Lamezia, all’Antico Mulino delle Fate, la voce di Annibale tra ironia e Storia

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Lamezia Terme - Nel pomeriggio di sabato 27 dicembre, l’Antico Mulino delle Fate si è offerto come luogo di ascolto e di passaggio: non semplice cornice, né palcoscenico qualunque, ma spazio in cui la memoria del territorio si fa coscienza condivisa e la parola, spogliata del superfluo, ritrova misura e responsabilità. In questo scenario, gli Amici dell’Antico Mulino delle Fate hanno ospitato “Curiosità di fine anno… L’Intervista Impossibile”, ispirata al libro “Annibale Barca. Oltre le vesti del Generale” di Luisa Vaccaro (Grafichéditore). Un formato che non si limita a raccontare la storia: la mette in tensione, la interroga, la costringe a rispondere.

Al centro, un duetto capace di alternare leggerezza e profondità: l’autrice Luisa Vaccaro nelle vesti della giornalista e Annibale Barca reso vivo dall’interpretazione di Giancarlo Davoli, voce scenica e custode del ritmo narrativo, che ha offerto una rap/presentazione di impronta teatrale, sostenuta da una mimica misurata e da una gestualità pienamente coerente con la scena, capace di far affiorare, tra domande talvolta ironiche e risposte taglienti, non la maschera del condottiero, ma la complessità dell’uomo. Un dialogo in cui l’ironia non è ornamento, ma strumento: serve a scalfire la corazza della leggenda e a far emergere contraddizioni, ragioni e ombre che la propaganda, da sola, non riesce a contenere. A dare respiro e cadenza all’intervista, il tocco della chitarra di Francesco De Biase, che ha accompagnato passaggi e sospensioni come una trama sottile, mai invasiva, capace di trasformare le pause in significato e i silenzi in risonanza.

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Di particolare forza simbolica il richiamo alle origini: l’Annibale bambino, impersonato per l’occasione da Aurelio Antonio d’Ippolito, ha restituito al pubblico il punto sorgivo della storia, là dove il destino non è ancora compiuto e la grande figura non è ancora “grande”, ma è ferita, educazione, promessa. Un frammento scenico dal valore di chiave: ricordare che spesso l’epica nasce da un gesto primordiale e che dietro ogni condottiero c’è un’infanzia che continua a parlare.

A suggellare il quadro, la parola del prof. Italo Leone, studioso e narratore dalla voce autorevole, interprete lucido dei nessi della storia, ha dato compiutezza all’incontro offrendo un contrappunto alto e limpido: una lettura capace di attraversare anni e civiltà con rigore, misura ed eleganza d’analisi, senza smarrire la vibrazione dell’umano. Non una lezione calata dall’alto, ma una guida critica che restituisce alla Storia la sua natura più vera: non repertorio né vetrina di nomi, ma coscienza e responsabilità, materia viva che interroga il presente e ciò che siamo chiamati a scegliere, oggi, con posizione e misura. Accanto agli interpreti e all’autrice, la casa editrice Grafichéditore, con Nella Fragale e la famiglia Perri, ha ribadito un principio semplice e potente: la scrittura, quando nasce dal territorio e non lo usa come scenografia, diventa cura, presidio, futuro.

L’iniziativa, voluta e promossa da Fabio Aiello, conferma la missione culturale dell’Antico Mulino delle Fate: “macinare” senso e appartenenza, come si macina il grano, fino a ottenere una farina buona, quella che nutre comunità e visione. In questo cammino, il Mulino continua a rappresentare un punto di riferimento capace di tenere insieme paesaggio, memoria e rigenerazione culturale, trasformando la cura del luogo in visione e la tradizione in energia viva per la comunità. Una serata che ha lasciato un messaggio chiaro: la modernità non è una fuga dalle radici. È la capacità di restare saldi alla terra, guardando lontano.

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