Lamezia Terme - Francesco Grandinetti, esponente del Pd cittadino in una nota esprime "profondo dispiacere per il modo in cui si sta procedendo nella scelta delle candidature del Partito Democratico in vista delle prossime elezioni regionali. Le candidature, a Lamezia come altrove, andavano discusse con tutti gli iscritti al circolo. Ognuno deve poter dare la propria disponibilità a candidarsi o proporre nomi, come lo statuto prevede. È sancito, infatti, l’obbligo di convocare gli iscritti, i quali hanno il diritto di esprimersi e di contribuire alle scelte".
Qualche mese fa, ricorda: "il circolo è stato commissariato, su richiesta degli attuali dirigenti, soltanto per aver avanzato una candidatura a Sindaco di Lamezia. Oggi, invece, ci troviamo davanti al sostegno a una candidata che autonomamente ha deciso di ricandidarsi, con tanto di materiale elettorale con simbolo PD già diffuso sui social, a prescindere dal candidato presidente, in palese violazione delle regole statutarie e senza essersi mai presentata a un’assemblea degli iscritti regolarmente convocata. Di fronte a ciò mi chiedo: cosa si intende fare? Sostenere una candidatura espressione soltanto di una parte di iscritti, o frutto di logiche spartitorie degli eletti regionali, o finalmente restituire la parola a chi ha davvero il diritto di decidere, ossia agli iscritti stessi? Constatiamo purtroppo che, ancora una volta, gli interessi personali sembrano prevalere su quelli collettivi del partito. Senza un reale coinvolgimento della base, non si farà altro che aumentare la già altissima percentuale di astensionismo, allontanando sempre più cittadini e simpatizzanti. Non sono solo parole mie di adesso, ma sono le stesse parole che pronunciarono coloro che oggi dirigono il partito quando contestavano la segreteria precedente. Con sorpresa e rammarico devo notare, inoltre, che quel “ricambio generazionale” sbandierato per mesi come parola d’ordine sembra essere del tutto scomparso dall’orizzonte politico del PD. È accaduto con la segreteria comunale e si ripete oggi con l’indicazione del candidato lametino alle regionali. Possibile che non ci fossero giovani donne o giovani uomini da poter valorizzare, per garantire un futuro al partito e alla nostra società? Fughe in avanti non possono e non devono essere consentite a nessuno".
"Sono consapevole - prosegue - che queste diatribe fanno male al partito, ma è bene essere chiari, caro Irto: questo PD ha smarrito gli ideali che mi spinsero, da antifascista convinto e da difensore dei diritti civili di tutte le persone, a iscrivermi con entusiasmo. Il mio PD deve rinascere da chi ha nel DNA l’umiltà di riconoscere che tutti siamo uguali, senza primati fondati sul numero delle tessere irregolari o sui "miracoli" elettorali di turno. Caro “segretario” Vittorio Paola, ti ho sempre stimato, ma questa volta stai sbagliando almeno quanto, in passato, hai detto che sbagliassimo noi. Allora ti chiedo e chiedo anche alla candidata in pectore Amalia Bruni, perché oggi non vale più il principio del ricambio generazionale? Non c’erano giovani donne o giovani uomini pronte a fare il salto? Perché non hai fatto convocare l’assemblea degli iscritti per confrontarsi con loro, con noi? Mi spiace dirlo, ma così com’è, questo PD ha bisogno di essere rifondato dalle sue radici. Forse dopo questo articolo qualcuno chiederà la mia espulsione, tanto ormai questo è il clima. Ma io non riesco a stare zitto davanti alle ingiustizie e alle ipocrisie. Io non vivo di politica, non cerco poltrone, non mi sono nemmeno candidato come consigliere comunale, pur avendo lavorato con forza per la vittoria del centrosinistra. So anche bene che è onesto non candidarsi a niente se non si può conciliare il rivestire un ruolo istituzionale seriamente con il lavorare in proprio con le aziende di famiglia e creare posti di lavoro. Si può fare politica anche stando fuori dai palazzi, se lo si fa con la passione necessaria e io lo faccio da anni".
"In questo partito - conclude Grandinetti - purtroppo, a partire dai vertici regionali, vengono premiati coloro che probabilmente con una mano gridavano sul palco “vota Lo Moro” e con l’altra, nella migliore delle ipotesi, non l’hanno votata. So bene che si potrebbe dire che con i miei interventi danneggio il partito. Ma io chiedo, quale partito? Un partito che ha convocato per ieri un direttivo allargato ai consiglieri comunali per decidere il candidato lametino al consiglio regionale e contemporaneamente permettere di diffondere già sui social la “santina” elettorale con il simbolo PD, persino senza indicare il candidato presidente che ancora non c’è? Ma a chi si vuole prendere in giro? A volte, per essere un buon soldato, non serve obbedire supinamente agli ordini. Io la penso così. Forse perderemo questa battaglia, ma almeno apriremo gli occhi a chi vuole un centrosinistra che sia davvero tale, capace di dare speranza a chi soffre e non vive di interrogazioni consiliari, ma aspetta che qualche politico “vero” si leghi ai cancelli degli ospedali e gridi che la salute è uguale per tutti e tutti vanno difesi non solo a parole".
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