Cortale, convegno su Andrea Cefaly e Risorgimento

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di Pasquale Allegro

Cortale, 12 agosto 2011 - Si è svolto nei giorni scorsi, presso il palazzo Cefaly-De Rinaldis, il convegno “Andrea Cefaly e i garibaldini cortalesi”, curato dal circolo culturale “A. Cefaly” e patrocinato dall’amministrazione comunale di Cortale, in occasione dell’esposizione della tela ad olio “La  Battaglia di Capua”, nota anche  come “La Campagna del Volturno”, dell’artista-patriota cortalese. L’opera, commissionata da Vittorio Emanuele II nel dicembre del 1860 per commemorare la vittoriosa battaglia, sarà esposta  al pubblico da lunedì 8 agosto per gentile concessione della Pinacoteca civica di Reggio Calabria. Andrea Cefaly (Cortale 31 agosto 1827 - 4 aprile 1907) – pittore, scultore, poeta, patriota e uomo politico - prese parte attivamente ai moti antiborbonici, militando al seguito di Giuseppe Garibaldi e lasciando il segno del proprio impegno, non solo artistico, all’interno dello scenario della battaglia sul Volturno, di cui il quadro di grande valore che ne immortala il topico momento. Ritornato a Cortale, fondò qui una Scuola di Pittura, facendosi portavoce di un’idea artistica che sublimasse il pensiero risorgimentale fortemente legato  al clima culturale della seconda metà dell’ottocento. Con compiutezza ideale ed insuperabile tecnica e fantasia, l’artista riuscì nell’intento di proiettare su tela lo spirito del tempo, attraversato dalla frenesia di costruire la tanto bramata identità nazionale.

Il convegno, la cui atmosfera è stata impreziosita dagli stacchetti musicali eseguiti con chitarra classica e tromba dai componenti de “Il due di lusso” Franco Suppa e Luca Tolone, è stato introdotto dall’entrata trionfale dei costumi incantevoli di piccoli e teneri garibaldini e dai saluti del sindaco di Cortale, Francesco Scalfaro, il quale, ricordando il prezioso contributo dato dal Sud alla formazione dello stato unitario e alla costituzione dell’identità nazionale, ha invitato i giovani a “riflettere sui sacrifici patriottici, a difendere la Costituzione e la bandiera, e a lottare contro chi desidera la secessione”. Dello stesso avviso Simona Papaleo, l’assessore alla cultura del comune di Cortale, che ha sottolineato l’importanza della cultura memoriale e “la massima disponibilità dell’assessorato verso le associazioni” che, al pari del Circolo culturale “A. Cefaly”,  si fanno carico di restituire lustro al patrimonio artistico e culturale della propria realtà.

“Cefaly fa ricordare nel mondo Cortale”, è iniziata così la relazione della dott.ssa Giovanna Brigandi, direttrice della Pinacoteca Comunale di Reggio Calabria, ed è continuata ricordando quanto l’artista cortalese fosse impegnato a valorizzare la ridente e vivace cittadina collinare della Calabria. Un rinnovo sociale che lo ha visto protagonista di una “rivoluzione da compiere attraverso idee politiche, sociali e artistiche”, la cui più grande conquista è stata “l’aver condotto l’arte ad essere monito”. Da qui il riferimento all’opera in visione, quella Battaglia di Capua che vide il nostro compatriota parte attiva, soldato quanto artista, la cui stessa mano che là colpo feriva qui riportava bellezza e colori. “E come dunque non soffermarsi – ha puntualizzato l’esperta - sulle doti tecniche alquanto eccelse del Cefaly” quel suo essere “ottimo ritrattista”, quel suo saper restituire al fruitore dell’opera “il carattere reale della figura rappresentata?”. Della Battaglia la direttrice ha invitato a cogliere “la verosimiglianza della scena”, come se da quei “paesaggi sconvolti e quelle membra divelte” si potesse veramente udire le grida dei feriti. “E’ questo - ha continuato la relatrice - il tratto peculiare dell’artista: riproduceva scene di vita offrendo l’illusione del reale mai uguale”.

Da un’analisi, per così dire, squisitamente tecnica, si è passati poi ad una relazione che ha avuto tutto il sapore di un’esegesi storica allorquando ha preso la parola il Prof. Francesco Soverina, direttore dell’Istituto campano per la storia delle Resistenza e dell’età contemporanea. Pertanto il suo è stato un invito a riflettere sulla figura di Cefaly come figura storica e non solo artistica. Come da previsione, dunque, il discorso verteva principalmente su accenni di storia borbonica, visto che il convegno era tutto incentrato sulla figura e la storia di un garibaldino calabrese. La maggioranza in sala, filo-risorgimentalista, seguiva estasiata l’appassionato excursus dello studioso.

E gli applausi si son fatti scroscianti quando il professore ha denunciato “i tentativi di rivisitazione del passato, ricorrendo a mistificazioni,” da parte di alcuni gruppi politici – e qui non ci vuole tanto a cogliere nella Lega Nord il riferimento principale – e di alcune correnti storiografiche, “in questa fase contrassegnata da continui attacchi nei confronti dell’Unità”. Di tutt’altro avviso, e di diverso tono, l’intervento del terzo ed ultimo relatore del convegno, il prof. Ulderico Nisticò, saggista e storico calabrese noto negli ambienti culturali per essere propugnatore di tesi revisioniste, del tipo: “Dal punto di vista economico si stava meglio durante il dominio borbonico che dopo l'Unità d'Italia”.

“La storia – ha sostenuto il saggista – deve essere sottoposta a revisione, per cercare di comprendere nella maniera migliore i fatti che la caratterizzano nelle sue variegate sfaccettature”. Si comincia a cogliere qualche mormorio in sala; i parenti dell’artista garibaldino vogliono difendere la memoria e l’impegno del proprio avo. Si è nel vivo del dibattito: da una parte – a dire il vero quasi tutti in sala, compresi gli altri relatori – ci sono i sostenitori dei rivoluzionari garibaldini assetati di libertà, giustizia e fratellanza patriottica contro gli oppressori borboni, dall’altra si trova il pensiero “provocatore” del prof. Nisticò,  coperto dal brusio dei presenti, teso a sostenere “quanto sia faziosa la retorica risorgimentalista basata sulla storiografia ufficiale scritta dai vincitori, dunque inevitabilmente deformata”. Il dibattito ha ormai raggiunto il livello di una zuffa dialettica, tant’è che il professore ha dovuto arrendersi all’evidente opposizione dei presenti, accorsi numerosi ad un convegno che ritenevano, a torto o a ragione, dovesse essere soltanto la celebrazione di un compaesano illustre e la conseguente esaltazione dell’unificazione garibaldina. Il microfono abbandonato dal prof. Nisticò veniva prontamente impugnato da Domenico Simonetta, presidente del circolo intitolato all'artista, il quale ha cercato di stemperare gli animi appellandosi al sacrosanto diritto della libertà di opinione e di parola. Un ultimo stacchetto musicale, l’Inno di Mameli. Tutti in piedi, mano sul petto. Il prof. Nisticò è scomparso tra la folla, lo “straniero” se n’è andato, l’Italia è unita, il Risorgimento è salvo. Ma se è vero, com’è vero, che La Battaglia di Capua di Andrea Cefaly è un quadro meraviglioso e che, come scrisse Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”, allora forse su questo principio unitario quella sera si era tutti un po’ d’accordo.

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