
Reggio Calabria, 13 novembre - Una vasta operazione, denominata "Saggezza", è scattata all'alba di questa mattina da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e rivolta nell'area della Locride e nelle province di Vibo Valentia, Cosenza e Como, con l'esecuzione di 40 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda reggina. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, porto abusivo d'armi, usura, illecita concorrenza per il condizionamento di appalti pubblici, minaccia, esercizio abusivo del credito, truffa, furto di inerti, intestazione fittizia di beni, con l'aggravante delle modalità mafiose e della transnazionalità. Secondo l'accusa le persone incriminate avrebbero condizionato gli appalti pubblici con una concorrenza sleale grazie al controllo, diretto o indiretto, di imprese edili e movimento terra oltre a condizionare il libero esercizio di voto, ad esempio, l'elezione del presidente della comunità montana 'Aspromonte orientale', che non è indagato. L'operazione 'Saggezza' svolta dagli investigatori, ha consentito di documentare gli organigrammi e le presunte attività illecite della 'ndrangheta, accertando, l'esistenza e l'operatività di cinque "locali" ad Antonimina (famiglia Romano), Ardore (famiglia Varacalli), Canolo (famiglia Raso), Ciminà (famiglia Nesci) e Cirella di Platì (famiglia Fabiano), e individuandone i vertici. Gli investigatori avrebbero anche individuato gli interessi economici e societari riferibili agli indagati, ed in particolare le attività economiche attraverso le quali avrebbero conseguito i profitti illeciti, accertando anche ipotesi di condizionamento degli appalti pubblici. Le famiglie, secondo l'accusa, avevano la gestione ed il controllo diretto ed indiretto di attività economiche anche nel taglio boschivo in località aspromontane, oltre ad un circuito di usura ed esercizio abusivo dell'attività di credito.
Sequestro beni da un milione di euro
Quattro imprese attive nel settore edile e del taglio boschivo, con relativo patrimonio immobiliare, per un valore complessivo stimato in un milione di euro circa, tutte con sede nella Locride, sono state sequestrate nell'ambito dell'operazione condotta stamani. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11 al Comando provinciale dal procuratore della Repubblica facente funzioni Ottavio Sferlazza.
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