Lamezia: Duplice omicidio Decollatura, avvocati vittime chiedono massima pena e risarcimento danni

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Lamezia Terme – Continuano le udienze per il processo a Domenico e Giovanni Mezzatesta, padre e figlio, accusati di aver ucciso Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio. Il delitto si consumò il 19 gennaio 2013 a Decollatura, all’interno del “bar del Reventino”.  Dopo l’udienza scorsa, in cui il Pubblico Ministero Domenico Galletta aveva chiesto per entrambi l’ergastolo, oggi è stata la volta di due dei legali delle famiglie costituitesi parte civile: l’avvocato Andricciola per i familiari di Iannazzo e l’avvocato Larussa per quelli di Vescio.

Entrambi hanno confermato la richiesta della massima pena per gli imputati, già formulata dal Pm, aggiungendo anche il risarcimento danni per le famiglie delle due vittime. Per entrambi gli avvocati è certa la premeditazione, tesi avvalorata dal fatto che sia Domenico che Giovanni Mezzatesta si presentano armati all’incontro e dimostrano un’estrema lucidità: il video delle telecamere a circuito chiuso del bar, infatti, comprova quando già detto dal Pm e dai legali delle due famiglie. Per quanto riguarda Giovanni Mezzatesta, nonostante le telecamere non lo riprendano effettivamente premere il grilletto per sparare alle due vittime, la sua posizione sarebbe comunque compromessa e si tratterebbe di concorso in omicidio perché sarebbe palese la sua volontà omicidiaria partecipando a tutte le fasi del delitto. Secondo l’avvocato Andricciola, infatti, Giovanni Mezzatesta non avrebbe sparato solo perché la sua pistola si sarebbe inceppata e oltre a questo particolare, anche l’avvocato Larussa concorda che ci sia una lucidità nell’uomo, comprovata dal fatto che darebbe un calcio a Giovanni Vescio mentre questo è già a terra. Oltre a questo ci sarebbe il racconto di un testimone che avrebbe visto Giovanni Mezzatesta fare un cenno al padre come se avesse voluto dare il via alla sparatoria.

A questo poi si aggiungono le due lettere inviate dal latitante Domenico Mezzatesta e che sono state messe agli atti del processo. Secondo entrambi i legali le due missive sarebbero solo una strategia difensiva e quello che viene raccontato nel loro contenuto non troverebbe riscontro nelle carte. Secondo Domenico Mezzatesta i due giovani assassinati sarebbero stati i mandanti dell’attentato di qualche tempo prima a suo figlio, mentre per l’avvocato Andricciola, Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, con la loro attività imprenditoriale, avrebbe dato fastidio a Domenico Mezzatesta. Le lettere, inviate dalla sua latitanza, dimostrerebbero, secondo gli avvocati, oltre alla lucidità di Domenico Mezzatesta, anche quanto lui voglia alleviare la sua posizione e quella del figlio, tentando di scagionarlo. La prossima udienza, davanti al giudice Carlo Fontanazza, è fissata al 14 febbraio con le discussioni degli altri legali delle famiglie, gli avvocati Canzoniere e Gallo; il 15 discuterà l'avvocato Veneto e per ultima la difesa, con la discussione dell'avvocato Pagliuso il 28 febbraio.

C.S.

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