Lamezia Terme - Anni di estorsioni, minacce di morte, vessazioni su imprenditori, cantieri pubblici compromessi e infrastrutture che dopo anni di lavori non hanno mai visto la luce. E' questo il quadro che fa da sfondo alla vicenda processuale che vede al centro il cosiddetto gruppo storico della montagna, ovvero clan mafiosi operanti nei territori del Reventino - a Decollatura, Serrastretta, Soveria Mannelli, Platania e tutte le zone limitrofe.
Ora per 14 indagati si potrebbe aprire il processo, dal momento che il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Elio Romano, ha chiesto il loro rinvio a giudizio e il prossimo 15 giugno a Catanzaro si terrà l'udienza preliminare nel corso della quale il giudice stabilirà se e in che termini vi sono gli estremi per entrare nella fase dibattimentale per 14 persone, ovvero: Pino Scalise, 62 anni; Luciano Scalise, 42 anni; Andrea Scalzo, 39 anni; Angelo Rotella, 37 anni; Vincenzo Mario Domanico, 34 anni; Salvatore Domenico Mingoia, 55 anni; Cleo Bonacci, 58 anni; Eugenio Tomaino, 56 anni; Domenico Mezzatesta, 66 anni; Giovanni Mezzatesta, 46 anni; Antonio Scalise, 43 anni; Carmela Grande, 61 anni; Bruno Cappellano, 52 anni; Antonio Pulitano, 42 anni. Tutti coinvolti in uno stralcio dell’inchiesta Reventinum, effettuata il 10 gennaio 2019, contro le cosche rivali dei Mezzatesta e degli Scalise, le quali dopo anni in sodalizio di vessazioni criminali del territorio, dagli anni 2000 hanno aperto una faida per il controllo dell'economia del Reventino.
“Ti ammazzo e ti lascio qui”, così Pino Scalise e il figlio ora defunto Daniele si sarebbero rivolti a un imprenditore di Gimigliano costringendolo a non procedere alla fornitura di inerti per un cantiere a Soveria Mannelli, perché dovevano farla gli Scalise. “Come ti sei permesso a venire su di un cantiere dove ci sono io”. Avrebbe invece affermato Andrea Scalzo, ritenuto organico al clan Scalise, nei confronti di un altro imprenditore che aveva ottenuto l’affidamento di un lavoro a Soveria Mannelli per indurlo ad affidargli la commessa. Questi sono solo alcuni stralci degli atti acquisiti nel corso delle indagini. Adesso la parola passa al gup del Tribunale di Catanzaro Pietro Carè che deciderà nel corso dell'udienza preliminare il destino processuale di queste 14 persone, difese - tra gli altri - dai legali Antonio Larussa, Piero Chiodo, Stefano Nimpo, Antonello Mancuso, Lucio Canzoniere e Antonio Gigliotti, Chiara Penna, Giuseppe Vitale.
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