Lamezia Terme – “L’autonomia differenziata non è una semplice riforma amministrativa, è una scelta politica che rischia di cambiare profondamente il volto del nostro Paese”. Così, in una nota, Francesco Grandinetti del Pd che sostiene “dietro la promessa di una maggiore efficienza si nasconde un progetto che, di fatto, divide l’Italia in aree privilegiate e aree abbandonate. Significa dare più poteri e risorse alle Regioni già ricche a quelle che raccolgono più tasse e possono quindi spendere di più e lasciare indietro i territori che avrebbero bisogno di maggiore sostegno”.
Per Grandinetti “in un sistema sanitario già fragile, come quello calabrese, questo si tradurrebbe in meno fondi, meno personale, meno strutture e in un ulteriore allungamento delle liste d’attesa, a danno soprattutto di chi non può permettersi visite private. Mentre al Nord si rafforzerebbero ospedali e servizi, qui rischieremmo di vedere chiudere reparti e aumentare le migrazioni sanitarie. Questa non è l’Italia che auspico. Io immagino un’Italia che non faccia differenza tra Nord e Sud, tra poveri e ricchi, tra neri e bianchi. Ma non è solo la sanità a essere in pericolo: scuola, trasporti, protezione civile, previdenza complementare, professioni, ambiente, energia, ricerca scientifica. Con l’autonomia differenziata, ognuno di questi settori potrebbe essere gestito in modo frammentato, con regole diverse da Regione a Regione. Si creerebbe un’Italia a macchia di leopardo, dove i diritti non sarebbero più uguali per tutti, ma variabili in base al codice di avviamento postale. Questo non è progresso, è un ritorno al passato, alla frammentazione che l’Italia ha cercato di superare. È un incentivo alla fuga dei nostri giovani e dei nostri professionisti, costretti a spostarsi verso chi offre più risorse, impoverendo ancora di più il Sud. Quando andiamo a votare non dobbiamo scegliere un amico, un conoscente, un parente che può «aiutarci nel momento del bisogno». Dobbiamo scegliere un’idea di Paese. E chi, pur proclamando uguaglianza, lavora per l’autonomia differenziata, nei fatti sta preparando un’Italia disuguale, inserita in un mondo che sta diventando sempre più diseguale”.
“Non voglio un’Italia – conclude - in cui chi nasce in Calabria abbia meno diritti di chi nasce in Lombardia o in Veneto. La nostra Costituzione parla chiaro: la Repubblica è «una e indivisibile» e deve rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano l’uguaglianza. Questa legge va nella direzione opposta, consegnando più potere a chi già ne ha e creando un divario sempre più profondo. Oggi fortunatamente pare che i tempi per l’attuazione della riforma si allunghino a dopo il voto: è un segnale che dobbiamo cogliere. Possiamo ancora fermarla, se abbiamo il coraggio di guardare ai programmi e non ai volti, alle promesse facili o alle relazioni personali. Chi vuole l’autonomia differenziata non vuole il bene della Calabria. Noi dobbiamo dirlo con forza e chiarezza: l’Italia deve restare unita nei diritti e nelle opportunità. Solo così i nostri figli avranno la possibilità di vivere e crescere qui, senza sentirsi cittadini di serie B”.
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