Corigliano Calabro, 19 ottobre - L'hanno chiamata "Senza terra", l'operazione condotta questa mattina nell'Alto Jonio cosentino dai finanzieri del comando provinciale di Cosenza. Si tratta di una truffa all'Inps da 11 milioni. Le fiamma gialle hanno anche dato esecuzione a 15 provvedimenti d'arresto ai domiciliari, 21 obblighi di presentazione alla pg ed un obbligo di dimora. Tutte le misure cautelari sono state disposte dal Gip su richiesta della Procura di Rossano. Tra gli arrestati c'é anche il consigliere provinciale Antonio Carmine Caravetta, dell'Udc. I finanzieri hanno scoperto l'esistenza di 4.098 falsi braccianti agricoli.
Sequestro beni per 66 milioni di euro
I finanzieri, con l'operazione "Senza terra" hanno anche sequestrato beni per 66 milioni di euro. Tra i beni sequestrati figurano anche un patronato sindacale Epas con sede a Schiavonea di Corigliano Calabro e 23 tra società, cooperative e ditte individuali agricole. Nel corso dell'operazione sono state eseguite anche 84 perquisizioni e notificati 92 avvisi di garanzia. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e continuata ai danni dell'Inps, peculato, corruzione, abuso d'ufficio, falso, accesso abusivo a sistemi informatici e violazione della normativa in materia elettorale. In particolare, sono stati sequestrati i seguenti beni: 35 immobili di cui (18 appartamenti, 12 magazzini/depositi/box, 3 terreni, 2 locali commerciali); 65 autoveicoli; 7 motocicli; 826 quote societarie; rapporti bancari e/o postali di 23 società cooperative e ditte individuali e di 37 persone fisiche. Sono stati sottoposti a sequestro preventivo 1 patronato sindacale EPAS – sede zonale di Corigliano Calabro - Schiavonea e 23 società, cooperative e ditte individuali agricole.
Ai domiciliari consigliere provinciale Caravetta (Udc)
Antonio Carmine Caravetta, il consigliere provinciale di Cosenza dell'Udc posto ai domiciliari nell'ambito di un'inchiesta della guardia di finanza su una truffa da 11 milioni ai danni dell'Inps, secondo l'accusa, nel 2009, oltre che per la Provincia, avrebbe "comprato" voti anche per l'elezione al Consiglio comunale di Corigliano Calabro, poi sciolto per infiltrazioni mafiose nel giugno del 2011. Caravetta, secondo l'accusa, gestiva, di fatto, il patronato Epas di Schiavonea di Corigliano che avrebbe avuto un ruolo primario nella truffa che ha visto coinvolti imprenditori agricoli, sindacalisti, consulenti del lavoro, commercialisti, amministratori locali e falsi lavoratori, ognuno dei quali con uno specifico ruolo nel meccanismo di drenaggio delle risorse pubbliche. L'organizzazione procurava a falsi braccianti agricoli che, in realtà, erano praticanti in studi legali, dipendenti del patronato Epas, casalinghe, studenti universitari, indennità di disoccupazione, di malattia e di maternità e la relativa contribuzione figurativa dietro il pagamento di una somma di denaro. Grazie all'elevato numero di persone coinvolte (oltre 4.098), secondo l'accusa, Caravetta, con l'aiuto dell'organizzazione, sarebbe riuscito ad ottenere il sostegno elettorale nelle elezioni per il Consiglio comunale di Corigliano Calabro e per quello della Provincia di Cosenza, venendo eletto in entrambe le competizioni. In cambio, i falsi braccianti avrebbero avuto, sistematicamente, l'accesso abusivo e illegale al sistema di tutela previdenziale. Le indagini, avviate nel 2009, sono state rese possibili grazie alla collaborazione della direzione dell'ufficio Inps di Rossano.
Il sistema fraudolento
Il “sistema” avrebbe assunto, nel tempo, una vastità tale da coinvolgere migliaia di persone reclutate soprattutto in ambito familiare assumendo, in alcune circostanze, la valenza di “ammortizzatore sociale” nei confronti di persone meno abbienti e non solo, in cambio di sostegno elettorale. La realizzazione della truffa si concretizzava nella costituzione ad hoc di cooperative agricole “operative” nella zona di Corigliano Calabro, di Rossano e di Cassano allo Ionio, con centinaia di lavoratori, che, in realtà, svolgevano tale attività solo sulla “carta”, presso terreni di ignari committenti o, addirittura, inesistenti. I lavoratori fittizi, in accordo con i promotori ed i componenti della truffa, al fine di godere dei diritti derivanti dallo status di dipendenti a tempo determinato nel settore agricolo, erano anche disposti ad anticipare all’organizzazione somme di denaro necessarie per il versamento dei contributi previdenziali tramite delle cooperative agricole. Tali somme costituivano il presupposto necessario per poter successivamente ottenere il riconoscimento delle indennità di disoccupazione agricola agli stagionali assunti in modo fittizio, oltre alle indennità di malattia, assegni familiari e maternità. Di contro, l’organizzazione criminale lucrava sulle indennità maturate dai falsi braccianti agricoli trattenendo per sé quota parte delle somme erogate dall’INPS. Esisteva una vera e propria compravendita delle giornate lavorative, vale a dire dei pacchetti di 51 o 102 giornate agricole. L’organizzazione, composta anche da commercialisti e consulenti del lavoro, dopo aver ricevuto tali somme, provvedeva a comunicare con false certificazioni all’INPS il numero delle giornate effettuate, contando sulla compiacenza di funzionari dell' Ente e sui meccanismi di controllo che prevedono la visibilità a sistema degli effettivi contributi versati non in tempo reale. Infatti, le imprese coinvolte, benché sul piano amministrativo figurassero avere regolarmente assunto le maestranze, omettevano di versare i contributi nelle casse dell’INPS e, contemporaneamente, facevano ricadere sullo stesso Ente la competenza retributiva in conseguenza dell' assunzione, oltre alla maturazione di un periodo assicurativo a fini pensionistici e pari ad un anno.
L’organizzazione criminale avrebbe quindi dapprima costituito “sulla carta” cooperative agricole “senza terra”, cioè aziende che erogano servizi in agricoltura a committenti proprietari di terreni destinati alla coltivazione e, successivamente, predisposto false scritture private, che dovevano attestare false prestazioni di lavoro agricolo tra le cooperative ed ignari committenti. I dati così formati venivano poi trasferiti nelle Denunce Aziendali ed avevano lo scopo di creare il presupposto per le cooperative di ottenere l’apertura della posizione contributiva presso l’INPS e, quindi, poter “agganciare” trimestralmente i dati ed il numero dei lavoratori agricoli impiegati attraverso i modelli D.M.AG. (Dichiarazione di Manodopera Agricola). Tutto ciò è stato realizzato attraverso il primario ruolo assunto dal Patronato EPAS di Corigliano Calabro – Schiavonea gestito, di fatto, dal politico Caravetta.
Tra indagati anche finanziere
C'é anche un appartenente al Corpo della guardia di finanza tra gli indagati dell'operazione "Senza terra" condotta dalla guardia di finanza di Cosenza. Il militare, secondo l'accusa, avrebbe preavvertito i responsabili del patronato Epas di Schiavonea di Corigliano Calabro di un imminente controllo da parte degli ispettori dell'Inps. L'Epas è stato definito dagli investigatori come il "vero motore di alimentazione della gestione illecita, con evidenti commistioni tra la struttura sindacale-politica e alcuni funzionari e dipendenti della sede Inps di Rossano".
Presidente Inps Mastrapasqua: Operazione in Calabria rileva come decisiva la collaborazione tra Istituto e forze dell'ordine
"L'operazione condotta dalla Guardia di Finanza in Calabria rivela quanto sia necessaria una stretta collaborazione tra le forze dell'ordine, l'Inps e tutte le istituzioni impegnate nella difesa della legalità". Il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, commenta in una nota la notizia dell'intervento che ha portato alla scoperta di una truffa milionaria ai danni dell'Istituto. "In questi ultimi tre anni la collaborazione tra Forze dell'ordine e funzionari e dirigenti dell'Inps hanno portato a risultati straordinari - ricorda il presidente dell'Inps - nelle azioni di contrasto alle truffe: dal 2010 sono più di 5.500 le persone indagate, oltre 18mila quelle denunciate e più di 200 quelle arrestate. Quasi mezzo miliardo di euro la consistenza delle truffe accertate ai danni dell'Inps". Per Mastrapasqua "indebolire l'Inps vuol dire indebolire questo formidabile presidio di legalità sul territorio che sa individuare e isolare al suo interno i dipendenti infedeli. Davanti a questi fenomeni di illegalità da contrastare e di controlli da assicurare, l'Inps non può subire tagli al personale. Sono certo che governo e Parlamento sapranno comprendere la delicatezza del compito che le lavoratrici e i lavoratori dell'Inps stanno svolgendo", conclude Mastrapasqua.
Presidente Epas Nesci: "Caravetta non è responsabile da oltre Tre anni. Stiamo valutandose costituirci parte lesa"
“Il Patronato Epas prende nettamente le distanze da quanto accaduto stamattina nella Provincia di Cosenza, sottolineando come il Sig. Caravetta non è più responsabile del nostro patronato da oltre tre anni; di conseguenza l’Epas ribadisce la sua estraneità ai fatti che da stamattina stanno rimbalzando sui media, e comunica che ha già provveduto a sospendere immediatamente la sede Epas di Schiavonea e si riserva di prendere i dovuti provvedimenti nei riguardi del personale operante in essa. Tra i beni sequestrati c’è anche l’immobile sito in via degli Ulivi a Corigliano Calabro (CS), ma va chiarito che il sequestro probabilmente è stato disposto perché l’immobile risulta essere di proprietà dell’indagato, e non perché utilizzato come sede di patronato: lo conferma anche il fatto che la Direzione Generale del Patronato Epas non ha ricevuto alcuna notifica al riguardo”. Cosi Denis Nesci, presidente del patronato Enpas nazionale. “La vicenda - aggiunge - rischia di risultare ingiustamente e gravemente lesiva per l’immagine del patronato Epas, anche in considerazione del fatto che in diversi comunicati viene citato il Patronato Epas senza contestualizzare l’accaduto e senza rimarcare che l’eventuale coinvolgimento in quanto avvenuto riguarda solo una piccola sede (quella di Corigliano Calabro Schiavonea), e non il Patronato Epas nel suo complesso, e senza evidenziare inoltre come in questi casi le responsabilità siano imputabili unicamente ad una persona e non all’ente nella sua globalità; pertanto stiamo valutando la possibilità di costituirci come parte lesa, anche perché completamente estranei a vicende politiche inspiegabilmente associate alla nostra attività di patronato. Nelle notizie riportate oggi notiamo una certa disinformazione che emerge da diversi elementi, come ad esempio dal fatto che l’invio dei DMAG non è di competenza di un ente di patronato, come è appunto l’Epas, in quanto rappresentano un’attività non realizzabile dal patronato. Ad ogni modo l’Epas è a disposizione delle autorità competenti per chiarire la propria posizione e offrire il proprio contributo affinché venga fatta chiarezza sull’accaduto”.
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