
Lamezia Terme - “C'è un legame da considerare tra visione su Dio, Chiesa, mediazione, comunità dei credenti e comunità civile, per stabilire quell’humus culturale, quella ambientazione storico-religiosa all'interno della quale si colloca tutta la produzione dell'arte e dunque anche la sua interpretazione”. Così il vescovo, monsignor Serafino Parisi, concludendo il convegno su “L’iconografia dell’Annunciazione nella Diocesi di Lamezia Terme”, organizzato dal Museo Diocesano.
Il Vescovo, nel sottolineare che il “forte legame che c'era tra le comunità ecclesiali, le comunità cristiane e le comunità degli uomini era stabilito su precisi modelli culturali”, ha evidenziato che “spesso si fa una lettura anacronistica della storia dell'arte, delle opere prodotte all'interno del tempo perché – ha aggiunto - non è sostenibile la pretesa di interpretare le opere in genere, anche le opere d'arte, con il pregiudizio modernista o anticristiano, oppure attraverso una critica eccessiva ad una cristianità che già da qualche decennio si sta sfilacciando dentro il nostro contesto culturale contemporaneo: è quasi certo che non se ne ricavi nulla sul piano interpretativo e contenutistico, ma anche sul vincolo dinamico che esiste tra il contesto culturale di un'epoca e la sua variegata produzione culturale”.

“Attraverso le opere d'arte – ha proseguito monsignor Parisi - è possibile ricostruire non soltanto il pensiero, il messaggio catechetico e teologico che c'era all'interno delle opere, ma anche il sostrato culturale nel quale venivano prodotte e del quale, paradossalmente, ne divenivano, al tempo stesso, contenuto e modalità comunicativa, di mediazione. Per avere una lettura adeguata di questi testi - siano essi scritti, statue lignee o dipinti - bisogna necessariamente ricostruire quella condizione culturale originaria altrimenti non viene fuori la particolarità, non solo teologica o catechetica, ma anche culturale della quale quell'opera è testimonianza e prodotto che, poi, quella opera continuerà a perpetuare e a ridire nel tempo”.
“Ecco – ha concluso il Vescovo - questo legame è necessario stabilirlo, altrimenti difficilmente si possono leggere le opere con una con una pretesa interpretativa asettica che poi, di fatto, rischia di diventare astorica, dunque insignificante sia sul piano religioso che anche sul piano propriamente culturale. Ripercorrere la mostra significa prendere atto, fra l'altro, dell'innegabile promozione culturale operata dalla Chiesa nel passato, alla quale non può e non intende rinunciare oggi".
Ad apertura dei lavori, il direttore del Museo Diocesano, Paolo Francesco Emanuele, ha evidenziato che “non si può non tener conto che il nostro patrimonio culturale costituisce tra l’altro un valido strumento anche in ottica di funzione pastorale”, ricordando che “sul piano della valorizzazione e tutela di fondamentale importanza è stato il contributo della firma dell’8x1000 alla chiesa cattolica. Mediante questi fondi attivi fin dal 1998 circa si sono stati avviati progetti finalizzati alla promozione di musei archivi e biblioteche in quasi tutte le Diocesi d’Italia oltre che a restauri di beni custoditi negli stessi istituti culturali. Mi riferisco ovviamente alla sola linea di finanziamento attivata per i beni culturali ma esistono altre linee di finanziamento dedicate all’edilizia di culto così come il restauro di organi a canne, volontari associati e molti altri ambiti che insieme offrono seppur in modo limitato e non esaustivo un validissimo aiuto al sostentamento e alla promozione di questi istituti culturali”.
“La storia che queste opere raccontano – ha aggiunto il direttore del Museo - altro non è che la nostra storia. Una storia fatta non solo di quadri e statua ma anche di libri e documenti che troppo spesso fanno fatica a comunicare tra loro. Questo patrimonio che abbiamo ricevuto non per merito ma che la storia ci consegna rappresenta un dono che abbiamo il dovere di conservare, tutelare, promuovere ma anche comunicare con linguaggi moderni, comprensibili a tutti così da renderlo utile e raggiungibile da tutta la comunità. L’identità di una comunità è rappresentata infatti dai valori che condivide e da come questi valori vengono rappresentati nel corso dei secoli. Le attività di tutela e valorizzazione dei beni culturali si riflettono sulla conservazione della memoria storica di una comunità. Custodire le testimonianze del passato di una comunità vuol dire essere in grado oggi di rispondere a domande sul nostro passato al fine di capire meglio il presente così da poter costruire un futuro migliore”.
“Il racconto della nostra storia – ha concluso Emanuele - certamente non può prescindere dal patrimonio custodito negli istituti culturali presenti in diocesi come appunto il museo l’archivio e la biblioteca, ma è imperativo non tralasciare l’enorme patrimonio della nostra terra costituito da tutti i beni immateriali che sfortunatamente vengono spesso catalogati come usanze di un tempo o semplici rappresentazioni popolari. L’insieme di tutta questa ricchezza costituisce un patrimonio inestimabile verso il quale dobbiamo sentire un forte senso di responsabilità nel custodirlo studiarlo e valorizzarlo. Non si può non tener conto che il nostro patrimonio culturale costituisce tra l’altro un valido strumento anche in ottica di funzione pastorale”.

Lo storico dell’arte, Mario Panarello, docente all’Accademia di Belle Arti di Lecce, ha ripercorso attraverso le opere più significative dislocate su tutto il territorio calabrese, l’iconografia della figura dell’Annunciazione. Il tema affrontato da Panarello ha chiaramente messo in luce la rilevante produzione artistica che la Calabria è stata capace di produrre dal XVII. Particolare attenzione è stata rivolta al gruppo scultoreo dell’Annunciazione del XVII secolo custodita nel museo diocesano di Lamezia Terme che, ad oggi, rappresenta una delle più antiche e pregiate testimonianze artistiche riferite all’iconografia dell’Annunciazione. Nel corso del suo intervento, Panarello ha poi proseguito con una serie di confronti stilistici tra alcune opere di fuori regione mettendo in evidenza quanto il tema dell’Annunciazione sia stato trattato nel corso dei secoli anche in luoghi di straordinaria bellezza. Non meno interessante il confronto tra incisione e stampe presenti su messali che spesso venivano utilizzati proprio come modelli per la produzione pittorica. Al termine del convegno è seguita una visita guidata all’interno del Museo Diocesano.
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