
Catanzaro - Il Piano regionale di contrasto alla povertà, approvato qualche giorno fa dalla Giunta regionale, mette in campo una serie di strumenti e fondi per arginare una grave e diffusa condizione di deprivazione. Nello stesso tempo traccia un’analisi molto accurata della situazione attuale. L’incidenza marcata della povertà rappresenta non solo un campanello d’allarme per le istituzioni, ma anche una sfida quotidiana per le famiglie e i cittadini che vivono in condizioni di disagio economico. Il fenomeno della povertà si riflette in vari aspetti della vita sociale, dalla difficoltà di accesso ai servizi essenziali fino alla ridotta possibilità di fruire di opportunità di crescita e sviluppo personale.
Il quadro in Calabria
L’incidenza della povertà relativa, pari al 26,8% nel 2023, è la più alta in Italia e nettamente superiore a Puglia (22,3%) e Campania (21,2%), oltre che molto distante dai valori del Centro-Nord, come il Trentino-Alto Adige (4,9%), la Toscana (5,0%) e il Veneto (5,2).
Oltre 380 mila persone, pari al 20,7% della popolazione residente, vivono in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, una quota più che doppia rispetto alla media meridionale (9,8%) e dieci volte superiore ai valori del Nord-Est (1,6).
La condizione delle famiglie in stato di povertà relativa, secondo Istat, per il 2023, ha tassi medi più alti: circa il 10,6% delle famiglie italiane sono in tale condizione. In Calabria il valore arriva ben oltre il doppio (26,8%). Il confronto con le altre regioni meridionali rafforza questa evidenza: Campania (21,2%), Puglia (22,3%) e Sicilia (17,4%) presentano valori elevati, ma inferiori a quelli calabresi. All’interno di questo scenario la Calabria si distingue negativamente, con una quota di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale che raggiunge il 48,8%, un’incidenza di giovani neet pari al 26,2% e un tasso di abbandono scolastico precoce del 10,8% tra i 18 e i 24 anni, “indicatori che, letti congiuntamente, mostrano – si legge nel piano - come la povertà educativa si intrecci alle altre forme di deprivazione alimentando la trasmissione intergenerazionale della povertà, riducendo le opportunità individuali e compromettendo le prospettive di crescita. L’intreccio di questi fattori alimenta livelli elevati di esclusione sociale e ostacola la mobilità intergenerazionale, con il rischio di condannare molti giovani a riprodurre le condizioni di deprivazione dei genitori.
Gli strumenti in campo
I nuclei beneficiari della misura dell’assegno di inclusione attualmente in carico in Calabria sono 42.9711. L’Ambito con una maggiore percentuale di nuclei beneficiari è Reggio Calabria (9,8%), seguito da Crotone (9,0%), mentre si attestano sotto l’1% gli Ambiti di Acri, Cariati, San Giovanni in Fiore, e Soveria Mannelli. I nuclei beneficiari della misura in Calabria, dal 1° gennaio 2024 al il 2 ottobre 2025 sono stati complessivamente 116.2053. La misura ha riguardato 262.810 individui. Per la sua attuazione il Piano può contare su 79.076.318,85 euro del Fondo povertà 2024–2026. Il Piano Povertà ha la specifica funzione di individuare lo sviluppo degli interventi nell’ottica di una progressione graduale, nei limiti delle risorse disponibili, del raggiungimento di Livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire sull’intero territorio regionale. “Per cui, gli assi su cui si articola riguardano l’attuazione dei livelli essenziali connessi all’Assegno di inclusione; gli interventi e i servizi in favore di persone in povertà estrema e senza dimora e attuazione dei Leps ad essi dedicati. Ad esse si aggiunge la separata funzione di rafforzamento del servizio sociale professionale attraverso l’assunzione di assistenti sociali”.
In questo quadro Lamezia Terme – che costituisce un ambito territoriale di riferimento – alla stregua della stragrande maggioranza dei Comuni calabresi paga un deficit di spesa sociale. Ad esempio, gli assistenti sociali che attualmente sono in forza nell’ambito ammontano a 16 e per legge dovrebbero essercene altri 9. E’ lo stesso piano a specificare che la carenza di figure professionali attualmente in Calabria ammonta a 124 unità.
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