ph Gianluca Congi
Cosenza - In coincidenza del cambio stagionale, si sono intensificate le attività di birdwatching, nell’area del Parco nazionale della Sila. Non mancano le sorprese. L’ultima, dopo quella del nibbio reale, di probabile provenienza tedesca, riguarda il Frosone (Coccothraustes Coccothraustes), il più grande e robusto rappresentante europeo della famiglia dei Fringillidae. Nei giorni scorsi si è registrato un eccezionale avvistamento: uno stormo di almeno un centinaio di individui, “uno spettacolo – assicurano gli esperti - poterne osservare così tanti assieme”. L'avvistamento è stato documentato da Gianluca Congi, attualmente ornitologo e coordinatore del Glc-Lipu Sila oltre che Vice Presidente della Società Ornitologica Italiana, ed è avvenuta nel territorio di San Giovanni in Fiore nello scorso mese di marzo.
L'osservazione è avvenuta in una località interna con boschi misti (latifoglie e conifere), nell’area MaB - Riserva della Biosfera. Si tratta di un uccello del peso medio di sessanta grammi, con un becco talmente potente da esercitare una forza di oltre 50 chilogrammi, questo perché il Frosone si è adattato a cibarsi anche di semi dal frutto carnoso o di noccioli durissimi. Col robusto becco è in grado di frantumare il guscio di molti semi ed anche i duri tegumenti legnosi di noci, mandorle, olive, susine, ciliegie. La sua comparsa sull’altopiano silano è stata considerata “del tutto straordinaria”, ma non è nuovissima. Qualche anziano contadino della zona, infatti, lo ha volgarmente definito "schiacciamiannule" (schiaccia mandorle). La specie è distribuita in quasi tutti i continenti, dalle Isole Britanniche fino al Giappone. In Italia, secondo la ornitologia più accreditata, nidifica in prevalenza nelle zone montuose, con netta prevalenza di Alpi e Appennino centrale, “mentre è del tutto assente dalle estreme regioni meridionali e dalla Sicilia”. Una popolazione isolata abita la Sardegna. Di qui, la eccezionalità della sua (occasionale?) presenza in Sila. (lmp)
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