Operazione "Boccaccio", fiumi di denaro da Lamezia alla Svizzera: "Sistema di riciclaggio spregiudicato"

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Lamezia Terme - “Deve apprezzarsi la spregiudicatezza di Arpaia e Del Gaudio nell’accumulare, occultare e trasferire ingentissime somme di denaro, in Italia e all’estero, anche avvalendosi di numerosi soggetti terzi, da trasportatori a professionisti”. È quanto scrive il gip nelle oltre 80 pagine dell'ordinanza che ha portato all’arresto, tra gli altri, dell'imprenditore di Lamezia Terme Claudio Arpaia, 57 anni, a capo di un’azienda leader nella progettazione e nella fornitura di contenitori in vetro per la conservazione degli alimenti e di sua moglie Annamaria Del Gaudio. I coniugi Arpaia, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbero messo in piedi un articolato sistema di autoriciclaggio insieme a un consulente finanziario milanese e a un imprenditore del Trentino. 

Autoriciclaggio e non solo

Ma Arpaia e Del Gaudio sono finiti sotto inchiesta, non solo per autoriciclaggio ma anche per esibizione di atti falsi. Avrebbero dichiarato all’Agenzia delle entrate di avere ereditato dalla madre di Arpaia la somma di mezzo milione di euro. Un’informazione che secondo gli accertamenti degli inquirenti non corrisponderebbe al vero ma che sarebbe il frutto di evasione dell’Iva. Secondo l’accusa marito e moglie avevano impiegato parte della somma ricavata dalla presunta evasione dell’Iva (230mila euro) per l’acquisto di un immobile a Lamezia Terme da parte della società appositamente costituita “Luxe Srls” e un’altra parte del denaro (250mila euro) alla Società Francesco Arpaia srl. Operazione che per gli inquirenti sarebbero state compiute “per ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa della somma”.

I soldi trasferiti in Svizzera

Claudio Arpaia e Annamaria Del Gaudio con i suggerimenti del consulente finanziario milanese Armon Rossi avrebbero costituito la Unboh Sagl, una società di diritto svizzero “intestandone fittiziamente le quote ad Armon Rossi”. Sempre secondo l’accusa, gli stessi coniugi avrebbero consegnato una somma di almeno un milione di euro in denaro contante di “provenienza illecita” allo stesso Rossi “incaricandolo del trasporto materiale dall’Italia alla Svizzera e del successivo accredito sui conti correnti elvetici intestati alla Società Unboh Sagl”.

L’albergo a Pinzolo

Al vaglio degli inquirenti anche la posizione di un altro imprenditore, il trentino Mauro Armani. Quest’ultimo in concorso con Rossi – secondo l’ipotesi accusatoria – avrebbe impiegato il denaro nell’acquisto di un immobile, a Pinzolo destinato alla Società Selecta Srl per l’esercizio di attività di impresa alberghiera, “mediante operazioni idonee ad ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro”.

B.M.

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