Vibo Valentia - I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza e del R.o.s. stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare a carico di componenti di un'organizzazione criminale dedita al traffico illecito di reperti trafugati dalle più importanti aree archeologiche della Calabria. Al centro delle indagini un articolato sodalizio criminale, diretta emanazione della cosca 'Mancuso', egemone nella provincia di Vibo Valentia. L’indagine, nata nel settembre del 2010 da una più ampia attività condotta dalla sezione anticrimine del r.o.s. di Catanzaro nei confronti del clan Mancuso” ha consentito di identificare i componenti di un ramificato sodalizio criminoso con a capo Pantaleone Mancuso, operante in Calabria e Campania e all’estero (Svizzera), dedito allo scavo ed alla successiva commercializzazione di reperti, provenienti principalmente dal sito archeologico di “Scrimbia” del VII sec. a.c., area sacra dell’antica città di Hipponion, denominazione dell’insediamento urbano della Magna Grecia che sorgeva nell’area dell’attuale Vibo Valentia.
I messaggi del boss in cassette di arance
"Pizzini" nascosti nella frutta così il boss Pantaleone Mancuso comunicava con gli affiliati. Mancuso infatti avrebbe inviato messaggi e direttive ("imbasciate") agli altri associati o a insospettabili professionisti vibonesi, occultati in cassette di arance. Il ruolo di emissari sarebbe, invece, spettato a Giuseppe Braghò e Giuseppe Tavella.
Coinvolti nell'operazione
Sono quattro le persone arrestate nell'operazione "Purgatorio" dei carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale della Calabria e del Ros, coordinata dalla Dda di Catanzaro, su un traffico di reperti archeologici. In carcere è finito Pantaleone Mancuso, di 68 anni, detto "Vetrinetta", mentre gli arresti domiciliari sono stati disposti per Giuseppe Braghò (68), Francesco Staropoli (56), Giuseppe Tavella (54). Destinatari della misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Vibo Valentia sono, invece, il trafficante internazionale di reperti archeologici Luigi Fabiano (47), svizzero di origini italiane, Orazio Cicerone (42) e Pietro Proto (53).
Operazione Purgatorio, coinvolto trafficante svizzero
È coinvolta anche una persona di nazionalità svizzera nell'operazione. Lo svizzero coinvolto è noto per essere, a sua volta, un trafficante internazionale di reperti archeologici e che, nel caso specifico, si sarebbe interessato a ritrovamenti effettuati in Calabria. Nel corso delle indagini è stata effettuata anche una rogatoria internazionale con la Procura di Thun (Berna) che ha portato ad una perquisizione nell'abitazione del trafficante svizzero. I reperti trovati nell'abitazione dell'uomo, che gli erano stati inviati direttamente dalla Calabria, sono stati sequestrati e riportati in Calabria. Durante le perquisizioni, che hanno riguardato diverse province italiane, sono stati trovati anche metal detector e altro materiale utilizzato dall'organizzazione criminale per la ricerca di reperti archeologici.
Razzia reperti attraverso tunnel
Avevano realizzato, con il placet della cosca di 'ndrangheta dei Mancuso, un cunicolo che, dal garage di un'abitazione nelle vicinanze del tribunale di Vibo Valentia, conduceva fino alle viscere della città antica di Hipponion, gli appartenenti all'organizzazione criminale scoperta dai carabinieri del Ros e del Nucleo tutela patrimonio culturale nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro. Oltre ai provvedimenti di custodia cautelare personale per gli artefici dell'organizzazione criminale che realizzava gli scavi illeciti, sono state eseguite 30 perquisizioni locali e personali di cui 11 a carico di altrettanti indagati e 19 nei confronti di persone non indagate ma comunque coinvolte nell'illecita commercializzazione dei reperti trafugati. In anni ed anni di attività illecita, che ha portato considerevoli introiti nelle casse della cosca Mancuso, è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa a Catanzaro, è stata fatta razzia di anfore, reperti fittili, capitelli e intere statue. Tutto materiale preziosissimo che è stato trasferito in Svizzera per essere successivamente commercializzato dal trafficante internazionale elvetico di origini italiane, Luigi Fabiano di 47 anni. Fabiano, recatosi più volte nel vibonese, metteva in vendita il materiale anche attraverso un sito internet con acquirenti in tutto il mondo.
"Tutto è partito - ha spiegato il procuratore aggiunto della Repubblica, Giovanni Bombardieri - dall'indagine 'Purgatorio', quando è stato messo sotto controllo Pantaleone Mancuso, detto 'Vetrinetta'. Poi, una perquisizione in casa dell'esperto archeologo del gruppo Giuseppe Braghò, ora ai domiciliari, al quale vennero sequestrate due statuette di fattura ellenica, ha consentito di risalire allo stabile dotato del tunnel, lungo circa 40 metri, puntellato e con prese di areazione e pompa idrovora, e al ruolo di Fabiano, terminale commerciale dell'organizzazione. E' emersa così una realtà articolata con ruoli, mezzi e chiare scelte operative". "C'è uno sfruttamento grave del territorio - ha detto l'altro procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto - e si immagini solo quanto si potrebbe fare per la collettività se solo i beni trafugati fossero stati destinati a dare lustro al territorio". Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo, colonnello Daniele Scardecchia; il comandante dei Ros di Catanzaro, colonnello Cosimo Piccolo, e il comandante del Nucleo Tpc della Calabria, capitano Carmine Gesualdo.
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