Lamezia, inchiesta Potenza: i rifiuti petroliferi smaltiti anche nell’area Ex Sir

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Lamezia Terme – Ci sono anche dei calabresi nell’inchiesta della Procura di Potenza, sul petrolio e lo smaltimento illecito di rifiuti, scuotendo il mondo politico per il coinvolgimento del ministro Guidi che avrebbe favorito il suo compagno, Gianluca Gemelli, indagato per concorso in corruzione e per millantato credito nell'ambito dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata. Un’inchiesta partita, in realtà, dal febbraio 2014 e che già a dicembre 2015, con un blitz portò all’emissione di 37 avvisi di garanzia. Nell’inchiesta “madre” di tutte le successive (sono diversi, infatti, i filoni) si era partiti proprio dal Centro Oli di Viggiano che riguardava un presunto traffico illecito di rifiuti e lo sforamento dei limiti delle emissioni. Secondo gli inquirenti è emerso che i sospettati non sempre dichiaravano il superamento delle soglie autorizzate mettendo a rischio gli stessi lavoratori. 37 gli indagati, tra cui anche due lametini coinvolti nell’operazione che si è svolta nell’ambito di un’inchiesta su un presunto smaltimento illegale di rifiuti petroliferi in provincia di Potenza. I due, indagati insieme ad altre 35 persone nell’inchiesta dello scorso dicembre, sono Rocco Aversa della ditta Ecosistem Srl e Antonio Curcio. Anche altri calabresi sono coinvolti nell’inchiesta e si tratta di Salvatore Mazzotta della ditta Ecosistem Srl, dell’ex dirigente regionale in Calabria Giuseppe Fragomeni, Vincenzo Morise di Cirò Marina e Maria Rosa Bertucci. Nelle carte dell’inchiesta comparivano anche gestori e amministratori di impianti di trattamento di rifiuti liquidi in Calabria e i “vettori” che avrebbero trasportato i fanghi per tutta Italia. Già nell’aprile del 2014 i carabinieri avevano acquisito i dati a disposizione del Centro Oli di Viaggiano per effettuare rilievi e campionamenti sulle sostanze prodotte all’interno della struttura di raffinazione del petrolio estratto dall’Eni in Basilicata.

I rifiuti, arrivati dall'impianto lucano, sarebbero stati trasportati in Calabria e smaltiti presso i siti di Lamezia Terme, Gioia Tauro e Bisignano. A Lamezia con la Ecosistem srl, a Gioia Tauro con la I.A.M. spa, e con la Consuleco srl di Bisignano.

Ora il polo industriale di Viggiano è stato messo sotto sequestro e la produzione di petrolio è stata bloccata, mentre l’inchiesta da quel dicembre si è allargata e ha portato anche alle dimissioni del ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, che, intercettata, avrebbe favorito il compagno Gianluca Gemelli, imprenditore che voleva entrare nel business dei subappalti della Total. Il ministro, infatti, avrebbe spinto per un emendamento alla Legge di Stabilità per far in modo che il compagno potesse “partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l'impianto estrattivo di Tempa Rossa”, “sfruttando la relazione di convivenza che aveva con il ministro Guidi, indebitamente si faceva promettere e quindi otteneva da Cobianchi, di Total, i vantaggi patrimoniali”. E i ministri ad essere coinvolti sono due. Anche il ministro per i Rapporti con il parlamento, Maria Elena Boschi, sarà ascoltata, infatti, dai Pm perché, come emerge dalle intercettazioni, la Boschi sarebbe stata a conoscenza delle intenzioni del ministro dimissionario Guidi.

L’inchiesta si allarga, però, e dalla Basilicata, passando per la Calabria, si arriva alla Sicilia. Anche se la Basilicata rimane “terra di conquista”: è ricchissima, infatti, di giacimenti petroliferi, tanto da farla diventare il bacino più grande d’Europa. Facile pensare, quindi, che intorno a questa regione gravitino interessi economici non indifferenti.  Ma la ricchezza della Basilicata sta anche nelle bellezze naturali che la contraddistinguono e proprio da qui sono partiti i primi comitati No Triv che, proprio dopo queste inchieste, continuano ad invocare a gran voce di apporre SI al prossimo referendum abrogativo del 17 aprile che riguarderà proprio le trivellazioni per lo sfruttamento del gas e del petrolio in Italia. A loro si aggiunge anche Legambiente che, proprio dopo l’inchiesta portata avanti dalla Procura potentina, dichiarava: “Quella del petrolio si conferma una filiera oscura e foriera di distorsioni che danneggiano pesantemente i territori”.

Claudia Strangis

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