Lamezia, Grandinetti (Pd): “Sulla salute delle persone non si scherza”

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Lamezia Terme – Nell’acceso dibattito sulla sanità, interviene anche Francesco Grandinetti già presidente PD Lamezia che, dichiara: “gli attacchi mossi da alcuni esponenti del centrodestra, in particolare dai colonnelli di Murone, contro Doris Lo Moro appaiono sempre più come l’ennesima manovra elettorale demagogica, priva di visione e scollegata dalla drammatica realtà sanitaria che colpisce Lamezia Terme e l’intera Calabria. Un tema, quello della sanità pubblica, che meriterebbe ben altro spessore, serietà e senso di responsabilità. Con il mio movimento Lameziaprovinciaenonsolo, ho combattuto con forza e determinazione contro l’accorpamento dell’ASL di Lamezia a quella della provincia di Catanzaro. Una decisione profondamente sbagliata, che ha rappresentato un colpo durissimo per il nostro territorio. Ma sia chiaro: quell’accorpamento non fu deciso né votato da Doris Lo Moro. Al contrario, nel piano sanitario regionale che lei stessa aveva elaborato — un piano che, va sottolineato, è ancora formalmente vigente — il Lametino veniva riconosciuto come sede di un trauma center, un centro di emergenza-urgenza che avrebbe potuto garantire sviluppo e qualità assistenziale a tutto il comprensorio. Un trauma center previsto anche nel piano del precedente assessore Luzzo. Perché la Regione, oggi, non sta procedendo in quella direzione?”.

“Quella vicenda – prosegue Grandinetti - risale a quasi vent’anni fa. È una pagina del passato che, per quanto dolorosa, non può essere confusa con le gravi disfunzioni sanitarie che viviamo quotidianamente a Lamezia e in tutta la regione. Chi governa oggi ha il dovere politico e morale di spiegare ai cittadini perché per effettuare una TAC o una risonanza magnetica, anche in presenza di gravi sospetti diagnostici, si debba attendere mesi. Deve chiarire perché nelle strutture private gli stessi esami siano disponibili in poche ore, e soprattutto spiegare perché, se ci si rivolge a quelle stesse strutture tramite il Servizio Sanitario Nazionale, i tempi tornano ad allungarsi in modo drammatico. È una realtà inaccettabile, che viviamo ogni giorno, non solo a Lamezia, ma anche a Catanzaro, Cosenza, Reggio, Vibo e Crotone. Una crisi strutturale che colpisce i più fragili, coloro che non possono permettersi alternative. Avvocato Murone, dica ai suoi che non si scherza con la salute, soprattutto con quella dei più deboli. La sanità non può e non deve essere un privilegio per pochi. Deve restare un diritto per tutti. Parlo da persona che, fortunatamente, può permettersi cure private, ma che non può accettare che questa diventi l’unica via possibile per curarsi. La mia coscienza mi impone di dire la verità. Per questo resto sconcertato nel vedere candidati del centrodestra firmare documenti contro Doris Lo Moro: non per proporre soluzioni, ma solo per offuscare la realtà, confondere i cittadini e — soprattutto — perché non riescono a trovare altre “pecche” nell’operato della Lo Moro se non questa, artatamente distorta per fini elettorali. È ora di smetterla di prendere in giro Lamezia. È il momento della verità. La gente soffre. Se volete fare campagna elettorale, fatelo su temi reali, senza colpire le sofferenze delle persone e delle famiglie. La soppressione dell’ASL di Lamezia fu, sì, una penalizzazione pesantissima. Ma fu decisa da un Consiglio Regionale che scelse di piegarsi alla logica dei potentati politici dell’epoca, mossi da interessi ben precisi. E sia chiaro: questa scelta, mortificante per Lamezia, non ha nulla a che vedere con l’attuale degrado della sanità calabrese. Confondere le due cose significa mistificare i fatti e assolvere chi oggi ha responsabilità dirette”.

Infine, Grandinetti ricorda che “gli assessori non votano le leggi: le votano i consiglieri regionali. E fu proprio il Consiglio, con un blitz notturno, a ridurre da otto a cinque le aziende sanitarie locali, ignorando completamente il piano presentato dall’assessore Lo Moro, che invece prevedeva otto ASL, in una visione equilibrata, attenta ai territori e soprattutto in linea con le tendenze di accorpare la asl locali alle asl provinciali senza mortificare Lamezia che veniva riconosciuta come nodo strategico. Se proprio si vuole attribuire una colpa a Doris Lo Moro, forse l’unica è quella di non essersi dimessa subito, ma solo due mesi dopo. Un gesto che avrebbe forse appagato emotivamente una parte dell’opinione pubblica e forse anche la mia, ma che non avrebbe comunque cambiato nulla, anzi!. Le ASL sarebbero rimaste cinque, e il suo piano sarebbe stato comunque accantonato dai soliti poteri forti. E infatti si dimise due mesi dopo, dopo aver fatto approvare un piano sanitario che includeva il trauma center a Lamezia. Oggi più che mai occorre ribadire con forza che sulla salute non si scherza. Il degrado che viviamo non è figlio di vecchie scelte, ma il prodotto di anni di mala gestione, di incapacità, di una visione che guarda alla privatizzazione come unica via d’uscita, erodendo alla radice il principio di giustizia sociale. Io ho scelto di sostenere Doris Lo Moro perché da sempre denuncio il malessere sociale di questa città. E so che con una sindaca attenta, autorevole e libera da ricatti e da "sponsor" padri e madri padroni, Lamezia potrà finalmente avere una guida all’altezza della sfida. Non mi sono candidato per restare in silenzio, ma per continuare con più forza le mie battaglie per Lamezia e per chi non ha voce. Ogni giorno incontro persone fragili, con bisogni sanitari urgenti, a cui non posso offrire altro che ascolto e solidarietà. E questo senso di impotenza mi impone di continuare a lottare, al fianco di chi, come me, non ha padroni né protettori, ma solo una profonda voglia di giustizia e riscatto sociale per la nostra amata Lamezia”.

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