Lamezia Terme - Entro i prossimi dieci anni, la popolazione in età lavorativa presente in Italia diminuirà di quasi 3 milioni di unità (precisamente 2.908.000), pari a una riduzione del 7,8 per cento, e con un conseguente progressivo rallentamento del Pil ed aumento dei pensionati. È l'allarme che lancia l'analisi realizzata dall'Ufficio studi della Cgia, che ha elaborato le previsioni demografiche dell'Istat. Per la Calabria le previsioni sono una riduzione del 12,1 per cento (-139.450 lavoratori).
All'inizio del 2025 questa fascia demografica contava 37,3 milioni di persone: si prevede che la platea nel 2035 scenderà a 34,4 milioni. Tale calo, ricostruisce la Cgia, "è attribuibile al progressivo invecchiamento della popolazione: con un numero sempre più ridotto di giovani e un consistente gruppo di baby boomer prossimo all'uscita dal mercato del lavoro per raggiunti limiti d'età, il nostro Paese rischia lo 'spopolamento' della coorte anagrafica potenzialmente occupabile". L'associazione sottolinea che "tutte le 107 province italiane monitorate in questo studio registreranno entro il prossimo decennio una variazione assoluta negativa, confermando che il fenomeno colpirà indistintamente tutte le aree del Paese". Considerando il declino demografico insieme all'instabilità geopolitica, alla transizione energetica e a quella digitale, secondo l'analisi "nei prossimi anni le imprese sono destinate a subire dei contraccolpi molto preoccupanti". La difficoltà, ad esempio, nel reperire giovani lavoratori da inserire nelle aziende artigiane, commerciali o industriali è un problema sentito già oggi, si aggraverà tra un decennio.
Una ridotta presenza di giovani under 30 e un'alta incidenza di over 65 potrebbero inoltre determinare ripercussioni negative su settori economici strategici, comportando una contrazione strutturale del Pil, con ricadute più marcate sul volume d'affari del mercato immobiliare, dei trasporti, della moda e del settore ricettivo (HoReCa), e con benefici per il settore bancario, che potrebbe essere favorito dalla maggiore inclinazione al risparmio della popolazione anziana. Secondo l'elaborazione della Cgia, le contrazioni della popolazione in età lavorativa più importanti riguarderanno, in particolare, il Mezzogiorno. Dei 3 milioni di persone in meno che occuperanno la fascia anagrafica tra i 15 e i 64 anni, la metà interesserà le regioni del Sud. Lo scenario più critico investirà la Sardegna che entro il prossimo decennio subirà una riduzione di questa platea di persone del 15,1 per cento (-147.697 persone). Seguono la Basilicata con il -14,8 per cento (-49.685), la Puglia con il -12,7 per cento (-312.807), la Calabria con il -12,1 per cento (-139.450) e il Molise con il -11,9 per cento (-21.323). Per contro, le regioni meno interessate da questo fenomeno saranno il Trentino Alto Adige con il -3,1 per cento (-21.256) la Lombardia con il -2,9 per cento (-189.708) e, infine, l'Emilia Romagna con il -2,8 per cento (-79.007).
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