tema fortemente sentito dai calabresi, costretti puntualmente a dover scegliere se curarsi o mangiare, se curarsi in Calabria o in Lombardia. L’emigrazione sanitaria costa. Costa ai calabresi e costa alla Calabria. Un doppio costo che pesa sull’economia della regione. Circa 300 milioni all’anno. Ma il Sud in generale paga anche per una sbilanciata ripartizione dei fondi nazionali sulla sanità. Quanto vale la salute di un meridionale? “Un voto!”. Ma forse anche di meno. Si confrontano i dati. Dati che potrebbero anche peggiorare se passasse di fatto l’autonomia differenziata. Li evidenzia la Primerano: la Calabria per raggiungere i LEA riceve pro-capite meno 264 euro rispetto all’Emilia Romagna (nonostante siano entrambe Regioni a statuto ordinario), quindi in totale 475.200.000 euro in meno ogni anno da investire nella sanità. Per cui la Calabria ha 12.600 addetti alla Sanità in meno rispetto alla Liguria e 2.160 posti letto in meno rispetto al Piemonte. In Calabria ci sono 119 addetti sanitari ogni diecimila abitanti, contro i 208 di Bolzano o i 183 dell’Emilia-Romagna. I posti letto ospedalieri si fermano a 33 ogni diecimila abitanti, mentre in Piemonte sono 45 e in Lombardia 41. La spesa sanitaria pro capite si ferma a 2.124 euro, quasi 750 euro in meno rispetto a Bolzano e 264 euro in meno rispetto all’Emilia Romagna, che è a statuto ordinario come la Calabria”.
“Puntare tutto sulla sanità”. È stato questo il suggerimento di Santo Gioffrè a Pasquale Tridico. Lo ha affermato nel suo intervento. “La sanità è fondamentale. Perché da questa dipende anche l’aspettativa di vita. Nel Sud ci si ammala prima e ci si cura di meno. I dati parlano chiaro e sono impetuosi. Un diritto negato quello di curarsi in Calabria. Per un sistema “malato” che legittima un sistematico scippo di risorse che dalle ASP vanno alle multinazionali del farmaco e a strutture sanitarie private. I buchi e le voragini aumentano. Il Piano di rientro non rientra. Eppure, vi sono regioni che hanno i nostri stessi numeri. Ma non sono in Piano di rientro, o ne sono già usciti. Ma allora cosa non funziona? Chi ci guadagna a mantenere questo stato di cose? E perché negli anni sono state legittimati e sottaciuti i doppi e tripli pagamenti? Risorse sottratte che hanno aggravato il debito sanitario della regione. Gestiti da agenzia di “riscossione”, tecnicamente definite “banche di factory”. Queste rilevando i debiti dell’enti pubblico, tramite ingiunzione nei tribunali “intimavano” i pagamenti, senza poi di fatto lasciare traccia. Con documenti assenti, spariti e bruciati ci si poteva dunque ripresentare all'incasso. Bilanci quindi inesistenti o impossibili da pareggiare. Eppure, nessuna effettiva indagine, o interrogazione parlamentare, è ancora stata fatta. Mentre per “denunciare” sia la nomina che il lavoro fatto da Gioffrè in qualità di commissario dell’ASP di Reggio Calabria e di ostacolarne l’operato, l’interrogazione parlamentare fu fatta dall’allora parlamentare del M5S Dalila Nesci. La domanda che ancora ci si pone è quale fosse il suo reale interesse a bloccare Santo Gioffrè. Anche le bollette ultramilionarie dell’energia pagate dall’ASP di Reggio Calabria. Spropositate e raddoppiate. A riscuotere la BFF Bank”.
Il richiamo lo fa la Cerra. “Si riferisce - prosegue la nota - alla denuncia riportata nel libro di Michele Tripodi “Non sono nessuno”, presentato nel mese di dicembre nel Laboratorio. Qui si tratta del “regime di salvaguardia” e del “fattore omega”. È una sanzione che pagano i Comuni e gli Enti in morosità sui pagamenti delle bollette. Le regioni del Mezzogiorno hanno storicamente il valore più alto. E così una bolletta di 24 milioni di euro è arrivata alla stratosferica cifra di 46 milioni di euro. Pagata con l’intervento di una società di factoring, la BFF Bank Spa. Con delibera n. 1135 del 12.12.2023, quasi due anni fa. Sul sito si trova tutta la documentazione. Si legge nella premessa: «nel corso degli ultimi mesi del corrente anno 2023, anche a seguito della “circolarizzazione” dei crediti operata da BFF, tra le Parti si sono susseguiti incontri finalizzati alla riconciliazione dei crediti sussistenti in capo a BFF, quale relativa cessionaria per averli acquistati da una serie di società fornitrici, nei confronti dell’ASP». Nella delibera sono elencati anche i fornitori. Enel Energia, Hera Energia, Eni Gas e Luce. Oltre le immancabili multinazionali del farmaco. “Tutto pagato” anche in questo caso, senza battere ciglio o provare a fare ricorso. Già, ricorso. Perché magari si poteva e si doveva fare. Michele Tripodi, in qualità di sindaco di Polistena, a fronte di un preteso pagamento di 800 mila euro avanzato da una banca di factoring per il regime di salvaguardia, quindi relativo solo alla fornitura di energia elettrica, è riuscito ad ottenere l’abbattimento della cifra di circa l’80% pagando circa solo 60.000 euro”.
La Rete Civica Meridionale, ricordano infine: “in occasione del rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria ha lanciato un appello ai candidati per la sottoscrizione di un appello, costituito da dieci punti sintetizzati in un decalogo. Al quarto punto ci chiede l'impegno proprio di "Chiedere la modifica dei criteri di ripartizione del fondo sanitario nazionale e il superamento dei piani di rientro che stanno uccidendo la sanità meridionale e contestualmente impegnarsi per il pieno funzionamento della sanità pubblica". A sottoscriverlo 36 candidati, fra cui i candidati a presidente Pasquale Tridico e Francesco Toscano. Con l'augurio di entrare in Consiglio, ci si aspetta che porteranno avanti anche questa rivendicazione”.
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