Sant’Onofrio, Affruntata : Statue portate dai ragazzi della squadra locale. Allontanate cosche

affruntata

Sant’Onofrio, (Vibo Valentia) 24 aprile - Il rito pasquale dell'Affruntata, a Sant'Onofio, è tornato alla normalità. Dopo il rinvio di una settimana dello scorso anno, e le minacce delle cosche che hanno preceduto la celebrazione del 2011, il rito si è svolto nella tranquillità, con una folta partecipazione degli abitanti della cittadina del vibonese, tra i quali moltissimi bambini. I timori che avevano preceduto la cerimonia religiosa, che simboleggia l'incontro tra San Giovanni Battista, la Madonna addolorata ed il Cristo risorto, di un nuovo tentativo delle cosche della zona di inserire i propri picciotti tra in portatori delle statue per simboleggiare il loro potere, sono svaniti.

Le statue, così come era stato previsto, sono state portate a spalla dai ragazzi della locale squadra di calcio. A creare preoccupazione erano state le intimidazioni subite nelle scorse settimane dal presidente e dall'allenatore della squadra. Memore di quanto successo lo scorso anno, quando la cerimonia fu rinviata di una settimana dopo che ignoti avevano sparato contro il cancello dell'abitazione del priore che organizza il rito, il prefetto di Vibo Valentia Luisa Latella aveva lanciato un ultimatum: o tutto si svolge nella normalità o mando le forze dell'ordine a portare le statue. E nella normalità il rito si è celebrato. Le forze dell'ordine sono state presenti, ma in modo discreto.

E all'Affruntata hanno assistito in molti, anche se qualcuno dice fossero meno numerosi rispetto agli anni scorsi. La cittadina del vibonese, comunque, ha risposto e una delle manifestazioni religiose più sentite in Calabria si è potuta celebrare senza alcuna difficoltà. Applausi e una grande commozione hanno caratterizzato il momento cruciale dell'Affruntata, quando la statua della Madonna Addolorata è stata svestita del velo nero del lutto.

“Sono felice di prendere parte a una manifestazione religiosa dall’enorme  valore simbolico, religioso, civico e popolare”. L’ha detto Salvatore Magarò,  presidente della Commissione regionale  contro la ‘ndrangheta, oggi presente, assieme al vicepresidente della Commissione  Bruno Censore ed al consigliere regionale Alfonso Dattolo,  all’Affruntata di Sant’Onofrio  nel Vibonese.

“Le polemiche -  ha aggiunto -  anche recenti,  su questa importantissima processione, in cui la mafia ha inteso esibire la sua presenza arrogandosi il diritto di portare in giro le statue della Madonna, di Gesù e di San Giovanni, oggi sono state stroncate dalla presenza di un popolo di fedeli che si muove, e intende sempre più farlo nel prossimo futuro, dentro i confini della legalità e della democrazia. Perché è chiaro a tutti che le mafie sono portatrici di disgregazione e sottosviluppo.  Secondo alcuni autorevoli osservatori, in Calabria la ‘ndrangheta sarebbe ormai un potere criminale, economico e politico che non accetta di essere messo in discussione.  Ebbene, a questa organizzazione che è stata  paragonata  all’organizzazione terroristica  di Osama Bin Laden, Al Qaeda, le forze dell’ordine e la magistratura stanno assestando colpi straordinari. La mafia insomma si può sconfiggere”.

Ancora il presidente Magarò: “Tocca anche alla società civile nella sua complessità, però, fare adeguatamente la propria parte, se davvero si vuole affrancare la Calabria da questa malapianta e garantire un futuro ai nostri figli. In questo caso specifico, oggi e in questa processione dove tutti sanno bene cosa avveniva negli anni scorsi, tutti noi abbiamo dimostrato che si può tenere lontana la mafia e che senza la mafia il rapporto tra i fedeli e Dio è decisamente più limpido e sano”.

Ha concluso Magarò: “Se, come spiegano spesso i teologi e gli antropologi più accreditati, la religiosità popolare svolge una funzione di ponte tra l’umano e Dio e se giornate come questa possono aiutare a far ridiventare i calabresi arbitri del proprio destino, allora è chiaro che presenze invasive e dirompenti come la ‘ndrangheta non possono che essere viste come avversarie irriducibili. Dove c’è la ‘ndrangheta, direttamente o indirettamente, non solo lo Stato è debole e quindi sono deboli i diritti dei cittadini, ma anche la religione subisce una grave  trasformazione, perché le stesse rappresentazioni della Settimana Santa, qualora, come pure è accaduto, dovessero registrare presenze criminali,  subirebbero un’influenza che rovinerebbe lo stesso rapporto tra la persona umana e Dio.

La ‘ndrangheta anzitutto distrugge la libertà degli individui! E la libertà è un bene non solo laico e costituzionalmente garantito, ma anche profondamente religioso. Noi siamo qui oggi per testimoniare che un evento così seguito  e cosi popolare, deve essere affrancato dalla mafia e che gli uomini della mafia, come ricorda la stessa Chiesa, non possono accampare alcun privilegio. Abbiamo detto che la ‘ndrangheta non può entrare nei comuni attraverso una targa che stiamo collocando dappertutto e diremo a breve, attraverso un manifesto, la stessa cosa per i beni confiscati. Che la ‘ndrangheta è indesiderata nelle ricorrenze religiose lo diciamo noi stessi, tutti noi, con la nostra presenza fisica…”

© RIPRODUZIONE RISERVATA