Lamezia Terme - Borgo Antico si, no, di chi è la responsabilità? Ma soprattutto, chi pagherà? Da tempo, sulla vicenda del Retail Entertainment Center di Floriano Noto, che doveva sorgere in via del Progresso vicino allo stadio Carlei, si sta conducendo una battaglia legale fatta di sentenze a favore dell’imprenditore catanzarese e ricorsi al Tar e Consiglio di Stato da parte del Comune di Lamezia che su quei terreni non fece, a suo tempo, costruire il centro commerciale. Una patata bollente che l’Amministrazione comunale guidata da Gianni Speranza, a dire il vero, ereditò dai Commissari e con diversi commercianti del centro cittadino sul piede di guerra contro la realizzazione di un qualcosa che avrebbe impoverito le attività già esistenti.
La storia, come sappiamo, andò diversamente. A sfilare tra le vie del centro città, infatti, c’erano molti commercianti che ora attaccano questa Amministrazione per i soldi che dovrà spendere in caso di sentenza a favore di Noto e che invece, all’epoca, si dichiararono contrari alla realizzazione del Borgo. Tra i manifestanti che arrivarono anche ad occupare simbolicamente il Comune, lo ricordiamo, anche alcuni che realizzarono delle attività commerciali nei comuni limitrofi. E sempre tra i manifestanti, all’epoca, parteciparono anche i sindaci di altri comuni del comprensorio, alcuni dei quali ebbero poi dei ritorni economici nelle casse dei loro comuni per le attività commerciali sorte a poca distanza da dove doveva sorgere il Retail. Foto ed immagini incontrovertibili, che riportiamo anche a corredo di questo articolo, e che seguirono a fatti passati poi alla storia, anche economica, della città e del suo comprensorio.
LA VICENDA
La Icom di Noto presentò domanda di permesso a costruire al Comune nel 2002 ma nel 2003, all’epoca dei Commissari prefettizi, il Comune respinse il permesso a costruire ma il Tar bocciò successivamente tale diniego perché doveva essere la conferenza dei servizi a proporre variazione urbanistica al Prg in Consiglio comunale. Dopo una serie di divieti e un parziale via libera poi ritrattato il Tar, già dal settembre 2004, decise di accogliere il ricorso presentato da Noto annullando l’ultima delibera della Commissione straordinaria.
Nell’ottobre 2005, una volta eletto il sindaco Speranza, il Comune rigettò la richiesta di permesso a costruire da parte di Noto per un vizio di forma nel procedimento in quanto non era stata ancora definita la conferenza dei servizi. Anche in questo caso, Noto presentò ricorso al Tar che nel 2006 accolse le istanze dell’imprenditore in un rimpallo di sentenze tra le controparti che ha portato un risarcimento ultra milionario di 53 milioni di euro. Una cifra a cui ha fatto ovviamente ricorso il Comune e che rischierebbe di mandare al collasso, se accordata, le casse comunali già in sofferenza. Nel frattempo i periti nominati dal Tar hanno stimato in 15.779.000 euro il “valore attribuibile della struttura, calcolato al netto dell'area di sedime e dei costi di costruzione”.
Il Comune, dal canto suo, nel caso in cui il TAR decidesse di fissare somme da pagare alla Icom, “presenterebbe ricorso anche contro questa ulteriore decisione. Dunque al primo ricorso presentato nel maggio di quest’anno – avevano specificato dal Comune - ne seguirebbe un secondo dopo l’udienza del TAR di marzo 2015” sottolineando come “l'Amministrazione sta tutelando gli interessi della città e quindi riterrebbe ingiusto la condanna al pagamento di somme, specie se consistenti”.
Un momento della manifestazione organizzata dalle associazioni di commercianti risalente a dieci anni fa
GLI INTERROGATIVI
Sempre dalla Giunta Speranza hanno comunque precisato che, allo stato attuale, “l’ esecuzione delle sentenze già a suo tempo emesse, e quindi definitive, chiaramente determinerebbe oggi il rilascio dei permessi a costruire da parte del Comune”. Questo significa che venuti meno i ricorsi con sentenze avverse il Comune non può più negare divieto a costruire all’imprenditore catanzarese.
E qui si pongono diversi interrogativi a cui solo Floriano Noto, ad oggi, potrebbe dare risposta. Dopo anni di contenzioso, dunque, potrebbe ancora realizzarsi un’opportunità di sviluppo e occupazione annunciata e non ancora realizzata? L’imprenditore, nel caso in cui sia Tar che Consiglio di Stato continuino a dargli ragione, incasserà solo i soldi dei contribuenti lametini come risarcimento danni per non aver costruito in via del Progresso il suo Retail o deciderà di investire in città? Quei terreni di sua proprietà rimarranno incolti e inutilizzati per sempre o deciderà di realizzare comunque qualcosa che possa risollevare l’occupazione a Lamezia? Dubbi legittimi da rivolgere all’imprenditore da parte di cittadini stanchi di contenziosi e di esborsi che vanno a finire altrove.
Il render di "Borgo Antico"
A PAGARE, FORSE, SOLO LAMEZIA ED I CITTADINI
Nel frattempo l’imprenditore Noto conferma in qualche modo il suo legame con la città di Lamezia in quanto è entrato nel Cda della Sacal, la società che gestisce lo scalo aeroportuale di Lamezia, quale rappresentante della Camera di Commercio di Catanzaro mentre, proprio quest’estate, avrebbe deciso di acquistare, tramite la Noto Spa, le quote del Comune di Vibo che ha deciso invece di vendere la sua partecipazione perché in dissesto.
Si tratta di una percentuale pari al 1,53% che si andrà a sommare all’oltre 3% della Camera di Commercio nel Cda della Sacal. In attesa che qualcosa si smuova, e che si abbiano maggiori certezze sulla vicenda Borgo Antico una cosa è certa: a distanza di più di dieci anni, gli unici che probabilmente dovranno continuare a pagare per scelte altrui sono e saranno i cittadini di Lamezia.
Virna Ciriaco
Troverete l'articolo completo sul numero 210 del mensile già in edicola, ndr
© RIPRODUZIONE RISERVATA