Lamezia, Consiglio Comunale aperto sul tema della violenza sulle donne: “Necessaria la sinergia”

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Lamezia Terme - Consigliere e consiglieri con il simbolico segno rosso sullo zigomo sinistro, sia fra le file della maggioranza che dell’opposizione, hanno partecipato al Consiglio Comunale aperto dedicato al tema della violenza sulle donne, che ha visto la presenza attiva di numerose associazioni, studenti e docenti del lametino, in una sala Luisi gremita, pronta ad accogliere una serie di interventi qualificati da parte dei relatori intervenuti. Il consiglio parte con un minuto di silenzio per tutte le vittime della violenza di genere, seguito dal discorso di benvenuto del presidente del consiglio comunale Giancarlo Nicotera, per un “momento d’incontro finalizzato a rendere parte delle Istituzioni i giovani e l’intera cittadinanza”. In rappresentanza del consiglio interviene Annalisa Spinelli, la presidente della Commissione Pari Opportunità, fra gli organismi promotori dell’iniziativa: “La violenza sulle donne è diffusa senza distinzioni geografiche, sociali, culturali. Nel 2023 sono finora 106 in Italia le donne vittime di violenza. Peggiori sono le condizioni in territori teatro di guerra, sfruttamento, sottosviluppo. Nonostante il percorso di emancipazione compiuto nell’ultimo secolo, sono ancora frequenti episodi di violenza fisica, psicologica, economica perpetrata sulle donne. La nuova legge appena varata dal governo prevede inasprimento delle pene e implementazione dei percorsi già previsti dal codice rosso. Ma un intervento legislativo non basta, è necessaria un’azione culturale”.  Il consiglio si apre con gli interventi di 6 ragazzi degli Istituti lametini: Liceo “Galilei”, ITE “De Fazio”, Liceo Classico-Artistico “Fiorentino”, Polo Tecnologico “Rambaldi”. “Non è giusto che una donna rischi la vita solo per il fatto di essere donna”, dice una studentessa del “Galilei”. “Il patriarcato esiste, e determina una visione distorta della mascolinità. Non conosco una donna dai quindici agli ottantacinque anni che non sia stata molestata verbalmente nel corso della sua vita” aggiunge uno studente del “De Fazio”. Una riflessione diretta sul femminicidio di Giulia Cecchettin viene da parte delle studentesse del “Fiorentino” e del Polo Tecnologico e da uno studente del “Galilei”, che si focalizzano sul concetto d’amore, diverso da quello di possesso, e sul rischio delle vittime di essere giudicate nel proprio contesto sociale.

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Ad aprire gli interventi delle autorità coinvolte, quello di Giovanni Garofalo, presidente del Tribunale di Lamezia Terme: “Abbiamo posto sulle scalinate del nostro Tribunale una scia di scarpette rosse e illuminato di arancione la facciata, non solo per ricordare le violenze fisiche ma anche quelle morali subite dalle donne. L’omicidio di Giulia Cecchettin ha destato scalpore nel mondo civile per l’estrema normalità della vittima, come del carnefice, non appartenenti ad una subcultura, cosa che ha evidenziato la trasversalità dell’omicidio di genere, che può riguardare chiunque. Molti degli episodi di violenza sono ancora soggetti a querela di parte, non procedibili d’ufficio. I rimedi richiedono del tempo, ma non ce n’è. La scuola ha il compito importante di provare ad agire sulla mentalità delle giovani generazioni”.  Conviene sulla trasversalità del fenomeno Gabriella Reillo, presidente facente funzioni della Corte d’Appello di Catanzaro, che definisce la violenza di genere come “la ribellione della società patriarcale di fronte ai progressi della donna nel processo di emancipazione e di uguaglianza. Gli autori non sono pazzi o esponenti di una subcultura ma persone normali, che avvertono il contrasto profondo fra ciò che hanno introitato fin dall’infanzia e la realtà del presente, e questo problema culturale può riguardare anche le donne, che un tempo non potevano nemmeno accedere alla magistratura o alla prefettura perché ritenute intellettualmente inferiori, oggetti da proteggere e da possedere. Ancora oggi in alcune sentenze assistiamo ad una colpevolizzazione delle vittime, e servono corsi di formazioni per i magistrati che trattano questo problema, e un’interlocuzione con la scuola e con le famiglie”.  “Sono stata particolarmente colpita dagli interventi dei ragazzi” dice Angelina Silvestri presidente della Sezione Penale del Tribunale di Lamezia Terme, “che fanno ben sperare per il futuro. Il messaggio trasmesso dai femminicidi è: “Tu appartieni a me”, e coinvolge spesso anche i minori, rischiando di innestare un circolo di abusi intergenerazionale della violenza. Dobbiamo dare alle donne risposte celeri, a livello legale. La nostra legislazione è completa in questo senso, ma l’Italia è ancora un paese sessista. Al Tribunale di Lamezia Terme sono stati emessi 26 provvedimenti di custodia cautelare dal primo gennaio ma la pianta organica è sottodimensionata: mancano le risorse. Eppure dobbiamo evitare che la vittima sia vittima due volte: deve muoversi la società civile, deve esserci una specializzazione di chi interviene, e servono risorse”.

Si concentra sulla necessità di sconfiggere l’ignoranza l’intervento di Mariannina Scaramuzzino presidente CPO Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme e presidente ANDE di Lamezia Terme: “L’ignoranza non dipende solo dal livello culturale: è mancanza di conoscenza dei nostri simili. Ma dobbiamo sovvertire il quadro generale. Il CPO degli avvocati già opera in tal senso divulgando l’inclusione e il contrasto alla violenza nelle scuole, con uno sportello e un numero antiviolenza. Bisogna contrastare la disuguaglianza di genere perché è il substrato di cui la violenza si nutre”. In rappresentanza di Giuseppe Pandolfo, presidente dell’Ordine degli Avvocati, il segretario dell’Ordine Giuseppe Borrello, che si rivolge ai ragazzi: “Il contrasto alla violenza di genere non riguarda solo gli operatori del diritto ma anche tutti voi. Il bullismo, il razzismo, la violenza sui bambini e sugli anziani hanno la stessa matrice: sono la forza dei vigliacchi. Non servono solo sentenze, è necessario che ognuno faccia il proprio dovere”.

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Segue l’intervento di Carmen Audino, presidente dell’ANDE di Catanzaro, fondatrice insieme a Marisa Fagà dell’ANDE in Calabria: “L’associazione è nata con il diritto di voto alle donne, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Dobbiamo fare rumore e indignarci di più”. “L’articolo sulla parità presente in Costituzione è scritto ma non attuato, gli organi di Parità servono a renderli operativi” sottolinea Elena Morano Cinque Consigliera di Parità Provinciale, “Assistiamo ad una mattanza in cui paghiamo un prezzo per la guerra di liberazione della donna. Bisogna cogliere i segnali, i campanelli d’allarme delle relazioni tossiche. Una cosa è l’amore, un’altra il controllo. Non lasciate mai che qualcuno vi tolga la vostra libertà, di esseri umani prima che di donne, anche quella economica”. Si focalizza sull’esito possibile del processo a Filippo Turetta l’intervento di Renzo Andricciola presidente della Camera Penale di Lamezia Terme: “L’auspicio è che ci siano tante giornate come quella di oggi perché ad un processo non si debba arrivare affatto”, conclude. La seduta procede con una serie di filmati della campagna di sensibilizzazione promossa dalla Commissione Pari Opportunità di Catanzaro, rappresentata dalla presidente Donatella Soluri: “Dietro ai numeri della violenza si consuma un dramma che consuma le famiglie. Usiamo nelle nostre campagne di sensibilizzazione dei linguaggi vicini ai giovani, promuoviamo la diffusione dei numeri e delle app antiviolenza – 1522 – e i contatti dei centri antiviolenza. L’amore è rispetto e libertà: camminiamo tutti in un’unica direzione”.

Gli interventi delle autorità militari si aprono con il video di sensibilizzazione proposto dal Tenente Colonnello Gianluca Zara Comandante dei Carabinieri di Lamezia Terme, che si concentra sui progetti antiviolenza dell’Arma: “Anche la nostra caserma si è illuminata di arancione per Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. I nostri interventi, basati su una normativa che si è infittita negli ultimi anni, si focalizzano da tempo sugli atti persecutori e ha una rete nazionale di monitoraggio che coinvolge le realtà presenti sul territorio, e attraverso questa capillare presenza dell’Arma sul territorio cerchiamo di far emergere il problema. Formiamo i nostri militari in senso tecnico, anche per evitare la vittimizzazione secondaria. La formazione contempla il coinvolgimento dei minori e i reati informatici. Abbiamo sul sito dei Qr code per permettere agli utenti di autovalutare che cosa fare e la gravità del reato di cui si è vittime. Abbiamo inoltre dei numeri attivi h24, e una stanza protetta dedicata alle denunce di violenze di genere”. Una testimonianza viene offerta anche dal Maresciallo Giulia Scognamiglio, ufficiale di polizia giudiziaria, che racconta un caso di atti persecutori a carico di una ragazza, “posta in audizione preliminare, che in un paio di giorni, raccolte una serie di testimonianze, ha potuto usufruire del divieto di avvicinamento alla persona offesa applicata al soggetto persecutore, poi commutata dopo violazione in arresti domiciliari, e quindi nell’uso del braccialetto elettronico”. Sottolinea una lieve flessione positiva nei numeri relativi al femminicidio Maria Gaetana Ventriglia, Commissario della Polizia di Stato, che esprime “un ringraziamento alla società civile, e ad eventi come questo che permettono un contatto con le Istituzioni”. Quindi l’elenco delle misure e dei progetti antiviolenza della Polizia di Stato: un Vademecum in Inglese per tutti gli stranieri in modo da mettersi in contatto con le Forze dell’Ordine in caso di violenza di genere; Sezioni a tutela delle fasce deboli e coordinamento delle azioni di contrasto; campagna “Questo non è Amore”, con suggerimenti pratici, e opuscolo reperibile sul sito della Polizia di Stato; campagna “Sicurezza Vera” in collaborazione con Confcommercio per la sicurezza delle donne negli esercizi commerciali; manuali operativi e app YOU-pol, scaricabile sul telefonino e mascherabile che permette l’intervento immediato delle Forze dell’Ordine per episodi di violenza domestica, bullismo, spaccio di stupefacenti; Protocollo EVA, che fornisce alle volanti le modalità operative nell’ipotesi di violenza di genere o domestica e altre, attraverso un tablet in possesso degli agenti, che localizza e documenta gli interventi da fare, i quali vengono videoregistrati, per capire “ciò che la vittima reca scritto in faccia al momento della violenza”; Sistema SCUDO, un sistema che permette di mettere in comune il patrimonio informativo delle Forze dell’Ordine, per fornire al Magistrato un quadro complessivo. “A Lamezia esiste anche “Una stanza tutta per sé” creata in collaborazione con Soroptimist” conclude Ventriglia, “per l’ascolto protetto delle denunce di violenza anche in forma anonima, che viene utilizzata quasi tutti i giorni. Questo dà il senso del numero degli interventi. Si sappia che esiste come provvedimento l’Ammonimento del Questore, che anticipa la tutela della donna indipendentemente dall’azione penale, e nel 90% dei casi non c’è recidiva, grazie all’attivazione del percorso Zeus, che prevede la rieducazione del soggetto maltrattante”.  Caterina Ermio componente dell’Osservatorio Regionale per la Violenza di Genere, ma anche del Centro Demetra, racconta la propria esperienza di medico con il percorso Rosa, il primo della Regione, “perché all’interno del Pronto Soccorso ci fosse un’area protetta attorno alla donna vittima di violenza. Oggi tutti gli ospedali devono essere dotati di questi spazi, e stiamo attualmente elaborando un percorso virtuoso che sarà diffuso”. Prosegue Valentino Luce, Capitano Guardia di Finanza, che esprime “disponibilità alla cittadinanza per qualsiasi tipo di segnalazione”, e racconta un caso di violenza economica e stalking affrontato personalmente. Una disponibilità confermata dal Comandante della Polizia Locale Aldo Rubino, che annuncia l’avvio per il prossimo anno di una serie di percorsi specifici con le associazioni e con la CPO del Comune di Lamezia.

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Si inserisce qui l’intervento del Vescovo Monsignor Serafino Parisi, che ripercorre il fenomeno dei sequestri di persona, “segni di falle nel contesto culturale, come oggi il femminicidio. La questione di fondo è quella della crisi di un modello antropologico, di un’immagine di uomo vincente. Dobbiamo distinguere fra modelli che richiamano ad una visione individualistica della vita o ad una visione personalistica. Non dobbiamo considerare l’altro solo come limite alla nostra libertà, o come oggetto da usare. Nell’oggettivizzazione della persona è implicita la nozione di possesso. E quando io non posso possederti, desidero che nessun altro lo faccia. Ma io non sono al centro del mondo, sono in una relazione, e l’altro non lo possiederò mai. Ci si appartiene entrando ognuno nello spazio dell’altro, non pagando un prezzo ma diventando dono”. Ricorda la figura di Adele Bruno, vittima lametina di femminicidio, Caterina Nero presidente associazione “Per Te”, che propone la creazione di una casa rifugio comunale. Invita a seguire la pagina Facebook della Commissione Pari Opportunità, Martina Candido, referente CPO del Comune di Lamezia Terme, che contiene l’elenco delle associazioni e delle realtà attive sul territorio per prevenire la violenza di genere. Suor Anna Cerutti del Centro antiviolenza Demetra ringrazia i ragazzi e descrive l’ampia rete pubblico privata da cui nasce il Centro, “per favorire l’emersione dei vissuti, nell’eterogeneità del comprensorio lametino, per la prevenzione e divulgazione, con assistenza psicologica, medica, legale, con percorsi di uscita per una nuova opportunità di vita”. Rachele Iovene, presidente Soroptimist, che presenta l’associazione “promotrice dei diritti umani, anche quelli della donna. Promuoviamo la sinergia fra tutte le forze presenti sul territorio”. Conclude gli interventi degli ospiti Marisa Fagà presidente Nazionale ANDE: “Abbiamo prodotto un documento in cui chiediamo alle Istituzioni di continuare ad operare, perché nonostante gli interventi il fenomeno è presente. Le leggi ci sono, l’applicazione è insufficiente e non può essere lasciata all’arbitrio di magistrati con orientamenti culturali diversi. Vogliamo l’istituzione in Comune di una Consulta Femminile per incidere sullo sviluppo del territorio”. L’approvazione del documento proposto da ANDE passa in consiglio all’unanimità. “Una bellissima pagina si è scritta oggi in questo consiglio comunale” conclude il sindaco Paolo Mascaro, “ma è necessario uno sforzo ulteriore per cambiare le cose. A volte le situazioni di disagio sono invisibili, e in famiglia occorre attenzione. Occorre isolare la cultura della violenza verbale e morale, madre della violenza fisica, in tutti gli ambiti. L’associazionismo in questa città è antidoto e prevenzione. Dunque dobbiamo continuare su questa strada”.

Giulia De Sensi

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